Giocata n.15, gen:Hentai, Pg asta:Mezzo Estragon

Mezzo x Serori

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  1. Frantic
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    Giocata Numero:15
    Personaggio Asta: Mezzo Estragon
    Roler del personaggio: Frantic
    Genere: Hentai
    Vincitore: Serori Aasu di Xasar

    Offerte che sono state fatte al personaggio d'asta:

    Serori Aasu: deliziosi caffè colombiani e un po' di musica.






    POST N°1
    Mezzo

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    Una Opel Corsa sfrecciava tra le strade. Con una frizione un po' galoppante e una P grande quanto una casa, un approssimativo autista scortava i due in direzione "Estragon Manor". Un paio di bestemmie e paure allietavano quell'atmosfera, mentre Mezzo Estragon e Serori Aasu sedevano nei sedili posteriori. La macchina fu lavata per l'occasione, e nonostante non fosse nuovissima presentava una particolare eleganza fallimentare. Sublime e vergognoso.
    Tu. disse Estragon.
    -Eh.- rispose l'autista.
    Chiama la sanguisuga e dille che oggi lavorerò a un caso. La richiamo io.
    Un po' stizzito, l'autista prese il suo meraviglioso cellulare in bianco e nero.
    Lavorerai A CASO, altro che a un caso, te lo dico io. pensò il giovane conducente.
    Ricevette un calcio da dietro il sedile.
    Mai pensare in presenza di Mezzo Estragon.
    Mai.


    Intanto, Mezzo prese delle bottiglie da sotto i sedili, con annessi calici. Quello davanti a lui era un giovane adone, splendente come ruscelli di rugiada mattutina. Voleva prendersi una cotta per quel giovane, ma l'imponente figura vampirica femminile occupava già tanta parte del suo organismo. Anche più dell'acqua che lo compone. Non del caffè, chiariamoci. Sarebbe un sintomo grave.
    Prese in simpatia quel giovane. Giovane... se così si poteva dire. Non gliela raccontava giusta. Dopo aver conosciuto una vampira, s'era permesso ogni beneficio del dubbio, e si mise in testa che quei portamenti potevano essere propri solo d'una persona anziana. Molto anziana. Facciamo antiche corti. E si convinse che il giovane avesse creato l'elisir di lunga vita.
    -Spumante?- disse. Non era il più pregiato, rigorosamente supermercatesco, ma aveva un suo perché. - Birra? - prese un'altra bottiglia (con quale braccio? NdF) da sotto il sedile infinito dell'autista. Birra rigorosamente d'un eurospin giapponese, ma aveva un suo fascino.
    Gliele sta offrendo davvero... pensò l'autista, con un facepalm mentale.
    Elisir di lunga vita? propose, infine, porgendo la mano al giovane.
    Apriamo le danze e facciamoci del male.
     
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  2. Xasar
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    ~Serori * #1

    Un luogo incerto quanto improbabile quello in cui aveva deciso di incappare. Ancora non capiva cosa gli era preso, accettare come se niente fosse un passaggio da qualcuno appena conosciuto, o meglio, qualcuno che aveva pagato per vedere. Una frizione che lasciava a desiderare, che presto avrebbe insinuato nelle sue narici e nel suo olfatto sviluppato, il forte odore di bruciato. Neanche la gigantesca P sul retro avrebbe potuto distrarlo da quell'autocommiserazione in cui stava cadendo, quell'autoconvizione di aver fatto la scelta sbagliata... forse non si sarebbe semplicemente dovuto trovare lì, nel posto sbagliato al momento sbagliato e con l'offerta più che giusta. Così giusta che alla fine Mezzo Estragon aveva deciso di premiarlo con quell'invito, ed egli si era ritrovato nella scomoda posizione di dover accettare, quanto meno per educazione, con la pura richiesta di suonare Jazz da parte dell'uomo. Sì, doveva averne sentito qualcosa, per lo meno con qualunque strumento se la cavava piuttosto bene.
    Non potè dire, però, che tutta quella situazione venutasi a creare all'interno dell'abitacolo non gli creasse qualche scompenso visivo e uditivo, lasciandolo totalmente basito ad ogni agire di quel tipo. Quello... sembrava veramente un drogato della peggio droga mai esistente, ed ora che gli stava più vicino, sentiva il chiaro odore di caffè invadergli le narici con prepotenza.
    "Chiama la sanguisuga e dille che oggi lavorerò a un caso. La richiamo io." si ritrovò per un istante ad ascoltare la conversazione che stava avendo con l'autista. Non che fosse una delle migliori, ma l'argomentazione lo lasciò ancora una volta di stucco.
    -Sanguisuga?- che quella sensazione avuta precedentemente al salire su quella macchina fosse vera? Che lui potesse ricondurlo ad un punto vivo delle sue ricerche? Mannò, assurdo, era di sicuro un caso, magari aveva preso un granchio... o un piccione parlando di città. Poteva comunque smascherare la certezza di avere una quanto più assidua curiosità di sapere a chi si stesse riferendo. Nonostante questo non aggiunse altro, cercando di essere quanto più discreto possibile in merito ad affari che non lo riguardavano, ignaro che forse avrebbero potuto riguardarlo più di quanto effettivamente pensava.
    Lo vide frugare sotto i sedili, estrarre delle strane bottiglie che gli vennero rivelate man mano, con un certo charme. Certo, fosse stato più giovane ci avrebbe fatto un pensierino, ma quell'uomo era stranamente inquietante, pur avesse l'aria di uno che ama lasciarsi corteggiare.
    Rifiutò garbatamente ogni offerta, scuotendo appena la testa, cercando di forzare un sorriso per quanto poteva, alzando una mano e rivolgendogli il palmo in segno di "stop", quando infine giunse, forse l'offerta più strana che avesse mai sentito. Come una proproga, un avvertimento, alle sue orecchie "Elisir di lunga vita" suonò come un "ti ho scoperto". Basito, ancora una volta. Decise non prendere in considerazione l'idea che Mezzo Estragon potesse aver già intuito la realtà della sua natura, così decise di essere lui ad avvicinarsi ad egli d'un passo figurato, accenturare il proprio sorriso in uno splendore stavolta sincero, senza però lasciar evadere i suoi lunghi denti oltre le calde labbra. Già, difficile a credersi, eppure tutto il suo corpo era perdutamente caldo, benchè fosse un vampiro.
    -Offrite la lunga vita a chi non ne ha bisogno, oppure siete voi a desiderarla?- la sua domanda suonò chiara e forte, eppure allo stesso tempo come una risposta ad ogni dubbio. Il sorriso di Serori era caldo, gentile, affabile, effettivamente sincero. Cercò di non fare più caso agli strani comportamenti di Mezzo, pur conscio che le sorprese non sarebbero finite lì. Se realmente lo stava portando a casa propria, non ci sarebbero state semplici e banali strette di mano. Un luogo del genere poteva preannunciare soltato il verificarsi di quello che si era sempre augurato, una lunga e piacevole chiacchierata a favor d'interesse suo e dell'uomo.
    -Non vi metterò in guardia, sono più umano di quanto crediate.- fu in quel momento che allungò la mano verso quella che gli era stata tesa, afferrandola, stringendola con decisione, cercando di fargli percepire il proprio calore, il battito cardiaco ancora vivo in lui. Un miracolo forse, eppure era vero, era lui. Una vita nuova, solo l'ombra... dell'uomo che era.
     
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  3. Frantic
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    POST N°2
    Mezzo

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    I modi tutt'altro che minacciosi e ancora disponibili del ragazzo lo rendevano un po', agli occhi suoi, una novella anima buona del Sezuan. Lo avrebbe adottato, con la consapevolezza che:
    a)fosse molto più vecchio di lui
    b)uno dei due ne sarebbe stato influenzato.
    Non era il caso. E, bisogna dire che avere un desiderio insensato non ha mai fatto male a nessuno.
    La domanda suonava enigmatica ma dalla, in realtà, risposta piuttosto semplice. Era un gioco malato di scoperte, d'insinuazioni e di verità celate. Di domande come risposte. Di realtà lontane dall'essere esplicite. Per volere di chi? Di tutti. Un po' l'odierna comunicazione, un po' come si svolge ogni normale conversazione. Eppure era... elegante. Molto più elegante. Sembrava quasi "piacevole", per essere una chiacchierata. Piuttosto strano. Dopotutto, gli piaceva quel ragazzo.

    Ma non poteva funzionare.

    Sono troppo giovane per lui, cerchiamo due cose differenti.
    Dentro di sé rise come una nobildonna. Si sarebbe portato il ventaglio al petto, avesse potuto.
    Contegno a parte (letteralmente parlando), decise di rispondere, in seguito a quell'istantaneo stallo di pensieri.
    -Lo offro inutilmente, che domande. Io non saprei che farmene.-
    Si portò una mano sui capelli. I suoi occhi erano stanchi... A breve avrebbe rimesso, ahimè, il visore.
    - Non vi aspettate richieste utili, da parte mia. Me lo diceva sempre mia moglie. -
    L'autista storse il naso. Ancora con questa storia. Porta sempre una fede in giro con sé da offrire alla persona che sarà sua moglie. Ma già la definisce tale: solo che nessuno dei due ancora lo sa.

    -Signorina Sarah, sono io... Il "signor Estragon"- velata, velatissima ironia.- sarà impegnato in un altro caso, oggi. Sì. Sì. Lo insulterò da parte vostra. A rivederci.- Click.

    -Che strumento suonate, signor Aasu? Signorino? Saggio?-
     
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  4. Xasar
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    ~Serori * #2

    Offriva qualcosa, forse inutilmente a parer suo, eppure riuscì in qualche modo a stuzzicare un lieve sorriso sulle labbra di Serori, che lo guardò divertito da tutto ciò. Che uomo strano era per davvero, non solo lo sembrava. Quante altre sorprese poteva svelare un tipo come lui?
    L'osservò passarsi una mano sui capelli, come si poteva guardare un gatto che si strofinava la zampetta al muso, nel tentativo di svegliarsi. Ora gli occhi vividamente rossi del vampiro, nella loro tranquillità tornarono ad essere pacatamente seri, rilassarsi con un profondo sospiro a quella frase, forse detta senza alcun senso, senza alcuno scopo utile. Parlare di una moglie, in presenza di qualcuno che a malapena si conosce, probabilmente non era la migliore delle scelte disponibili. Eppure egli aveva prodotto l'avvertimento -o l'ammonimento- che non avrebbe proposto alcuna richiesta utile da parte sua, come se avesse da nascondere chissà quale genere di fantasmi, sottovesti nascoste in un armadio segreto, scheletri pronti a sbucare da sotto un letto a baldacchino ben foderato. Poteva quasi percepire le sue coperte, llino puro, velate di un leggero odore di caffè e foglie di timo.
    Un altro sospiro, deciso ad accogliere qualunque altro evento sarebbe stato disposto ad entrare dentro la sua vita, qualunque altra strana azione, richiesta o proposta da parte dell'uomo. Guardava dritto avanti a sè quando l'autista iniziò a parlare al telefono. Il principio fu "Signorina", ed immediatamente pensò al suo datore di lavoro, ad una persona comunque importante, meritevole di essere avvertita. Soltanto dopo tentò di fare un collegamento con una sua possibile compagna, ma riflettendoci bene, forse solo una pazza poteva stare con un pazzo.
    Infine il suo nome... Sarah.
    Gli occhi di Serori si spalancarono come fossero gemme, piene di una luce nuova, riscoperta nel disappore degli anni, dei secoli passati. Come pervaso da una scossa di adrenalina, i suoi sensi vibrarono, risvegliandosi da un sonno sopito, dandogli un nuovo vigore nel corpo e nello spirito. Per un attimo, per un singolo lunghissimo istante pregò che quella sensazione fosse pericolosamente giusta, ciò che aveva sentito dentro il locale d'aste, ciò che poteva in qualche modo ricondurlo a l'unica cosa che aveva sempre cercato, desiderato ritrovare più della sua umanità perduta. Qualcosa che in qualche modo ERA la sua umanità.
    Poteva essere possibile? Seguendo il filo logico del discorso... sanguisuga... una succhiasangue... Signorina... una donna non sposata. Poi c'era lei... Sarah...
    Quante diamine di congetture esistono per definire questo mio modo di sentirmi? sembrava un maledetto paranoico, qualcuno che non aveva rincorso altro per il resto della sua stessa esistenza, ed era effettivamente così, stramaledettamente fissato con la propria sorella, quasi un attaccamento morboso a cui non trovava giustificazione se non il tremendo affetto per lei. Quasi gli occhi s'inumidivano per l'emozione, la tensione del chiedere se effettivamente fosse, di domandare quale aspetto avesse, quanti anni, il suo cognome, tanto che si perse il resto di tutto il discorso telefonico e... una lacrima. Poteva piangere un vampiro, dunque? Anche se aveva più di mille anni sulle spalle? Certo, una volta anche lui era stato un essere umano... ma pensò che era meglio non saltare a conclusioni troppo affrettate. Mantenere la compostezza in un momento del genere era fondamentale, necessario per portare rispetto a colui che l'aveva scelto. Si accertò che il calore sprigionato dal proprio corpo contribuisse a far evaporare quel piccolo rigagnolo, scomparire nell'aria ed aggiungersi al vampore. Romantico pensare che la sua lacrima sarebbe diventata pioggia, magari la stessa che sarebbe caduta sulle guance della sorella. Chissà, magari a modo suo l'avrebbe riscaldata.
    -La mia passione per la musica ha fatto sì che io mi dedicassi all'apprendimento dell'uso di ogni strumento musicale conosciuto sin dai tempi in cui nacqui, ormai mille anni orsono.- rispose tranquillo, conservando la sua compostezza nello stare seduto, rivolgendogli il suo sguardo, accennando ad un breve sorriso quasi forzato -In poche parole suono tutto quello che c'è in piazza.- sospirò un attimo, per poi continuare -Vi prego però di chiamarmi semplicemente Serori, se potete. Datemi pure del tu, preferisco una piacevole confidenza con i miei interlocutori.-
    Infine non resistette. Le sue mani tremevano in una maniera inconsulta, i nervi sembravano quelli di un adolescente poco prima della pubertà, subdolamente trainati verso il loro obbiettivo. Chiedere.
    -Scusate se chiedo... questa Signorina Sarah, è una vampira?-
     
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  5. Frantic
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    POST N°3
    Mezzo

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    Non era poi così tanto sorpreso. Aveva già dei dubbi quando parlò degli strumenti, aveva la stessa aria un po' ingenuamente saccente dell'onniscienza di un immortale. Si rese conto che la sua era una domanda piuttosto pleonastica: doveva pur trovare il modo d'occupare tutti quei secoli di vita. Chissà com'è essere immortale. pensò, e l'unica risposta che gli venne in mente fu il motivetto dello spot dei Gratta e Vinci.
    Tuttavia, non era lì per pensare a questo. (Troppo tardi, sì, però) Era lì per un compito ben preciso.
    ...Appena deciso.
    V'era un legame tra il bel "giovane" e Sarah, e doveva scoprire quale.
    Rimase un attimo il silenzio. Col sottofondo d'un paio d'insulti dell'autista e un po' di Benny Goodman cercò di fare mente locale riavvolgendo la "videocassetta" del tempo passato con la sua... "terribile" tanta parte di cuore. E calorosi flash balzarono nella sua testa, dal Nameless al Bakasaka. E in quest'ultimo, in quell'avvolgente atmosfera astratta, v'era la chiave della vicenda, chiusa in un suo sfogo e nelle sue parole.



    Adam ed Erick...


    Portò una mano sotto il suo mento.

    Cercò di trovare il modo di fare "coming out".

    Pensò. Non sapeva come chiedergli se egli fosse uno dei due fratelli.

    Pensò ancora.

    E infine, il gran verdetto, dopo elaborata sintesi di tutte le ipotesi, fu una frase tanto articolata quanto efficace:

    -Adam?-
     
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  6. Xasar
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    ~Serori#3

    Per un attimo quasi si chiese se lui lo stesse ascoltando, sembrava preso, assorto dalla musica che in quel momento scorreva con le sue note veloci e battenti. Familiare alle orecchie di Serori eppure così tanto strana da risultargli sconosciuta. Eppure non s'azzardò a chiedergli chi fosse il musicista, perchè era quanto mai evidente che ogni parola espressa dal vampiro stava venendo ignorata come i normali esseri umani tendono ad ignorare il naturare scorrere delle ore.
    Ciò nonostante l'attesa era tanto snervante quanto poteva esserlo ogni comportamento dell'uomo. No, si sbagliava, non era snervante, era semplicemente bizzarro. Proprio gli faceva cadere le braccia, sembrava nato apposta per rendere ogni momento serio quanto più comico possibile. Ridicolizzare ogni cosa, come diamine ci riusciva? Tuttavia il senso del dovere di Serori era forte, era qualcosa che non si poteva definire a parole. L'affetto per la sorella lo stava rendendo furente, effettivamente impaziente e determinato a sapere tutto quello di cui Mezzo Estragon era a conoscienza.
    Fu proprio nel momento stesso in cui si poggiò una mano sotto il mento che gli occhi rossi del ragazzo guizzarono veloci su di lui, ignorando totalmente gli insulti lanciategli dall'autista ed aspettando una sua risposta, convinto che avrebbe avuto ciò che si aspettava.
    Realmente, fosse stato stupido, ogni sua ipotesi sarebbe stata smontata da ciò che disse un attimo dopo, ad lungo pensare in cui i saldi nervi di lui stavano iniziando a venire meno. Quello che uscì dalle labbra di Mezzo fu quanto mai inaspettato ed allo stesso tempo gradito in un modo che neanche si sarebbe reso mai conto se solo non avesse sbagliato tra le uniche opzioni disponibili.
    "Adam?"
    Il cuore di Serori si mozzò nella sua stessa gola e per poco non saltò a dosso all'uomo per abbracciarlo. Anzi no, fu proprio quello che fece, quasi fosse tornato ragazzino ed avesse ritrovato la propria umanità. Se alla sua domanda aveva risposto con il nome di suo fratello, significava soltanto che quella che lui aveva conosciuto e che era stata chiamata dall'autista, non poteva che essere Sarah Gray, sua sorella minore, quella che lui aveva lasciato al feudo pregando che non lo seguisse. Era stato nominato suo fratello maggiore, colui che invece l'aveva pregato di andare con lui, quello che poi era stato costretto a trasformare in vampiro. Ci sarebbe stato tempo per ricongiungersi anche con lui, ma adesso era l'ora di rallegrarsi per aver finalmente trovato l'unica persona viva che conoscesse quella benedetta vampira.
    -No, Erick... sono Erick Gray.- rispose stringendolo la sua testa barbuta e dai capelli tirati indietro, in un proprio abbraccio istintivo, mentre cercava di riacquistare coscienza di sè, senza riuscire a smettere di parlare per un singolo istante -La mia sensazione era giusta, lei è Sarah Gray, mia sorella... quanto tempo è passato, è un miracolo che voi siate ancora vivo e vegeto e che... possiate prendervi la briga di farla chiamare... Signor Estragon, vi offrirò più di un caffè a tempo debito, avrete scorte per anni e anni avvenire del più pregiato che esista.-
    Servì un bel po' del suo autocontrollo per riuscire a staccarsi da lui, darsi un contegno e ricomporsi quanto più umanamente possibile.
    Lacrime che avrebbero volentieri bagnato i suoi occhi per la gioia, per la commozione di essere ad un passo certo dalla pura gioia, di essere in qualche modo riuscito a fare della propria esistenza un fulcro vitale per sè e gli ultimi membri rimasti della sua veneranda famiglia. No, non sarebbero scese, non in quel momento, solo quando sarebbe stato abbastanza solo da potersene rallegrare.
    -Quindi, sapete dove vive?- eccola lì, la cosa più importante adesso, qualcosa se sorpassava il trovarsi in una macchina mal guidata e con un pazzo drogato di caffè. Eppure aveva dato della pazza anche a sua sorella precedentemente, sorridendo all'idea che dopo tutto non fosse po un ragionamento così sbagliato.

    Edited by Xasar - 19/6/2011, 00:03
     
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  7. Frantic
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    POST N°4
    Mezzo

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    Eppure I suoi atteggiamenti erano strani? Bene. Non v'è limite, s'è appena scoperto. Non era l'unico. Ne fu lieto, sembrava quasi di sentire una sorta di collettività. Pareva una minore solitudine. Pareva. Decise di lasciarsi comunque il pensiero a metà: realizzarlo sarebbe stato ucciderlo, e non era il momento di compiere reati.

    TUTTAVIA
    si concesse d'alzare un sopracciglio.
    Senza malizia.
    Senza intenzioni maligne.
    Un sopracciglio che aveva, semplicemente, voglia di elevarsi.

    E guarda che luna, guarda che mare, cantava la radio. Il filo delle parche continuava a inclinarsi favorevolmente, lasciando cadere abbondanti dosi di commuovente fortuna con la C maiuscola. In questo si poteva trovare, forse, una speranza nella vita. Un bagliore che indicava che, forse, non è tutto poi così insensato, materiale e senza uno scopo.
    ...Nah.
    Troppo.
    Osservò il commosso "ragazzo". Un ghiacciolo di sentimenti risvegliati con chissà quale fuoco intenso e, tuttavia, tiepido. Tiepido come il benvenuto della propria casa. Come un cane che ti fa le feste al tuo ritorno. Quel genere di tiepido.
    Postulò e pensò un piano perfetto, malvagio e malefico ma fin troppo misericordioso. Avrebbe fatto una sorpresa alla sua...

    "compagna"?

    Compagna. Solo per stavolta.
    Non la chiamerò. Non vorrai mica svelarle tutto... E se la chiamassi, sarebbe in meno d'un secondo qui e addio serata Jazz.
    Respiro normale e pacifico.Dammi un tuo recapito. Rimanete nei paraggi. Manderò io lei da te... Le devo ancora fare un regalo, d'altronde.
    Per cosa?
    Un regalo, diamine, non per forza per qualcosa.


    Diede un suo bigliettino da visita. Bigliettino, perché era abbastanza timido e giovane... E sapeva già di caffè. Una grande volontà di bigliettino. Un signor bigliettino. V'era il nome Mezzo Estragon in Times New Roman (era un conservatore del cazzo) e ai lati, in basso, v'erano indirizzo e numeri di telefono.
    Teniamoci in contatto.

    Si poggiò nuovamente sullo schienale e alzò la testa. Dalla tasca interna della sua giacca, elegantemente, prese il suo visore e lo posò sugli occhi. Senza aderire né traballare, calzò sul suo volto. La testa alta volgeva al cielo, dove gli occhi cercavano un chissà qualcosa di ridicolo da amare e sfottere. Cercava in alto, anche se guardando in basso ne avrebbe trovate a bizzeffe. A partire da macchina e contenuto. Eppure guardava in alto.

    Sarà perché lo schienale è comodo.

    Grazie, ma mi basta un solo caffè. Io assaggio, sai. Il mio caffè, per ora, mi basta ad accompagnarmi. Ma mi perdona le "scappatelle".
     
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  8. Xasar
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    ~Serori#4

    Non v'era rinuncia in una sana e parsimoniosa spavalderia come quella. Serori poggià incredulo una mano sul proprio viso, emergendo dal nulla come un fantasma inconscio dell'evento che gli si era apprestato ad avvenire. Una rinasciata, come mai ne aveva assistite prima d'ora. Si sentiva rinato, come morire e risorgere, come trasformarsi in vampiro per la seconda volta. Un dolore che non aveva eguali attraversare il petto, ma se il processo fosse stato inverso, allora avrebbe provato piacere? Perchè effettivamente era quello che stava provando in quello stesso istante. Una sorta di eccitazione che non gli dava tregua, che lo trainava a forza verso un paradiso ancora da scoprire, verso quella luce a cui aveva ambito per così tanti secoli senza riuscire a raggiungerla.
    La miriade di immagini che attraversarono la sua mente furono la pura e semplice conferma di quanto i suoi pensieri gli avessero trasposto al cuore, riducendolo così, ad un corpo esanime e caldo, simile ad un essere umano, ma profondamente diverso. Eppure, quanta dolcezza si racchiudeva dentro il suo cuore da assassino, dentro quel corpo morto teorizzato come freddo. Guardò Mezzo, pensando che egli potesse in qualche modo averla toccata, sfiorata, se non essersi spinto oltre e quasi ne fu geloso, invidioso per alcuni istanti. Si trattenne dal chiedere, dal fare magre e troppo morbose figure da sfociare nell'incesto. Amore per la sorella sì, ma fino a questo punto? Che sarebbe successo se l'avesse ritrovata? No, non era quel tipo di attrazione che provava verso di lei.
    Nonostante tutto si sentì particolarmente rassicurato dal fatto che egli non l'avrebbe chiamata. Annuì, concordando perfettamente con le osservazioni poste dall'uomo, immaginandosi non volutamente l'occasione in cui avrebbero potuto vedersi, parlarsi dopo più di 900 di anni di separazione. Quante cose da raccontarsi, quante altre da doversi nascondere...
    Ma egli non aveva recapito, aveva deciso di abbandonare quel posto che gli ricordava l'ultimo suo amore perduto, per dedicarsi anche alla sua ricerca. No... non poteva semplicemente essere sparito così, dal roxy Hotel senza neanche lasciargli scritto quale fine si fosse imposto.
    "Manderò io lei da te... Le devo ancora fare un regalo, d'altronde."
    Lo guardò veramente curioso, stranito ma non troppo da quella strana confessione per finire a prendere il biglietto da visita che egli stesso gli stava porgendo. Semplice una scritta in Times New Roman con dicitura di nome, cognome, indirizzo e telefono. Nero su bianco, professionale fin nei minimi dettagli, eppure piccolo, quasi timido. Da esso sentì provenire un forte aroma di caffè, probabilmente ne aveva raccolto a fura di stare assieme all'uomo. Gli venne da chiedersi se fosse così anche per la sorella, se anche lei avesse i suoi lunghi capelli castani chiari di quell'odore dolce amaro che proprio ora accarezzava le sue narici. Per un attimo s'illuse di essere più vicino a lei.
    "Teniamoci in contatto" parole che lo fecero tornare più o meno alla realtà delle cose, sorridere per quanto poteva. Fu estremamente dolce e neanche badò che Mezzo si fosse messo così comodo.
    -Mi farò vivo io, non appena possibile. Purtroppo non dispongo di una casa al momento, quindi i mezzi di comunicazione telefonici rimangono quelli che sono.- rispose intascando il biglietto all'interno del giaccone scuro che per l'occasione aveva deciso di indossare.
    Fece un sospiro, pregando che quel giorno arrivasse quanto più in fretta possibile. Quasi si sentiva un bambino prima di una gita scolastica, ma Mezzo aveva mensionato qualcosa capace di attirarlo e distrarlo momentaneamente, forse era un bene.
    -Parlate del caffè come se fosse la vostra donna... curioso, ma neanche così strano infondo. Jazz dunque? Sarei lieto di suonare per voi qualcosa del genere.-
     
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  9. Frantic
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    POST N°5
    Mezzo

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    Molto più di una donna.

    Scesero dalla macchina galoppante. L'autista parcheggiò approssimativamente, senza pagare il pedaggio, e fece strada.
    La piazza riluceva di infinite luci, il crepuscolo scivolava via lasciando il drappo del suo lungo vestito accarezzare un'ultima volta la notte, prima di congedarsi. Una moltitudine di mormorii stringeva la mano ai tipici rumori urbani, creando un indubbiamente eventuale ma azzeccato connubio. Convincente ed efficace. Qualche migliaio di persone sedeva su sedie relativamente semplici, altri, principalmente ragazzi, tra kefiah e giacche con cravatte, seduti per terra in prima fila, poco sotto il palco. Mormoravano. Quasi meccanicamente. Eppure v'era un sentimento, come se stessero aspettando che un nonno comune raccontasse loro una storia, prima del calare delle tenebre. Un fuoco scoppiettava in un camino immaginario fisicamente, ma ben concreto emotivamente. Una signorina sui trent'anni fumava una sigaretta, in prima fila, accavallando le gambe. Il fumo creava sinfonici spartiti ed eleganti chiavi di violino.
    Il palco era di legno. Due economiche ma dignitose luci venivano sparate da simili riflettori colorati. Eppure, in quell'oscenità scenografica si stava bene. Non si moriva di caldo, almeno...
    L'autista imbracciò il basso, salutandolo come un vecchio amico.
    -Scusate il ritardo. Per voi, apriamo con un pezzo forte... Old beth's one! Ma prima accogliamo le vere anime della serata. Levò un braccio, invitandoli a farsi vedere.Mezzo motherfucking Estragon e una special guest, Serori Aasu!
    Mezzo entrò, visore alla fronte, e prese con decisione e sicurezza il suo sassofono. Si salutarono, e si augurarono buona fortuna.
    Indi levò lo sguardo in direzione del "giovane", attendendolo. Sul palco, tantissimi strumenti erano appoggiati su rispettivi piedistalli o sostegni, da strumenti a corda a strumenti a fiato, con partecipazione di archi e compagni. In bella vista, un chapman stick e un hang drum. Forse non adatti a un jazz old style, ma pur sempre geniali e dignitosi.
    uno alla volta disse, ghignando.
     
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  10. Xasar
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    ~Serori#5

    Molto più di una donna? Strano, era la stessa cosa che avrebbe detto anche di sua sorella, evidentemente quei due avevano molto più in comune di quanto potessero effettivamente pensare. Ormai non era più tempo di perdersi in inutili chiacchiere, era giunto il momento di scendere dall'auto -con gran sollievo di Serori- per seguire Mezzo Estragon. Sembrava effettivamente sapere dove andare, seppur non diede chiare indicazioni al vampiro che continuava a seguirlo attraverso le costruzioni urbane, rischiarato dalle luci soffuse, fino al raggiungimento di quello che si poteva dire un vecchio quanto nuovo palco di legno. Modesto per costruzione, ma la sua semplicità lo rendevano più affascinante di qualunque altra decorazione là al suo interno.
    Sorrise, in un certo qual senso aveva già capito cosa avesse intenzione di fare, guardandolo salire là sopra. Non troppe persone ad osservare, ma tutto sembrava montato per creare una scena da oscar, quasi una premiazione... ma a chi?
    Colori semplici, luci non pesanti, un leggero fumo nell'aria che creava semplicemente la scena giusta che si era sempre immaginato nella sua mente. Non era proprio un amante del genere, però se la cavava egregiamente a suonare tutti gli strumenti che si ritrovò improvvisamente davanti. Con sguardo furbesco lanciò un sorriso all'autista che imbracciò inaspettatamente il proprio basso, salendo sul palco e salutando come se fosse una vecchia conoscenza. Fu una vera sorpresa per Serori che a quell'invito seguì senza fiatare Mezzo Estragon, presentandosi sul palco con il cuore battente come un bambino in un negozio di dolci.
    -Se è questo che dev'essere fatto, che si faccia.-
    Accolse la scelta dell'uomo che si era precipitata con un'inaudita sicurezza su un bellissimo sassofono, quasi invitandolo anch'egli a sceglierne uno. Ma quale tra i tanti egli avrebbe prediletto se non il suo preferito? Le sue gambe si mossero da sole, portandolo ad avvicinarsi al cumulo bianco. Nè sollevò i due coperchi, sistemando con la regolare stecca quello della coda. Le pallide ma calde dita sfiorarono i suoi denti, bianchi e candidi come i suoi, per rimirare quelle che potevano benissimo essere le sue gengive, sporco magari, ma per Serori non erano altro che oro di puro suono. Quel mostro, quell'affare di così grande vanto era stato suo compagno e consolatore di molteplici serate ed ora, immaginariamente, eccoli di nuovo lì. Perchè alla fine ogni pianoforte era in sè diverso, ma l'animo era uno solo.
    Prese posto, non prima di essersi tolto il lungo giaccone nero, rivelando una camicia casual, bianca, effettivamente semplice ma di buon gusto, accostata ai jeans scuri. Rivolse un ultimo sguardo a Mezzo Estragon, convinto che egli sapesse perfettamente dove andare a parare con quel visore sulla fronte e l'atteggiamento a uomo d'affari. Non poteva fare altro che immaginarvi accanto la sorella, magari in qualche intento di morderlo o qualcosa di simile. Eppure strano che non avesse visto sul suo collo qualche segno di morso. Era forse il momento di pensarci? No, sicuramente era quello meno appropriato. il pubblico attendeva, chi avrebbe dato il via a suonare quel pezzo di cui stavano parlando?
    Le luci si ridussero di quel poco che bastava a mettere in evidenza i componenti di quel gruppo improvvisato, e fu proprio così che Serori decise di iniziare. Infondo aveva detto Jazz... che cos'era se non musica che veniva dal cuore, dall'animo umano, da sentimenti, emozioni perdute che si vuole rievocare o dimenticare?
    Quel pezzo non lo conosceva, ma sapeva perfettamente cosa volevano le sue dita. Sapeva in qualche modo che, se Mezzo Estragon amava il jazz tanto quanto amava il caffè, allora sarebbe riuscito a stargli dietro con un semplice soffio a fior di labbra, con qualche pressione ben mirata e con tutta la passione che aveva in corpo. Per il bassista? Boh, non ne aveva idea... magari si sarebbe "attaccato al clacson" per così dire.
    Fu sua la prima pressione, poi le dita scorsero sul pianoforte come se accarezzassero i dolci capelli di una ragazzina, immaginandosi per la prima volta di poterla sfiorare, raggiungere, così com'era riuscito a raggiungere il sassofonista che ora avrebbe decantato quell'opera, gustandosi il meritato premio.
    Più tardi, e solo a spettacolo finito, sarebbe occorso per lui il meritato caffè. Chissà, magari per entrambi.
    The night is still ours...


    "Non accade nulla, nessuno arriva, nessuno se ne va, è terribile!"

    (Aspettando Godot)

     
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