| I miei genitori hanno litigato solo tre volte nella loro vita di coppia.
Ogni matrimonio è fatto di litigi, incomprensioni, ma anche rappacificamenti.
Dopo aver litigato passavano qualche ora a ignorarsi, poi mio padre usciva di casa e tornava con una rosa. Mia madre lo aspettava già con il vestito buono e le perle al collo. Uscivano a cena insieme, per festeggiare un altro ostacolo superato insieme.
Ammiravo questo dei miei genitori: sapevano chiedersi scusa, sapevano amarsi anche quando si urlavano contro. Questo però l'ho capito da grande.
I miei genitori solo tre volte hanno litigato veramente nella loro vita di coppia e io, come ogni figlio quando sente i propri genitori litigare, mi andavo a nascondere.
Mi accucciavo nel mio angolino preferito, uno spazio solo mio perchè solo io riuscivo a starci, tra il letto, il muro e il comodino.
Mi accucciavo lì, rannicchiata e le mani sulle orecchie, aspettando che smettessero. L'ho fatto tutte e tre le volte.
Io posso ritenermi fortunata, perchè ero figlia di una coppia felice, per cui rannicchiata nel mio angolino mi ci sono ritrovata solo tre volte. Ma quelle tre volte me le ricordo tutte.
E' incredibile come ci si ricordi cose così vecchie in maniera così vivida.
Mi rannicchiavo, le mani sulle orecchie, e piangevo.
Mi sentivo impotente, come se io non potessi fare niente. I miei genitori litigavano e io non potevo fare niente per impedirlo, perchè ero solo una piccola bambina, allora mi rannicchiavo e aspettavo che passasse.
E passava.
Mia mamma e mio papà venivano in camera mia, mi prendevano in braccio, mi asciugavano le lacrime e mi chiedevano scusa.
Eppure, ognuna di quelle tre volte che i miei genitori hanno litigato, mi sono sentita in colpa.
Credo che tutti i bambini con i genitori che litigano si sentano un pochino in colpa.
Tutti litigano per le cose che ritengono importanti e, in effetti, i miei genitori hanno litigato tutte e tre le volte per cose che riguardavano me. Non sapevo bene per cosa, non di preciso, i bambini non sanno mai perchè i genitori litigano, i bambini sentono solo le urla e si sento in colpa, e impotenti, allora vanno nel loro angolino e si coprono le orecchie.
Ma poi mamma e papà venivano e chiedevano scusa, allora io non mi sentivo più in colpa, perchè se mi chiedevano scusa, allora la colpa non poteva essere mia.
Dai miei genitori, nella mia vita, ho preso solo un ceffone: una notte uscii con degli amici, ci ubriacammo e mi addormentai a casa di altri.
Quando tornai a casa i miei genitori avevano passato la notte insonne e il ceffone arrivò non troppo inaspettato. Erano spaventati per me, perchè mi amavano. Sul momento fece male, con il senno di poi capì il perchè del ceffone.
Dai miei genitori io, nella mia vita, ho preso solo un ceffone. Imparai cosa vuol dire prenderli quotidianamente dopo.
Quando lo conobbi mi fece subito una buona impressione: sempre sorridente, sempre con un argomento intelligente di cui parlare. Mi faceva l'occhiolino ogni volta che mi sorprendeva a guardarlo, facendolo con discrezione, in modo che lo vedessi solo io, e io mi sentivo felice, perchè mi sentivo complice di qualche cosa che era solo nostro.
Ci sposammo un anno dopo.
Gli schiaffoni arrivarono tre anni dopo.
I primi due anni sono stati tempi felici, eravamo complici in una felicità tutta nostre, così rosa, così dolce.
I ceffoni arrivarono assieme al pignoramento della casa.
Il primo ceffone, il secondo della mia vita, arrivò pechè il riso era troppo al dente.
Sul momento fece male, con il senno di poi capì il perchè del ceffone.
Lui me lo diceva sempre che il riso lo voleva ben cotto che altrimenti gli rimaneva sullo stomaco, quindi aveva ragione lui.
Gli schiaffoni arrivavano quando sbagliavo, per farmi accorgere dell'errore, per rendermi una persona migliore. Lo faceva per me.
Sul momento fece male, con il senno di poi capì il perchè del ceffone, ma non capii che in quel momento, io, ero morta. Lo capii solo dopo.
Ogni matrimonio è fatto di litigi, incomprensioni, ma anche rappacificamenti, solo che per me niente rose.
I nostri litigi erano molto diversi da quelli che avevo sentito tra mia mamma e mio papà.
Io sbagliavo, lui mi gridava contro e mi prendeva a ceffoni.
Dopo un po' i ceffoni iniziarono ad arrivare anche quando non facevo niente.
Allora mi rannicchiavo, le mani sulle orecchie, e piangevo.
Mi senti impotente, come se io non potessi fare niente. Mio marito si arrabbiava e io non potevo fare niente per impedirlo, perchè io mi sentivo solo una piccola bambina, allora mi rannicchiavo e aspettavo che passasse. Ma non passava, non veniva da me a prendermi in braccio, ad asciugarmi le lacrime e chiedermi scusa.
Ero io quella che si sentiva in colpa, come da bambina, con il vago presentimento che la colpa fosse mia. Quale fosse, la mia colpa, non lo sapevo, ma se lui si arrabbiava un motivo ci doveva essere. Era colpa mia, perchè non riuscivo a diventare una persona migliore.
Dopo aver litigato usciva di casa, ogni matrimonio è fatto di litigi, incomprensioni, ma anche rappacificamenti, solo che per me niente rose.
Tornava a sera tardi, e io lo aspettavo truccata, le perle al collo, la cena pronta e il bagno caldo. Dovevo farmi perdonare, perchè se lui non mi chiedeva scusa, allora la colpa doveva essere certamente mia, quindi ero io a chiedere scusa. Perchè la colpa era certamente mia.
L'ultimo ceffone che mi diede arrivò al nostro anniversario. Otto anni di matrimonio. Cinque anni di ceffoni, finalmente l'ultimo.
Ero in cucina, mi colse alla sprovvista. In pieno viso, tutte e cinque le dite. Non reagii in tempo e il bancone di marmo era troppo vicino. Dritto alla tempia.
Il referto medico diceva che ero morta sul colpo, ma a dire il vero, non è che fosse molto importante. Io ero morta molto prima, quando era arrivato il secondo ceffone della mia vita. Quando mi aveva dato l'ultimo, io ero già morta, e questo lo compresi a pochi centimetri di quello spigolo di marmo. Una folgorazione che mi fece accogliere quello spigolo come una salvezza e che mi impedì di afferrare il bordo del bancone per fermare la caduta.
Finalmente ci furono rose anche per me, rose bianche lanciate su una cassa di legno. |
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