Recensisci una Role!

Una scia maleodorante conduce il curioso Werther a scontrarsi con Shigeru; è notte fonda e il primo si è appostato per aspettare una preda. La caccia, tuttavia, va a vuoto per il povero vampiro; almeno finché non incappa in una vittima in grado di smorzare i suoi appetiti. Con atteggiamenti da stalker patentato, Werther tenta di approcciare Shigeru, un liceale dal muso lungo e tanta fretta di rincasare. L’adolescente non è certo molto disponibile al dialogo in generale, figurarsi in presenza di uno sconosciuto smidollato come il vampiro, che cerca a tutti i costi d’invitarlo a (un’ultima) cena. Utilizzando come scusante il gesto di gentilezza per farsi perdonare della propria maleducazione, Werther riesce nell’intento di esasperare, di persuadere il ragazzo e di trascinarlo in un fast-food a consumare il pasto, prima di divenire lui stesso un lauto bocconcino…

Werther è sia stereotipo che parodia; da un lato presenta tutte le caratteristiche della razza cui appartiene, mentre da un altro punto di vista è lo spaccato divertente e senza senso di un giovane con scarso pragmatismo. Sulla carta è intelligente, ma si perde nelle proprie congetture, nella ‘filosofia’ che ama e nella quale non si destreggia così bene come vorrebbe lasciar suppore; è quindi ingenuo, ma al contempo subdolo in base alla propria natura di non morto, con un’innata tendenza all’atto predatorio, benché giustificata dalla necessità di nutrirsi. Logorroico e ostinato, mette alle strette il carattere ostico di Shigeru, diventandone la perfetta controparte.
Lo studente è freddo e seccato dalla persistenza dell’estraneo, soprattutto per la maleducazione e l’invadenza di Werther, caratteristiche alle quali Shigeru replica spazientito, pur non riuscendo a scrollarsi di dosso la piattola. La sua è una rassegnazione che vorrebbe tagliar corto, accondiscendere alle richieste del pazzo per non averci più a che fare; come dargli torto, ma soprattutto come potrebbe Shigeru paventare l’idea di avere a che fare con un succhiasangue, disposto a ucciderlo? In un simile frangente l’ambiguità del vampiro s’insinua in secondo piano, pronta ad affermarsi e trattenuta da Light, affinché non prenda il sopravvento.

Quanto ad eventi la role è acerba: la trama non si sposta più in là del primo incontro – ancora in corso; Shigeru non ha inquadrato la reale minaccia che rappresenta Werther, sotto il sorriso e la parlantina senza freni, vede un individuo eccentrico e probabilmente affetto da qualche problema mentale.
Va però detto che l’evoluzione graduale e dilatata degli eventi si basa soprattutto sul gioco di botta e risposta, sul tête-à-tête dei due protagonisti; Light mantiene senza sforzo, con scioltezza, la fantasia nel creare situazioni paradossali e battute – più o meno riuscite – che lasciano inquadrare il suo personaggio come ‘folle’. Mikki, invece, si mantiene con rigida risolutezza al carattere secco del suo personaggio; un umano difficile da gestire in quanto a intrattabilità, riservatezza e scarsa voglia di conversare. Il contrasto che risulta da questa combinazione è esilarante e dona una lettura piacevole. Non ci sono tempi morti a rallentare le scene; il fulcro è tenuto sulla coppia principale, con parca – o assente – comparsa di personaggi secondari.
Werther, vulcanico e vitale, è ritratto con uno stile più improvvisato, pregno di ricorrenti neologismi e confusi getti di parole, anche per sottolineare la sua capacità di distrarsi e il distacco dall’umanità in cui è immerso; Shigeru, al contrario, è impostato con una narrazione tenuta a bada, talvolta rallentata anche da espressioni ripetute e formule fisse.
In ambito grammaticale, nonostante la concentrazione dei post, è da rilevare la presenza di numerosi refusi, costruzioni invertite delle proposizioni; nonostante tutto il registro colloquiale ha funzionalità all’interno del testo, in quanto bilancia sia il genere della storia di fondo, sia la riuscita di alcune gag. Il quadro, per il resto, rimane abbastanza fumoso nella piega che prenderanno gli accadimenti.

Drew Reynolds, un accattivante postino con la mania dei dolciumi, è a passeggio. Si gode il sacchetto di caramelle appena comprato, rito abitudinario di una tranquilla domenica; a differenza di altri weekend, tuttavia, la sua curiosità è attratta dalla voce piena di Xenam, un aitante shamano, intento a predicare per le strade di fronte a una folla di scettici e di ficcanaso.
L’imprevedibilità e la stravaganza caratteriale di Drew lo guidano a rivolgere maggiori domande al ragazzo più giovane; il predicatore appare talmente incorrotto e leale verso il suo credo, un pianeta distante dall’uomo sporco che chiede delucidazioni, da stimolare il quarantenne a seguirlo presso il tempio di sua provenienza.

È in pochi preamboli e attraverso un’impostazione semplice, che le giocatrici costruiscono una struttura narrativa incentrata sul binomio della corruttibilità umana e della purificazione; il raffronto fra i trascorsi poco chiari del postino, elegante nel modo verbale di porsi, ma che nasconde parte delle proprie vicissitudini, dietro una facciata cortese, e la riservatezza di Xenam, che tace le ragioni della personale conversione a un’età precoce per impegni di questo tipo, conduce a una duplicità ‘dentro – fuori’, persino a livello caratteriale. Se Drew è infatti disponibile e mentalmente elastico, Xenam è più ritroso a considerare con maggiore apertura – che il suo ruolo richiederebbe – determinati aspetti mondani dell’esistenza, cui ha rinunciato da tempo dopo essere diventato un adepto shamano. Non solo; il postino fatica ad esternare quelli che sono i suoi reali pensieri, per educazione e facciata; al contrario, il ‘’monaco’’ – così come lo chiama Drew – è un libro aperto per ciò che riguarda le emozioni, tanto da contagiare con il suo fervore persino gli increduli.

Catturato forse proprio da una simile purezza – e da quanto essa possa essere soggetta alla tentazione – Drew dà l’impressione di raccogliere una sfida, oltre che la volontà di trovare risposta alle proprie domande per ‘rinascere’ come uomo nuovo, lavato dai ‘crimini’ commessi. Seppure manifesti in più occasioni, in un crescendo di tensione erotica, il desiderio di predare Xenam, di coglierne il corpo giovane, è proprio l’uomo ad essere avvinto dalla figura del ragazzo, in qualche modo imprigionato dal suo fascino solare e limpido… e per tale motivo, incline a volerlo sporcare e a smarrirsi nelle fantasie di natura sessuale.
Lachesi tratteggia il proprio personaggio con un metodo stilisticamente vicino al fumetto: sequenzialità e passaggi visionari danno luogo a estratti più discorsivi, con il rischio di info-dump che sfondano la parete della quarta dimensione, andando a dialogare direttamente col lettore. In altri punti i paragrafi si rivelano più condensati e vitali, fornendo inquadrature dettagliate del personaggio, con un ritratto completo e integro. Light compensa con una prassi immediata, talvolta ripetitiva in quanto a contenuti, ma sciolta e celere a livello di resa; dall’esposizione trapelano le peculiarità di un giovane insicuro, messo sotto pressione dalla volontà di fare del bene, di elargire ciò che lui stesso ha imparato e, assieme, l’ansia di non riuscire a trasmettere tutto ciò all’esterno, di non essere abbastanza (probabile lascito del colpo inferto al suo orgoglio dal migliore amico). Sorvolando su inesattezze lessicali piuttosto gravi e basilari (assenza di apostrofi nei troncamenti, locuzioni staccate che vengono fuse in un tutt'uno), il plot si rivela intrigante e non scevro di sorprese, in quanto i due personaggi mantengono il proprio divario e - di conseguenza - l'interesse e l'aspettativa.