Giocata n° 11 GEN. Yaoi, PG ASTA: Valentine Kizyu

Valentine di Light66 x Qester di †Madame†

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    Giocata Numero: 11
    Personaggio Asta: Valentine Kizyu
    Roler del personaggio: Light66
    Genere: Yaoi
    Vincitore: Qester di †Madame†

    Offerte che sono state fatte al personaggio d'asta:
    Adam ha offerto una scatola di dolci e il suo corpo, proponendosi come servitore per un giorno.
    Qester ha offerto l'essenza ricavata dalla spuma dell'onda da cui nacque Venere: Un potente afrodisiaco.
    Mukuro ha offerto dei vestiti, tutti quelli che Valentine vuole, pagati da Yuki, e si è proposto per cucinargli i dango.

    Motivazioni della mia scelta:
    Devo ammettere che scegliere è stata dura, tutti hanno offerto cose molto allettanti per il mio Valentine.
    Ma quella di Qester è stata la migliore per un semplice motivo, era l'unica cosa che Valentine non potesse ottenere in altro modo.
    I dolci offertigli da Adam erano allettanti, come i dango di Mukuro, ma avrebbe potuto comprarli in un qualsiasi negozio.
    I vestiti anche, senza contare che ha Lou che lo vizia tantissimo e che glieli avrebbe strappati tutti, non per gelosia, diciamo che a Val piace lo *strap* dei vestiti che vengono stracciati in un particolare momento.
    Anche il corpo di Adam non era niente male, ma Valentine è una puttana, quante centinaia di corpi potrebbe avere se solo lo volesse? Tante.
    Quindi, l'unica cosa che sul serio non avrebbe potuto trovare altrove era l'essenza offertagli da Qester, per questo vince lui l'asta.
     
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  2. †Madame†
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    Qester

    Era una giornata troppo bella, per stare al chiuso.
    Oltre al fatto che, ne era quasi sicuro, il giovane si sarebbe di certo aspettato un luogo diverso, per quel loro piccolo "incontro d'affari". Valentine (questo era il suo nome...molto interessante, scivolava sulle labbra come una bugia...sfuggente, leggero, forse anche pericoloso), un pò per abitudine, un pò per istinto, con tutta probabilità si aspettava che lo portasse in un ristorante di lusso, o un albergo a 5 stelle extralusso.
    Ma Qester non voleva creare fraintendimenti, nè possibili situazioni la cui "carica erotica" si elevasse sopra una determinata soglia. Prima di tutto, perchè non era quello il suo scopo. Il Mercante non aveva bisogno del sesso labile e soffocante che solo un incontro fugace poteva dare. Era sempre LUI a dare, LUI ad offrire, LUI a decidere modalità e prezzi.
    Sogghignò, sorseggiando pigramente il suo bicchiere di Malvasia. Bè, a pensarci bene, le loro professioni non differivano più di tanto! Valentine offriva il suo corpo, e l'illusione dell'amore...Qester offriva oggetti, e l'illusione della felicità. Animi opposti, che viaggiavano sulla stessa, rarefatta strada lastricata di desideri.
    Ma non sarebbe di certo stato lui, il primo a saltargli addosso, su quel sentiero.
    Il Parco monumentale rispondeva perfettamente alle sue esigenze. In quell'angolino di verde, accanto al laghetto puntellato di ninfee bianche, avevano abbastanza intimità da poter discorrere senza orecchie indiscrete ad ascoltarli, ma non abbastanza da appartarsi...non senza che uno squadrone di mamme/tate/nonne con bambini al seguito li vedessero e cominciassero a dargli addosso, brandendo passeggini e falsa morale. Pochi cespugli fioriti, tutti troppo piccoli per potersi nascondere...il luogo perfetto per una tranquilla, amichevole chiacchieratina tra "professionisti". Ognuno nel suo campo, ovviamente.
    Seduto al piccolo tavolino in pietra e ferro battuto, Qester aspettava. Ogni tanto, lanciava uno sguardo pigro alla boccetta dell'Essenza di Venere, sistemata accuratamente tra i due bicchieri e la bottiglia di Malvasia appena stappata. Il fatto che gli potesse piacere o meno non era minimamente in discussione. Solo un'ameba senz'anima sarebbe rimasta immune agli effluvi d'estasi provenienti da quella piccola ampollina colorata. Era la natura stessa della seduzione, era una goccia della nascita della Bellezza.
    I mortali andavano pazzi, per queste vaccate.
    Ed era su questo, che il mercante aveva sempre giocato per costruire la sua reputazione, più che la sua fortuna. Il denaro non aveva peso, per lui, oltre a quello puramente materiale nel portarselo appresso, in tasca. Ben altre erano le ricchezze a cui aspirava...
    Si chiese se, anche questo, lui e Valentine sarebbero stati simili...Non voleva generalizzare, nè farsi un'opinione sul ragazzo prima di averlo conosciuto. In fondo, ai suoi tempi, quando gli uomini amavano chiunque senza riserve e l'aria sapeva un pò più di mare, la professione di Valentine non sarebbe mai stata etichettata come "la più vecchia del mondo". Ma sarebbe stata un vanto, un punto d'onore, qualcosa di cui andare anche fieri, per la generosità e l'abilità con cui la si concedeva al prossimo. Il sesso era un gioco, un affare, un atto d'amore...quelli bravi potevano giostrare e fingere tutte queste cose, ed essere ammirati come sacerdoti, per questo.
    O, almeno, suo padre gliel'aveva sempre posta in questi termini.
    Non che Qester di norma desse retta a suo padre.
    Era così immerso nei suoi pensieri, che a stento s'accorse che il suo ospite si stava avvicinando.
    Si alzò, sfoggiando il suo più caloroso sorriso, sornione e cortese al tempo stesso, e gli porse la mano destra, mentre con la sinistra lo invitava a sedersi di fronte a lui, con un gesto galante.
    Devi essere Valentine...lieto di fare la tua conoscenza.
    Fece un piccolo inchino, prima di tornare a sedersi (ovviamente, non prima che il giovane si fosse accomodato a sua volta), e si concesse di dare un'occhiata al nuovo arrivato.
    Non l'aveva notato, prima, ma da ciò che poteva giudicare a prima vista, davvero la pelle di Valentine poteva rivaleggiare col liscio e impareggiabile marmo bianco, per candore. Inarcò un sopracciglio, perplesso. A che gli serviva l'Essenza? Perchè diamine, alla fine, aveva scelto proprio lui.
    Allungò una mano sul tavolo, e gli porse la boccetta, continuando a sorridere da perfetto gentiluomo qual'era.
    Immagino che, prima di ogni altra cosa, vorrai il tuo regalo...spero che lo troverai di tuo gradimento.
    Accavallò le gambe sotto il tavolo, e si sistemò meglio sulla sedia, continuando a guardarlo negli occhi (STRETTAMENTE negli occhi).
    Hai avuto difficoltà a trovare il posto? Ho pensato che sarebbe stato sciocco, sprecare una bella giornata di sole come questa stando rintanati da qualche parte...
    Forse stava avanzando un'indizio di ciò che voleva da lui. Parlare. Niente di più, niente di meno.
     
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    Valentine

    Un parco.
    Perchè con tanti posti aveva scelto proprio un parco?
    Pieno di insetti pronto a pungerlo e fargli uscire piccole, rosse e fastidiosissime bolle sulla pelle, sulla sua bellissima pelle!
    Che palle.
    Ma vabbè, poteva anche sopportarlo per un po' e poi si era "coperto" adeguatamente.
    Aveva indossato un jeans e una maglia a maniche lunghe, tutto regalato da Lou, anche le scarpe.
    Adorava quelle scarpe!
    Belle davvero.
    Gli piacevano un sacco e faceva anche un bell'effetto sotto quel jeans strappato, sembravano fatte a posta.
    E poi gli calzavano benissimo, anche i jeans e anche la maglia adirla tutta.
    Si, stava veramente bene vestito in quel modo, doveva ammetterlo, faceva la sua porca figura, anche in mezzo a tutta quella gente.
    E così, pensando a quanto gli stessero bene quei vestiti regalatigli da quello Yakuza ubriacone, arrivò al luogo dell'incontro, dove quello strano ragazzo che gli aveva offerto quella boccetta di afrodisiaco, lo stava già aspettando.
    Prese posto, sedendosi di fronte a lui, accavallando le gambe con un gesto elegante e malizioso, inconsciamente malizioso, perchè non aveva intenti precisi.
    "Certo che sono Valentine, chi altri se no?"
    Era un tipo davvero strano quello, ma che non lo aveva visto all'asta?
    Aveva "comprato" qualcosa che nemmeno sapeva com'era fatta?
    Mha... poco importava, problemi suoi non propri, lui voleva solo quella boccetta che era già tra le sue mani.
    Carina.
    "No, non è stato difficile, le indicazioni che mi hanno dato erano abbastanza chiare e precise. Anche se avrei preferito, che so, un caffè in centro..."
    Decisamente.
    Ci sarebbero stati meno insetti e meno cose fastidiose.
    Ma ormai erano lì.
    "Allora Qester, come mai hai deciso di passare del tempo con me? Immagino che non sia per sesso, quello avresti potuto averlo semplicemente pagando. O magari ti piace il brivido della competizione?"
    Non aveva usato un particolare tono nel dire quelle parole, era solo curioso, più o meno, nient'altro.
    Si passò una mano tra i capelli, ravvivandoli e poi poggio i gomiti sulla spalliera della sedia, continuando a guardare quel tipo che lo fissava insistentemente negli occhi.
    Allungò una mano per afferrare quella boccetta, rigirandosela tra le dita.
    "e' davvero così potente come vuoi farmi credere, questa roba?"
    Alzò lo sguardo su di lui, che aveva abbassato solo per guardare l'ampolla, che adesso gli teneva puntata contro, non come minaccia, solo per indicargliela.
     
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  4. †Madame†
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    Qester

    Osservò i suoi occhi scattare nervosamente nelle orbite, guardinghi. Come aveva immaginato, Valentine era all'erta, pronto a scattare al minimo ronzio o sbattere d'ali non meglio identificato. Si lasciò sfuggire una risatina divertita. In fondo, lo comprendeva. Valentine, con quel corpo, con quella pelle, ci campava. Letteramente. Mettere a rischio la sua maggiore fonte di guadagno (nonchè, ne era sicuro, il suo più grande orgoglio), doveva metterlo in uno stato di profonda ansia...ed irritazione, a giudicare dal modo in cui si muoveva...Si vedeva lontano un miglio, che avrebbe voluto essere ovunque, meno che all'aperto. Poggiò due dita sulla guancia, in quella posa che lo contraddistingueva, quando era assorto in contemplazione, e poggiò il gomito sulla coscia, inclinando appena la testa, come un'enigmatico Stregatto.
    Giovanotto, nessuno può competere con me...
    Rise, piano, in fondo alla gola, e in quel minimo scuotere della testa, una serica ciocca di capelli neri scivolò sul suo volto. La lasciò lì dov'era, non perchè aggiungesse qualcosa al suo aspetto già molto insolito...Era solo abituato ad avere la chiama nel più totale scompiglio...soprattutto da quando aveva ricominciato a volare.
    Con Nate.
    Scosse appena la testa, lasciandosi sfuggire un sorriso intenerito. Non c'era niente da fare, ogni volta che pensava al suo prezioso, il suo cuore traboccava d'amore. Un amore che, come un diamante sul fondo del mare, traspariva da lui con una luminosità unica.
    ...almeno, nel mio campo. Sono un...commerciante sui generis, se vogliamo metterla in questo modo.
    Si raddrizzò sulla sedia, e intrecciò le dita attorno al ginocchio, continuando a parlare in tono pacato e gioviale.
    Il mio lavoro, prima della mia disposizione d'animo, mi ha sempre spinto a dare agli altri ciò che più bramavano. Che tu ci creda o no, ho sempre tratto più diletto nel soddisfare i miei clienti, che nell'essere pagato, per questo.
    Gli lanciò uno sguardo complice, come se gli stesse dicendo: In questo siamo simili, non è così?
    Ma, alla lunga, anche il passatempo più stimolante può venire a noia.
    Si strinse nelle spalle, come se fosse stata la cosa più naturale del mondo, sconvolgere la propria routine quotidiana dall'oggi al domani.
    Così mi sono detto...perchè no? Per una volta, da offerente posso farmi cliente, e vedere cosa mi porta.
    Portò una mano alla bottiglia, e versò un pò di Malvasia nel bicchiere di Valentine, senza mancare neanche per un secondo il contatto visivo coi suoi occhi.
    Ed eccoti qui.
    Una conseguenza del mio agire...vedremo...
    Quando gli chiese dell'Essenza, scosse piano le spalle, in una muta risata a labbra chiuse. Ah, uomo di poca fede...Con un cenno del capo gl'indicò il tappo d'argento.
    Perchè non la apri e lo scopri? Ora è tua, comportati da padrone e provane la fragranza, almeno.
    Sicurezza.
    Emanava da lui come un'onda, costante e incontenibile.
    Ma, come era sua abitudine (e, si sa, le abitudini sono due a morire, specialmente per un immortale), non avrebbe continuato la loro conversazione, se il ragazzo non ne fosse rimasto soddisfatto.
    Uno scambio equo.
    Questa era la via del perfetto mercante.
     
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    POST N° 2


    Valentine

    Quello era davvero un tipo strano, un commerciante diceva, ma non ne aveva per niente l'aria, sembrava più uno di quei figli di papà che fingono di lavorare nell'azienda di famiglia quando in realtà non fanno altro che spendere i soldi di cui le loro tasche sono piene.
    Si, era proprio quella l'impressione che gli aveva dato, sin dall'inizio.
    Un bizzarro figlio di papà.
    "Io, invece, ho sempre preferito in momento in cui mi pagano e non quello in cui io soddisfo i miei clienti"
    Decisamente.
    Preferiva stringere tra le dita un bel gruzzolo di foglietti colorati, piuttosto che mettersi a soddisfare le richieste più svariate che gli venivano fatte.
    "Ma è ovvio che per te non sia così, i tuoi clienti hanno esigenze diverse dalle mie"
    Scavallò le gambe, poggiando i gomiti sul tavolino per poter sorreggere il bel viso con entrambe le mani, lasciando andare l'ampollina, osservando il bicchiere, ora pieno.
    "Non so, mi sa tanto di "fregatura" questa cosa"
    Alzò gli occhi nei suoi, sorridendo tra il furbo e il beffardo, era come se Qester volesse incutergli timore in un certo senso, e questa cosa lo divertiva.
    Ne aveva viste tante, figuriamoci se adesso si faceva intimorire da uno sguardo, per quanto profondo potesse essere.
    "Non fraintendermi, ma sai, potrei aprire la boccetta e tu potresti saltarmi addosso, con la scusa, poi, che sia stata colpa dell'afrodisiaco. Nessuno mi assicura del contrario"
    Scostò una mano dal viso per raggiungere il bicchiere che strinse con le dita esili e sottili, ma dalla presa salda, e poi lo portò alle labbra, bagnandole, bevendo solo un sorso di vino.
    "A questo punto diventerebbe infruttuoso per me. Tu sei un cliente che ha pagato la mia compagnia con questa essenza, ma darti i miei servigi per una scusa...no, non sarebbe per nulla conveniente. E io sono un uomo d'affari, se capisci cosa intendo"
    Bevve un altro sorso di vino, quasi con diffidenza e poi poggiò il bicchiere sul tavoli, continuando a guardare Qester negli occhi.
    Era un tipo diffidente per natura, non si fidava di nessuno e non aveva motivo di fidarsi di quel tipo solo perchè sembrava gentile e a modo.
    Non era uno stupido.
     
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  6. †Madame†
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    Qester

    Rise piano, rigirandosi il bicchiere tra il medio e l'anulare. I riflessi color miele del liquore illuminavano la sua pelle diafana come cristalli di sole...rimase assorto per qualche istante, seguendo con gli occhi quella danza così illusoria. Era per questo che amava la Malvasia...gli ricordava la Grecia (la SUA Grecia), e le sue visioni di fugace divinità.
    Rimarresti sorpreso, se sapessi quanto i nostri clienti abbiano in comune.
    Sorseggiò appena il contenuto del bicchiere, come se, nel farlo, lo stesse dissacrando, e tornò a guardare Valentine, un vago sorriso ad increspargli le labbra di malinconica malizia.
    Ricorderò sempre quella volta in cui uno di loro mi chiese di trovargli una donna idiota, succube, quasi schiava, e bella da fare invidia alle più irresistibili del pianeta, perchè lui ci si potesse divertire come e quando meglio credeva...
    Ah, certi umani...troppo simili a suo padre, troppo disprezzabili, anche se raramente.
    Si strinse nelle spalle, gli occhi improvvisamente illuminati da un'ilarità a tratti maligna.
    Io gliela trovai....ma lesbica.
    Ridacchiò, sornione.
    Dopotutto, non aveva mai accennato nè al fatto di volerla etero, nè di COME volesse divertircisi. So che questo non depone a mio favore...ma se la cosa può rassicurarti, sono solito giocare solo con chi si presta a fare da marionetta. Nel senso dispregiativo del termine, sia chiaro. Detesto le persone che, volendo manovrare, si rendono manovrabili. La dipendenza dai miei servigi, come dal sesso, è il modo più rapido per portare, loro, all'autodistruzione...
    Poggiò il bicchiere sul tavolo, continuando a parlare forse più a sè stesso che a Valentine.
    ...e, noi, nella posizione migliore per limitare i danni che potrebbero creare.
    Diciamoci la verità: Qester era un maniaco del controllo, anche se amava mascherare quella sua piccola mania, sotto l'egida dorata del "bene superiore".
    Si riscosse da quei pensieri quando il giovane espresse i suoi dubbi riguardo alla boccetta. Inarcò un sopracciglio, vagamente urtato, ma non offeso. Una simile affermazione avrebbe potuto toccarlo sul tasto più dolente del suo orgoglio professionale...ma capiva che, nella situazione di Valentine, fidarsi era bene, non fidarsi era meglio.
    Sogghignò, divertito.
    Immagino che la mia parola non ti basterebbe...lo capisco, sai? Più che dirti che non sono minimamente interessato ai tuoi servigi, non saprei che fare.
    Aveva un uomo splendido ad attenderlo...di che altro aveva bisogno?
    Poggiò i gomiti sul tavolo, e il mento sulle dita intrecciate, e continuò a fissarlo con quell'aria sarcastica da Stregatto.
    Puoi anche aspettare...lo verrò a sapere, se ne sarai soddisfatto o meno.
    Lasciò cadere nel vuoto quella frase, e decise che, dopo tanti preamboli, era il momento di passare alle cose serie.
    Dimmi...come vedi te stesso?
    Una domanda così, a bruciapelo.

     
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    POST N° 3


    Valentine

    Non era interessato ai suoi servigi e doveva credergli?
    Ma andiamo!
    Tutti, tutti nessuno escluso, erano interessati a quel tipo di servigi e non perchè voleva vantarsi, era una cosa generica, che ci fosse stato lui o un altro uomo o donna, nessuno rifiutava del sesso, soprattutto se gratuito.
    Quindi no, non gli credeva per nulla, figurarsi, non era così stupido e ingenuo.
    "Aspetterò...e poi preferisco l'effetto sorpresa. Sarebbe meno divertente se io usassi questa roba conoscendone già il potenziale, non credi?"
    Ridacchiò, con quella sua risatina leggera ma estremamente beffarda, irritante a volte, ma decisamente divertita, perchè sapeva già dove, come e con chi avrebbe usato quella roba e se funzionava allora si, si sarebbe proprio divertito.
    E lo sperava anche.
    "Se non dovesse funzionare...bhè, saprò da chi andare a reclamare"
    Bevve un altro sorso di Malvasia, tenendo il bicchiere tra il pollice e l'anulare, lasciando che il bordo sfiorasse appena le labbra e non per mostrarsi arrapante o malizioso, quello era proprio il suo modo di bere, a meno che non aveva voglia di ubriacarsi e allora era un'altra storia, ma era raro che lo facesse.
    Poi arrivò quella domanda strana.
    "Come vedo me stesso?"
    Doveva pensarci un attimo perchè, fondamentalmente, non aveva mai riflettuto su come poteva vedersi.
    Poggiò il bicchiere sul tavolo, facendo scivolare il polpastrello del medio sull'orlo, seguendone la forma, gli occhi che guardavano oltre Qester, verso il laghetto.
    "Vuoi la verità? Non mi vedo"
    Spostò lo sguardo in quello dell'uomo, con un sorrisetto sulle labbra, nonostante quello che aveva appena detto.
    "Io sono solo una puttana, una delle tante marchette che ci sono in giro. Magari potrò avere la pelle più chiara, più liscia di altri, potrò essere più bravo in una determinata posizione, più richiesto anche, ma di certo non "spicco" per questo"
    Certo, aveva un orgoglio, nessuno doveva permettersi di trattarlo da puttana, nonostante lo fosse, però, all'effettivo, non era nient'altro che questo.
    Si soffermò a guardare i lineamenti di Qester, aveva un bel viso, i lineamenti morbidi e fluidi, non marcati come quelli di Lou.
    Sorrise, con uno sbuffo.
    "C'è una cosa che vedo di me..."
    Sembrò tentennare per un attimo, ma solo perchè era troppo divertito e dovette scuotere la testa, almeno un paio di volte prima di dirlo.
    "Sono una principessa"
     
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  8. †Madame†
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    Qester

    Atteggiamento passivo-aggressivo, e quel tocco di seduzione che, Qester ne era sicuro, manteneva più per abitudine, che per vera intenzione. Ad ogni modo, le piccole, fastidiose frecciatine che continuava a lanciargli non l'avrebbero messo a disagio. Ci voleva ben altro, che qualche insinuazione sulla sua affidabilità.
    Non ne avrai bisogno.
    Non disse "te lo garantisco", solo perchè detestava sprecare il fiato...Oh, non gli era ostile, affatto...ma Qester, benchè fosse capace di diffidare del prossimo (forse più di altri), detestava che si potesse dubitare di lui. Forse perchè non voleva essere posto sullo stesso altare degli altri dei...degli dei ingannatori, come Zeus...
    Già, sempre lui.
    La risposta che Valentine gli diede lo lasciò vagamente spiazzato. Rise, piano, e tornò a poggiare le dita sulla guancia.
    Visto? Una principessa non è "niente". Anzi, è qualcosa di molto bello, e leggiadro. Potrei anche dire "nobile", ma la nobiltà in quanto tale non si accompagna quasi mai agli spiriti più elevati...e non voglio farti un torto insinuando il contrario.
    Lo squadrò da capo a piedi, attento.
    Anche se, se posso permettermi, non mi sembri affatto il tipo di principessa che ha bisogno di essere salvata, o difesa. Hai carattere, cervello, una sana dose d'istinto di conservazione...mi domando, allora, che tipo di principessa tu sia...
    Ridacchiò appena, senza malizia. Una principessa e un dio che conversavano al parco...bizzarro, sempre più bizzarro!
    Non sminuire te stesso...e comunque, le puttane, da sempre, hanno fatto la storia! Messalina, Elena, Efestione, Antinoo...morbide braccia e seni profumati, su cui i capi più illustri delle loro epoche si sono posati nell'abbandono.
    Alzò il bicchiere avanti a sè, come a proporre un brindisi.
    Alla tua. Se c'è una gloria, a questo mondo, è nel fragile abbraccio del sesso...
    In QUESTO mondo.
    Non nel suo.
    Non nel mondo che iniziava e finiva negli occhi di Nate.
    Sogghignò.
    ...sempre che tu sia interessato alla gloria, Valentine.
    Sorseggiò appena la Malvasia, e gli sorrise, affabile, prima di tornare a poggiare il bicchiere.
    Vediamo...e come vedi te stesso, tra...diciamo, dieci anni?
    Presente, e futuro.
    Il passato, per come Qester lo concepiva, apparteneva solo a lui.
     
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    POST N° 4


    Valentine

    Strane ma interessanti domande.
    Domande che lo facevano riflettere, perchè sul serio a quelle cose non ci aveva mai pensato, aveva imparato a vivere alla giornata e l'unica cosa che gli interessava era mettere da parte soldi per il futuro, per non dover più patire la fame.
    Tutti qui.
    Quello era il piccolo pezzo di futuro a cui si concedeva di pensare.
    "Hai ragione, io non devo essere salvato, non sono quel tipo di principessa. Sono più una principessa da conquistare, da viziare anche, si..."
    Oh si, gli piaceva proprio essere viziato, lo eccitava, che strana cosa a pensarci.
    Si eccitava se qualcuno lo viziava.
    "Diciamo che sono una principessa fuori dal comune e non per mia scelta!"
    Si lasciò andare ad un'altra piccola risata e pensare che all'inizio odiava essere chiamato in quel modo, adesso non gli dispiaceva più così tanto, era arrivato addirittura a definircisi una principessa.
    Si stava lasciando influenzare troppo da Lou, decisamente, e non era un bene.
    Il sorriso sparì, lasciando posto ad un'espressione seria e pensierosa.
    Il futuro era un tasto dolente, soprattutto perchè riguardava anche Lou.
    "Il futuro...verrà come verrà, io non ci penso...piuttosto, penso a cosa fare nel mio futuro, non a come sarò. Penso... alla mia prossima settimana, sembrerà strano ma devo decidere se cambiare radicalmente la mia vita o continuare così, com'è andata fino ad ora"
    Quella cosa gli metteva ansia e angoscia.
    La scelta, odiava scegliere, di solito la sua vita era tutto un susseguirsi di conseguenze alle sue azioni.
    Adesso non c'era una conseguenza, ma una scelta.
    "Non è facile e io non so cosa fare. Credo di potermi ritenere spaventato. E' una cosa che non avevo mai pensato potesse capitarmi, ma credo che sia meglio lasciar perdere questo discorso."
    Qester non era di certo la persona giusta con cui parlarne e quello non era il luogo e nemmeno il momento adatto, non ne aveva voglia e poi Lou lo stava aspettando, probabilmente nei dintorni, non a casa come gli aveva detto.
    "Adesso però, voglio fartela io una domanda. Perchè proprio io? Perchè hai voluto "comprare" me in quest'occasione decisamente bizzarra?"
     
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  10. †Madame†
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    Qester

    Qester non si era mai reputato il tipo da dare consigli (anche se, a dispetto di ciò, molto spesso ne dava), perciò, davanti ai dubbi del giovane, si limitò ad annuire. Un gesto più che altro di solidarietà, senza giudizi nè invadente curiosità. Quello tra lui e Valentine era solo un episodio, un intermezzo nelle loro vite...E, benchè lo avesse "acquistato", diciamo, non credeva che ciò gli avesse dato automaticamente il diritto di ficcanasare. Nel bene o nel male.
    La domanda del ragazzo, però, ebbe la capacità di sorprenderlo.
    Già, perchè proprio lui?
    Avrebbe potuto partecipare a qualunque altra "asta" (così si chiamava, no?), con qualunque altro...bè, personaggio in palio. Perchè proprio lui? Perchè la "principessa puttana"?
    Si accomodò meglio sulla sedia, fissando avanti a sè con aria pensosa. In realtà, lui per primo si era posto quella domanda, all'inizio...ma, per un motivo o per l'altro, ne aveva rimosso la risposta. Forse perchè, in un certo senso, sentiva che avrebbe abbassato il suo amor proprio, o la sua stima di sè, di un paio di tacche.
    Dopo qualche lungo istante di riflessione, sorrise a fior di labbra.
    Sai...potrei anche propinarti la risposta più ovvia: volevo provare l'ebbrezza del "comprare", per una volta...sperimentare com'è stare dall'altra parte del banco, ma sarebbe solo una parte della verità.
    Scavallò le gambe, rendendosi conto che, ormai, il loro tempo era quasi scaduto. Di lì a poco, sarebbe tornato tra le braccia del suo prezioso...e non desiderava ritardare quel momento per nulla al mondo.
    Ho una famiglia...particolare. Nella quale i piaceri del sesso sono sempre venuti prima di ogni cosa...prima dei sentimenti, prima del dovere, molto spesso anche prima della famiglia stessa. Per molto tempo, e soprattutto per come sono stato cresciuto, ho creduto che al sesso non corrispondesse mai, assolutamente mai, l'amore...
    Si poggiò un pugno appena dischiuso sulla bocca, soffocando un sorriso raggiante. Non era riuscito a trattenersi, pensare a Nate e alla loro storia (o meglio, a come la loro storia gli aveva stravolto completamente la prospettiva sulle cose), gli faceva sempre quell'effetto.
    Lanciò a Valentine uno sguardo astuto, ripassandosi mentalmente le sue ultime parole:
    "Non è facile e io non so cosa fare. Credo di potermi ritenere spaventato. E' una cosa che non avevo mai pensato potesse capitarmi..."
    ...forse avevo solo bisogno della conferma che, a volte, il sesso può essere uno dei milioni di modi in cui l'amore si manifesta.
    E, se un "professionista" come Valentine poteva innamorarsi, forse c'era qualche speranza anche per un dio greco.
    Si alzò dalla sedia con un movimento fluido del corpo, e gli porse la mano, sorridendo affabile.
    Credo che il tempo a nostra disposizione sia finito...è stato un vero piacere conoscerti, Valentine. Spero potremo rivederci, un giorno...magari un'uscita a quattro, come ti suona la cosa?
    Ridacchiò, e gli strizzò l'occhio, gioviale.
    E fammi sapere se quell'essenza è un bidone o meno, d'accordo?
     
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    Valentine

    Le sue parole lo lasciarono alquanto perplesso, lui era proprio la persona meno indicata per avere conferme sull'amore.
    Magari ne avesse avute per sè!
    Non riuscì a trattenere una risatina davvero divertita, non per deriderlo ma perchè la situazione era alquanto divertente e improbabile.
    "Non so come io abbia fatto ad aiutarti ma va bene lo stesso"
    Contento lui contenti tutti.
    Tanto la sua essenza l'aveva avuta, non aveva dovuto far altro che spendere un po' del suo tempo a chiacchierare con Qester.
    E a dirla tutta, di tempo ne aveva fin troppo da quando aveva smesso di battere, almeno aveva passato la mattinata, tanto Lou prima di pranzo non sarebbe tornato a casa, glielo aveva già detto.
    "Un'uscita a quattro non sarebbe male, magari potremmo addirittura divertirci e sarebbe l'occasione adatta per farti sapere se l'essenza funziona o meno"
    Si alzò dalla sedia, poggiando le mani sui braccioli della stessa, tirandola indietro mentre faceva leva sulle gambe e si tirava su e poi strinse la mano a Qester, l'altra intenta ad infilarsi la boccetta nella tasca dei jeans, tanto attillati che di sicuro non l'avrebbe persa.
    Meglio così.
    Anche se, però, rischiava che si rompesse e poi gli avrebbe macchiato i pantaloni e la macchia non sarebbe più andata via e quei pantaloni erano nuovi e gli piacevano.
    Per non parlare del rischio che qualcosa potesse colare anche sulle scarpe e quella sarebbe stata una catastrofe.
    Tirò fuori la boccetta dalla tasca, meglio portarla in mano.
    "E' stato un piacere parlare con te...ci si vede"
    Strano, strano tipo quel Qester, ma tutto sommano era simpatico, si era addirittura divertito a parlare con lui a differenza di quello che pensava.
    Si era già preparato a qualcosa di noioso, scontato e magari anche spiacevole e invece...
    Si allontanò, dandogli le spalle per tornare esattamente da dove era venuto, per non perdersi, tirando fuori il cellulare dalla tasca, stando sempre attento alla boccetta.
    Magari rimediava pure un passaggio.
     
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    Vi ringrazio di aver partecipato!
     
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