Giocata n. 20, gen: Hentai, Pg asta: Nike Water.

Nike Water di d a m o n * X Serori Aasu di Xasar

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    Giocata Numero: 20
    Personaggio Asta: Nike Water;
    Roler del personaggio: d a m o n *
    Genere: Hentai;
    Vincitore: Serori Aasu.

    Offerte che sono state fatte al personaggio d'asta:
    . Esprimere un QUALUNQUE desiderio.
    "Non c'è nulla che un vampiro come me non possa fare." No?
     
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  2. Xasar
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    JuunJuu Karaoke

    karaoke_480

    Un luogo non troppo esposto nei quartieri più ricchi di Ikebukuro nord. Una stanza calda e accogliente, dove uno schermo televisivo manda su richiesta sigle e canzoni prescelte, di anime, film, telefilm o di gruppi famosi. Al JuunJuu Karaoke le persone vengono per rilassarsi totalmente e lasciarsi andare in compagnia di pochi intimi.

    Orario:
    dalle 13.00 alle 22.00


    Serori2
    ~Serori

    Un Karaoke, non gli era venuto in mente posto migliore per restare un po' soli, isolati dal resto del mondo che inspiegabilmente cercavano lui, cercavano loro, neanche fossero le ultime star della serata. Non era neanche stato disposto ad aspettare così tanto, ma aveva praticamente reclamato il suo premio nell'immediata esattezza di tempo che ci aveva messo a dirigersi al suo palco e farla scendere con estrema dolcezza.
    Sguardo sobrio, pur non essendolo del tutto. L'immaginario reale di lui, dei suoi occhi color vermiglio, tradiva una certa sicurezza di ciò che sarebbe dovuto accadere. No, non vedeva nel futuro, ma era più che convito che presto quella ragazza avrebbe ceduto all'unica cosa a cui un'essere umana non avrebbe mai dovuto cedere: il fascino vampirico.

    Entrata in scena, la stanzina a loro riservata prevedeva un bel divano, ampio e sgargiante, un televisore, un telecomando ed un'ampia scelta di canzoni che Serori non si scomodò neanche a controllare. Musica inserita di default, lui non fece altro che entrare, conducendola all'interno di quel vasto luogo tutto per loro, insonorizzato ed al loro servizio pure un frigo bar.
    Non avrai intenzione di... un pensiero interiore che aveva voglia di combattere contro quello che lui era, contro il desiderio di sangue e di cibarsi di lei, quella fulgida creatura dai capelli cerulei che elegantemente camminava sposata perfettamente con l'aria, l'ambiente.
    Non era che una bambola, forse fragile, dallo sguardo vacuo e per nulla vuoto come invece lo era quello del vampiro. Egli però non aveva timore di toccarla, far affondare le proprie dita sulle braccia di ella, facendole risultare più calde di quelle di un normale essere umano e non fredde come quelle di un cadavere. Tutti presupposti che avrebbero potuto scoinvolgere la visione di una normale creatura della notte, pensare che fosse un falso, un succhia sangue finto. Invece non c'era più vero del vero.
    -Spero sia di vostro gradimento, mia lady.- esordì con un cenno di soli occhi, protendendosi ad entrare a quella luce, per nulla turbato da essa, per quanto amasse l'oscurità.
    Si premonì di invitarla a sedersi sul divanetto, reclinando appena le mani verso il comodo sedile, per lasciare che fosse la prima a prendere posto. Mai, neanche da killer perfetto e spietato, sarebbe venuto meno alle buone maniere.
    Nike... spero tu possa perdonare questo dannato... ancora, parlava ancora quella sua vocina interiore, quella sua coscienza e l'umanità a cui Erick Gray amava attaccarsi, nonostante fosse morto da tempo immemore ormai. Neanche i libri di storia ne parlavano, tantè che la casata della sua famiglia era stata persa e distrutta.
    -Prego... non abbiate timore.- la invitò con cortesia, nonostante tutto quel timore di cui parlava in realtà avrebbe fatto meglio ad essere diretta parte della sua persona, del cuore di quella ragazza che appariva così sicura esteriormente.
    Non era proprio il caso di fidarsi di lui, almeno non in quel momento. Capace di tutto, senza scrupoli. Era questo che diventava quando la fame diventava incontrollabile, ma come avrebbe fatto la sua coscienza ad evitare che la mordesse, che se ne cibasse? Come poteva il vero Serori tornare alla luce e prendere possesso della situazione senza prima aver ricevuto un pegno di sangue?
    Quesiti, domande, fulcri e dolori ai quali non valeva la pena pensare. Gli occhi di lui vagarono su di lei, cercando sulla pelle candida e fresca qualunque imperfezione, senza tuttavia trovarne. Se n'era estasiato, quasi incantato e, per quanto lei probabilmente l'odiasse, la fissava come se fosse un prelibato boccone, condendo l'espressione di cui s'era tinto il volto d'un perfetto ed uncinato istinto predatorio.
    Un sorriso a mezza bocca, il taglio degli occhi occidentale, il pallore del suo volto, unito ad un taglio di capelli giovanile. Era tentazione pura, era ciò che voleva essere. Il fiore che attira a sè la dolce farfalla per chiuderla per sempre nella sua morsa feroce.
    Feroce... che parolone.
    -Dunque, alla fine era talmente grande lo scompenso, che nessuno ha osato fare altre offerte.... Voi che ne dite? Vale la pena secondo voi avere paura?- chiese in un gesto semplice, cercando con la punta delle dita di carezzarle appena il mento, vigile ed attento.

    Edited by Xasar - 23/11/2011, 01:10
     
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    nike.
    Il solo nominare la parola 'Vampiro' fece dimenticare la possibilità di ogni altra possibile opzione. Come poteva... Esisterne un altro? Ed ora sì, la stava guidando in un luogo privato pronto ad esaudirle ogni desiderio, sempre non desiderasse nutrire i propri.
    Sotto il lungo cappotto dall'ampio cappelo da druido, Nike vestiva con un abitino gotico classicheggiante, calze strappate e tacchi a pois bianchi.
    Seguì il ragazzo dall'aspetto marmoreo -forse- più del suo con passo sicuro, lento e felpato. Nessuna incertezza, nè emozione trapelava dagli occhi fissi di lei sulla sua nuca corvina, palesemente perfetta tanto quanto quel corpo vissuto, per nulla logorato dal tempo. 'Come il tuo...', pensò inevitabilmente sentendo la nostalgica voglia di paragonarlo alla sua più bella e vecchia conoscenza.

    - Spero sia di vostro gradimento, mia lady.
    'Quanta galanza', osservò, una volta chiusa la porta alle spalle con un semplice colpo di tacco.
    S'appoggiò alla superficie liscia ascoltando la fastidiosa canzone che scorreva proprio in quel momento.
    Si sentì improvvisamente divorata sotto il suo sguardo, una sensazione fastidiosa quanto eccitante. Strano provarla, ma nessun commento. 'Avrà già capito', presuppose -tuttavia- diffidente.
    I boccoli che riunivano le punte argentee dei capelli davanti cadevano sullo scuro sfondo del tessuto opaco del cappotto che ancora teneva addosso. Il resto erano coperti dal cappuccio ampio e dilatato, ma ciò dava comunque una buona visuale del ceruleo di base.
    Fu al momento del morbido contatto che il pretendente s'espresse:
    - Dunque, alla fine era talmente grande lo scompenso, che nessuno ha osato fare altre offerte.... Voi che ne dite? Vale la pena secondo voi avere paura?
    'Ottimo approccio', alluse, alzando il volto e gli occhi cerbiattini verso i suoi anticipando il gesto azzardato del Freddo.
    Un'occhiata fulminea toccò le iridi dell'altro, ma nulla di più. Toccarla, questo no.
    "La paura? E' solamente il pessimo risultato di un'illusione. E' codardia e questo...", alluse, riferendosi -forse- anche al gesto suo, scostandogli lateralmente e lenta le dita dal proprio mento.
    "... lo trovo poco elegante", concluse, levandosi da quella scomoda situazione per poter raggiungere il divanetto lasciando morbidamente cadere lungo le spalle con sin troppa non chalance il lungo cappotto.
    Diede le spalle al sottoposto senza porsi alcuna domanda, nuca compresa che -scoperta dai capelli raccolti avanti- risultava pallidamente lattea.
    "Devo darvi del 'voi', deduco?", chiese lei, voltandosi solamente facendo ruotare capo e collo con espressione severa, sempre e comunque invariata.
     
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  4. Xasar
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    Serori2
    ~Serori

    Curata, elegante, una vera dama se non fosse stato che sprizzava malizia e provocazione da tutti i pori.
    Il modo in cui aveva volutamente chiuso la porta dietro di sè, il succinto abitino ed i tacchi di cui si era predisposta, ogni cosa lasciava semplicemente all'immaginazione di Serori, il predatore, l'uomo che al momento aveva una cultura così fittizia da poter essere tranquillamente messa da parte per un solo assaggio di quella pietanza cerulea e platinata.
    Occhi vividi, grandi e splendenti. I suoi stessi non avrebbero mai potuto competervi, per quanto il loro colore fosse maledettamente opposto. Eh, no... ora che ci pensava, anche lui una volta aveva degli occhi che risplendevano di quel colore. Un azzurro cielo fantastico.
    -Ottimo, direi...- rispose continuando ad essere garbato nel suo sorriso che lasciava trasparire più malizia di quanto in realtà non volesse. Non le piaceva essere toccata, l'aveva letto nelle sue informazioni e non s'era di certo disturbata a non ricordarglielo. Gli venne palesemente da ghignare, emettere uno sbuffo alla Per diamine, che caratterino...
    La osservò sedersi, prendere posto con così tanta superbia quanto solo la regina degli inferi poteva fare. No, macchè inferi. Lei era la principessa di tutti i ghiacci.
    Finalmente il lungo cappotto scivolò via, lungo le sue braccia lattee, adagiandosi da solo e quasi magicamente sul divano. Le spalle rivolte verso Serori, però, erano indice di alcune incomprensioni riguardo la natura vampirica. Mai dare le spalle ad un vampiro, mia cara...
    -Poco elegante dite?- chiese ironicamente, lasciandosi sfuggire una flebile risata a denti stretti -Trovate dunque che un predatore notturno, un'abominevole bestia che si nutre di sangue umano, possa aspirare ad essere elegante... Molto interessante...- si sedette così anche lui, alle sue spalle, completamente indesideroso di togliersi il proprio di cappotto. Eppure rivolse a lei ed al suo collo libero, quello sguardo capace di penetrare la carne, scrutarla alla ricerca dell'arteria perfetta. Oh, sarebbe stato doloroso... sua sorella dava un immenso piacere nel mordere, quasi un'orgasmo. Serori invece era sempre stato pungente, come il fuoco che gli scorreva nelle vene e che gli dava la possibilità di avere ancora un corpo umano.
    Alla fine voltò la sua testa, espressione severa alla quale egli seppe rispondere ancora con un sorriso, invariato tanto quanto la sua -Darmi del voi? Non siete costretta se non si confà alle vostre abitudini.- semplice e palese, detestava tremendamente le cose forzate, anche quando era in quella modalità "io supremo, io mi cibo, io distruggo".
    -Potete chiamarmi semplicemente Serori... oppure Erick, visto che è il mio vero nome.- si avvicinò appena a lei, sporgendosi quel tanto che bastava per raggiungere appena i lineamenti del suo volto, tentato a volerli sfiorare con le labbra ma senza farlo -Potreste anche cedermi un pegno, qual'ora voleste...-
     
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    nike.
    Oh, ciò che non avrebbe nemmeno ammesso a sé stessa era quella folgorante bellezza, candida e per nulla umana. Serori splendeva al contrario suo. L'invidiava, odiava ogni cosa potesse rimandare al suo unico amore perduto.
    'Ian…', si trovò a pensare, lasciando scorrere flash rapidi di quella fantastica notte di passione, della propria infanzia che -a tratti- ricordava con assoluta facilità.
    Ian era un qualcosa di trascendentale, al di fuori della sua stessa portata, doveva pur ammettere questo ed invece in quel momento si trovava ad essere radiografata da quegli occhi così in contrasto con il turchino dei propri.
    - Trovate dunque che un predatore notturno, un'abominevole bestia possa aspirare ad essere elegante?
    "Questo vostro sguardo voyeurista è poco elegante, Erick, non la paura che potreste incutere", rispose con sottile ironia, accavallando le gambe lenta ed aggraziata, morbida in ogni movimento. Persino nell'incrociare le braccia sotto il seno pareva per nulla banale.
    Si riferì chiaramente alla sua posizione, al suo stare alle spalle ed ora -chiaramente- aveva cominciato a darle fastidio quanto provocarle una certa eccitazione sensoriale, tattile, una voglia insana di provocare il Vampiro sebbene, di intenzioni maliziose, non ne possedeva.
    Spingere al limite il suo autocontrollo forse. Forse anche solo scovare il suo reale quanto palese obiettivo.
    Sentiva l'aura fredda di Serori avvicinarsi a lei. Nell'attimo in cui lui quasi le sfiorò le labbra, Nike si voltò, tornando con gli occhi puntati sullo schermo mentre il soffio del finto suo respiro si prestava a carezzarle, muoverle appena i capelli.
    'Un pegno'
    "Cosa intendete per pegno?", chiese curiosa, invariando espressione o sorriso. Pazzesco com'ella potesse risultare fredda ed impassibile agli occhi altrui, ma non a quelli dell'Immotale.
    "Si parlava di desiderio…", puntualizzò infine, puntando gli occhi più che poté verso quel poco che riusciva a vedere di lui senza -tuttavia- muovere volto o collo.
     
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  6. Xasar
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    Serori2
    ~Serori

    Interessante come cercasse invanamente di provocarlo e stuzzicare i suoi istinti. Alla fine aveva scelto di chiamarlo per nome, proprio mentre accavallava le gambe e a braccia conserte manteneva su sè stessa quell'autocontrollo di cui egli invece era stato privato. C'era la sua bestia, l'abominevole cacciatore che - assetato di sangue - l'aveva cercata e trovata, la sua preda.
    -Questo mio sguardo?- chiese trattenendo una risata melliflua, evidentemente divertita da quel suo gioco di sguardi, di palesi ed evidenti provocazioni.
    Era sciocca, probabilmente non si rendeva conto quanto stesse osando con una creatura di così tanti anni rispetto a lei, un millenario, un Antico. Certo... il vero Serori non sarebbe mai stato così poco modesto, avrebbe conservato i suoi poteri nell'umiltà di ogni singolo gesto. Infondo, era colui che si era sempre rifiutato di spegnere quel suo lato umano, ma le sue emozioni venivano automaticamente spente quando la sete di sangue si faceva così profonda, così forte da renderlo paurosamente instabile e capace di tutto.
    Il suo cuore continuava a battere, incessante. Quel respiro che molti avrebbero scambiato per finto, in realtà era più vero del vero. Quel fuoco che alimentava il calore umano, rendeva ancora vive tutte le sue funzioni vitali al caro prezzo di essere una fiamma viva e pallida, indomabile.
    Avreste dovuto incontrarmi quando la mia sete non era così forte... magari sarei stato più elegante. ghignò senza darle la risposta che voleva. Era così che amava giocare da bravo predatore. Lasciando coloro che avevano la sfortuna di capitare tra le sue grinfie con il dubbio atroce delle sue intenzioni.
    Fredda ed impassibile alla sua domanda, il chiarimento che richiese a gran voce, facendo notare che egli aveva parlato di un desiderio e non di un pegno. Al che Serori scese con il volto, le sue labbra, lungo i capelli suoi, discendenti sul suo collo coperto dall'azzurro del mare, tentato da poterli scostare ed annusare più profondamente quella spuma che percepiva, il suo odore così forte e deliziante ai suoi sensi.
    -Avete ragione, vi ho parlato di un desiderio...- acconsentì nel momento stesso in cui, alzando una mano, la poggiò direttamente sull'estremità dello schienale di quel divanetto vivace -...ma per ottenere qualcosa, bisogna darne in cambio un'altra.- sulle sue labbra si accentuò il suo sorriso, gli occhi che scivolavano ben oltre la sua figura. Rubini che guardavano aldilà della materia, quasi volessero scrutarle l'anima, farla cedere ad ogni superba tentazione.
    Umile umana... ti prego, lasciala stare... è... è solo una ragazzina.
    Modi di fare, sguardo tenace. No, questa era ben più di una semplice ragazzina. Bè, infondo fisicamente tra loro non c'era tutta quella differenza.
    -Dunque esprimetevi. Esaudirò la vostra richiesta.- sussurrò lieve, un borbottìo sensuale, un sospiro dedicato solo a lei.
     
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    nike.
    Aveva trovato -per caso- un punto dolente della sua personale cultura generale? La storia dell'arte non l'aveva mai studiata?
    "Eppure dovresti averla vissuta la storia dell'arte… Voyeurista: da 'voyeur', termine francese che significa 'guardone'. Lo sguardo voyeurista è tipico di Degas, impressionista per eccellenza con Monet", spiegò brevemente. Tagliò il discorso o si sarebbe più che dilungata in quel campo: amava tremendamente quella materia scolastica.
    Non si rendeva realmente conto di cosa, di quanto potesse essere pericoloso quel finto ragazzo? Oh, lo credeva, ma la cosa non le importava, la rendeva solamente curiosa, giocosa ed ambigua sebbene non fosse realmente sua intenzione.

    Era chiaro, aveva accettato solamente per soddisfare il proprio interesse. Avesse proposto una cena o un qualcosa di molto più banale se ne sarebbe semplicemente andata.
    Vicino, nonostante il precedente avviso Serori insistette ad intraprendere anche il minimo contatto, uno sfiorare il cielo dei capelli di lei con la punta del naso, le labbra. Nike ne sentì l'apparente respiro silenzioso, cosa che le procurò dei brividi innaturali, interni ed impercettibili ad occhio nudo.
    - … ma per ottenere qualcosa bisogna darne in cambio un'altra.
    "E -di grazia- questo appuntamento non la considerate un'ottima merce di scambio?", chiese voltandosi nella direzione dei suoi occhi cremisi, le labbra dischiuse che quasi cadde in tentazione: toccarle, anche solo provare cosa fossero in realtà. Fredde come il marmo, lisce o calde e morbide quanto la seta.
    Ma nulla di più.
    Si limitò a tenerle lì, a pochi istanti dalle sue senza mai rompere quel contatto visivo che ella stessa aveva intrapreso. Perché sì, si perse nelle striature venose di quelle sensazionali iridi.
    'Troppi apprezzamenti', si disse, scendendo con la propria attenzione lungo le labbra sibilanti, per nulla timide.
    Un sospiro:
    - Dunque esprimetevi. Esaudirò la vostra richiesta.
    'Ma quanta presunzione…', pensò fra sé, lasciandosi scappare un breve quanto impercettibile sorrisetto.
    "Portatemi Ian McGregor. Trovatelo… Voglio vederlo fra una settimana esatta proprio qui, stesso giorno, stessa ora", espresse semplicemente per poi scivolare via dal campo visivo del ragazzo per poter alzarsi e raggiungere il capotto. Cercò il portafogli a dalla quale estrasse una vecchia foto che ritraeva entrambi il giorno prima di scomparire definitivamente.
    "Tenete… Spero vi serva a ricordare. Magari il volto non vi è nuovo", azzardò, sedendosi nuovamente al suo fianco, nell'esatta posizione precedente attendendo una risposta ovvia, scontata.
    Era questo il patto fra i due, no?
     
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  8. Xasar
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    Serori2
    ~Serori

    Pazza. Non era una bambina e neanche una donna a quanto pareva. Era semplicemente ed inequivocabilmente pazza. Il suo ghigno ed il suo sorriso era stato interpretato come una carenza di cultura, ironico a dirsi. Eppure egli, come lei sosteneva, della storia vi aveva addirittura fatto parte. Non era a caso che si era fatto coinvolgere da quella terminologia, facendo appello a tutte le sue forze per non ridere ancora.
    Un po' come se ella avesse voluto rafforzare la parola "sguardo", definendolo uno sguardo guardone. Forse era la sua cultura che era un po' carente, nonostante questo evitò d'esprimersi, per quanto ella fosse in un certo errore a pensarla come doveva. Non voleva certo mettere in imbarazzo una così dolce e "docile" creatura. Si limitò dunque a sorridergli, rendere ancora più vacuo ed ironicamente deridente il suo sguardo, diretto a lasciar intravedere quanto più che le sue labbra non dicessero su di lei.
    E poi... io adoro la musica.
    Appuntamento... una merce di scambio. Fu a quel punto che il riso di Serori fu completamente intrattenibile. Scuro, profondo e a tratti fanciullesco, giocoso. I canini del vampiro sbucarono fuori come artigli, lame iridescenti pronte a tuffarsi nel mare di carne e sangue, ma così non fu. Si mostrarono solo per compiacere al proprio divertimento, perchè sì, era divertente, tremendamente divertente.
    -Mia lady...- esordì cercando di trattenere ora quel suo lato burlesco, ricomponendosi di fronte a lei in meno di qualche secondo -... non era l'appuntamento con voi ad interessarmi, ma era necessario che voi approdaste qui per ottenere ciò che volevo.-
    Ma fu quel sorriso dipindo appena sulle labbra di lei a catturarlo per qualche istante ed infine la sua voce. Eccolo il suo desiderio, ritrovare una persona scomparsa.
    Dentro di sè Erick spingeva per uscire e protestare con Io non sono un buon cercatore di persone. Effettivamente se lo fosse stato, avrebbe trovato sua sorella ormai da mille anni. Ciò nonostante era tremendamente bravo a cercare gli esseri umani, vuoi per istinto predatorio, vuoi per ottimo fiuto, ma per lui era un piacere cacciarli.
    Lo raggiunse infine quella foto, cercata ed ottenuta da lei, tra le proprie mani. La guardò con sospetto, alzando un sopracciglio, sempre con fare divertito e si concentrò entro i margini di quella rappresentazione moderna. Due persone, una la riconobbe essere lei e l'altra un uomo, grande, probabilmente d'aspetto più remoto del suo e fu allora che Serori s'imbronciò appena, proprio quando ella si sedette al suo fianco.
    -Ho un'ottima memoria fotografica, conosco quest'uomo...- esordì poggiando la foto con estrema lentezza sopra il suo grembo, senza però azzardare a toccarla come poco prima. La lasciò cadere dolcemente dalle proprie mani fino a che non raggiunse la stoffa del vestito scuro -...Non avete di cui temere, mantengo sempre le mie promesse.- a tal proposito manenteva sempre anche quelle a sè stesso.
    Cazzo. NO! Fermo!
    -Tutto a buon prezzo...- soffiò appena, inarcando le labbra fino ad avvicinarsi al suo collo, respirando il suo odore, immaginandosi la consistenza, il sapore del suo sangue... ma non la toccò, nè la sfiorò minimamente. Mantenne tra di loro quella distanza voluta, quel circolo di provocazioni al quale ora poteva anche tranquillamente abbandonarsi -... ho deciso.-
    Non farlo!
    -Riscuoterò a tempo debito il pegno che mi dovete.- concluse ghignante, allontanando il proprio volto da lei, scrutandola a modo suo con la coda dell'occhio. Sottile ed osservatore, sì, forse un guardone. Rise dentro di sè.
     
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    nike.
    Già, non era una bambina, nemmeno una donna, ma una semplice umana affetta dal morbo primordiale della bellezza. Folgorante, dal pessimo e solitario carattere, diffidente quanto cinica.
    Non capiva il suo essere così ironico, altezzoso nei suoi confronti e la cosa, che ovviamente saltò palesemente all'occhio e mente di Nike, le dette non poco fastidio.
    Nessun fastidio, per lo meno visibile: l'espressione della ragazza non mutò nemmeno per un istante. Non si tradì, nemmeno riuscì a contraddirsi mentre nella sua testa avvenivano una serie di molteplici contraddizioni, complessi della quale non trovava il senso. Nè capo, né coda: solamente sensazioni.
    Fastidio, irritazione, ma nulla di più profondo. D'altronde che ragione aveva di dare peso ai propri pensieri a riguardo di quell'Immortale?
    Forse il sol pensiero di essere derisa, presa in giro la toccava, rimandandola all'unica esperienza passata che l'aveva radicalmente cambiata.
    No, non desiderata sentirsi piccola, inferiore, troppo debole. Così facendo s'era costruita una corazza impenetrabile.

    Oh sì, quel "Mia lady" non la toccò e la frase seguente non la sorprese.
    Lo sapeva: i Vampiri erano creature egoiste e così egocentriche da potersi tranquillamente considerare il centro del mondo, di qualsiasi mondo, persino il suo.
    'La presunzione… La sfacciataggine…'
    Cominciavano a darle fastidio, ora un po' di più.
    Lo ignorò, bellamente. 'Non ne vali la pena'. Non valeva quanto la sua celata e pungente sottigliezza. Non meritava una risposta e basta.
    Il seguito la sollevò: rispondeva al suo chiaro interesse.
    Lo conosceva, aveva riconosciuto il volto meraviglioso di Ian e questo le tolse una piccolo peso dal cuore. Alimentò la speranza, le diede modo di sperare.
    - Non avete di cui temere, mantengo sempre le mie promesse.
    "Ne sono certa"
    , confermò con sicurezza. Le bastava.
    Eppure ciò aveva un prezzo? Davvero? Non poteva credere ad una scusa così banale e fu proprio la banalità stessa a sorprenderla: il suo ghigno, il passo avanti, il suo assaporarla con il naso e non con le labbra, ma soprattutto… Il suo non toccarla.
    No, non l'aveva nemmeno toccata proprio come desiderava. Guardare, non troppo, e tantomeno toccare, ma d'altro canto cosa le andava seriamente bene?
    - Riscuoterò a tempo debito il debito che mi dovete.
    Non poté fare a meno di voltarsi, restare a pochi istanti da lui, da quegli occhi, da quelle labbra, dal volto fanciullesco e giocoso di un millenario di quel calibro.
    Lo scansionò lentamente, lo divorò letteralmente. Sentì un misterioso quanto eccellente bisogno di avanzare senza sapere il perché. Come una calamita si sentiva attratta, eppure non accadde nulla, non si scompose minimamente.
    Un sorriso, un ghigno colmo di soddisfazione e sì, malizia cristallina: "A me non piace avere debiti", sussurrò calda al contrario di ciò che voleva mostrare.
    Non si rese conto di nulla, tutto le parve normale e più interessante del solito, ma questo passò subito in secondo piano.
     
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  10. Xasar
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    Serori2
    ~Serori

    Sebbene fuori fosse immobile come un lago ghiacciato, all'interno Serori era un vulcano in eruzione, una fiamma in fermento che minacciava di divampare presto in un incendio terribile. Uno spirito che si dimenava, si ribellava, consapevole che questo non avrebbe fatto altro che alimentare le sue stesse sofferenze. Prolungare l'attesa del sangue oppure soddisfarla nell'immediato? Era un dilemma ed un paradosso al quale il gentile Erick non riuscì a non sottomettersi. Una malattia alla quale era necessario che guarisse. Sì, Serori era una malattia e come tale andava estirpata, ma era talmente tanto radicata dentro il suo essere che forse sarebbe stato addirittura impossibile.
    Come riusciva a stare davanti a quella ragazzina senza averla già presa per i capelli cerulei, tirata a sè e straziata con un profondo e doloroso morso alla giugulare, non riusciva a spiegarselo. Amava cacciare, era subdolo, crudele... ma quella volta il suo "io" nascosto si era destato di una nuova realtà, l'idea di prolungare le sofferenze di Erick, l'essere impotente di fronte alle disgrazie.
    Disgrazie...?
    No, in quel momento il vampiro non era il buon samaritano che si poteva pensare essere. Tutto quello che faceva aveva più di un doppio fine e talmente tante idee per concludere che pure sua sorella se ne sarebbe spaventata.
    La ragazza era sicura, ferma. Ignara di ciò a cui sarebbe andata incontro, completamente ignoto gli era il patto con il diavolo che stava mettendo in atto. Lo sguardo su di lui, come se lo scrutasse alla ricerca di qualche imperfezione, per cercare di sconvolgerlo con quel sussurro, magari nel tentativo di smuovere l'animo che dentro di lui era bloccato, inchiodato al muro della propria mente. Calda, sensuale. Eppure il sorriso del vampiro si spense, come il click di una lampadina che si fulmina.
    Tornò velocemente, prepotentemente su di lei, rendendo la vicinanza tra i loro volti così minima da poterla far temere di un contatto. Avrebbe avuto dunque modo di sentire il respiro di lui, il vero fiato sulle sue labbra, gli occhi porpora sugli zaffiri di lei. Ogni, cosa, ogni dettaglio, ogni barlume di luce proveniente da lei non era servita altro che a farlo scattare, provocato da quella voce e quelle parole.
    -A me invece piace fare il creditore...- sibilò, sottile come la lama di un bisturi ed altrettanto tagliente -...ve lo porterò qui, ma solo allora stabilirò quanto pesante dovrà essere il vostro pegno.- sorrise allora, continuando a parlarle con quel tono di voce estremamente basso, quasi qualcuno potesse sentirli. Era come un segreto per lui? Provava semplicemente uno strano gusto nel tentare di creare scompensi e dubbi negli altri a quel modo.
    -Mh... ma se non volete essere voi a pagare, potrà sempre farlo il vostro Ian.- concluse in un ghigno, allontanandosi da lei ed alzandosi finalmente in piedi, via da quel divanetto che, seppur comodo non era stato di suo particolare gradimento.
    Aggiustò il proprio cappotto, lungo e nero e si avviò silenziosamente verso la porta d'ingresso della loro saletta privata con quel sorriso maligno, doppiogiochista che tanto caratterizzava quella parte crudele e infida del suo essere.
    Dio,... quanto ti odio.
    Lo so... Lo so... si rispose, ridendo dentro di sè.
    Sfiorò la maniglia, circondandola delle sue lunghe dita ed infine l'aprì, tirando la porta verso di sè. Ultimo sguardo alla sua bella, giocoso, ironico... il sarcasmo era tutto suo -Non mancate, mia lady... il mio cuore grida nell'attesa di potervi rivedere.- le sue ultime parole, condite da quel gesto della mano che andava ad imitare il cuore battente suo suo petto.
    Fu così che si dileguò, varcando l'uscita e sparendo nell'ombra, lasciandola sola e poco galantemente. Forse avrebbe dovuto farci l'abitudine, forse. Infondo era Erick quello che s'intenteva di buone maniere, non lui. Importava sul serio? Era un circolo di provocazioni, ma sapeva che quello che aveva chiesto la ragazza era davvero importante per lei, non si sarebbe tirata indietro di certo.
    Stronzo...
    Rise, annientando il silenzio del corridoio, ma dentro di sè avveniva l'incendio, rendendo tossico ogni suo agire.

    Io amo l'ombra così come amo la luce. Ambedue sono necessarie perché un volto possa essere bello.
    (F. Nietzsche)

     
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    nike.
    Un battito di ciglia, bastò un solo e breve battito di ciglia al Vampiro per farla rabbrividire. Non di paura, ma di piacere, quel sublime piacere impressionista che aveva solamente provato di fronte ad un quadro di Monet o di Turner.
    Egli si fermò proprio di fronte a lei, la fissò mischiando il dolce colore turchino con il pastoso pigmento cremisi del sangue. Contatto quasi fisico, contatto visivo pazzesco legò i due anche solo per quei pochi istanti. Spudorato, pieno di sé e pronto a far pagare alla ragazza il peso di ogni sua parola.
    Alla fine scelse di riscuotere il proprio debito in seguito, come inizialmente era stato deciso.
    "Ook…", sospirò infine lieve, con voce appena accennata senza -tuttavia- riuscire a nascondere un sorriso divertito.
    S'alzò con lui in quel momento, raggiungendo il proprio cappotto per poterlo riindossare nuovamente.
    - Mh… Ma se non volete essere voi a pagare, potrà sempre farlo il vostro Ian.
    Una frustata le sue parole, ma la voce della piccola lady uscì chiara, trasparente e limpida come l'acqua.
    "Certo che no, non sono più una bambina. Ho delle responsabilità", disse semplicemente, limitandosi ad abbottonare il cappotto meticolosamente.
    Il sorriso svanì e gli occhi tornarono sul Vampiro dopo il suo ultimo saluto. 'Che falso…', pensò lei, cogliendo quel sottile velo d'ironia nelle sue parole. Era ovvio, palese che l'unico suo scopo era riscuotere a suo solo vantaggio il pegno che avrebbe voluto riscuotere dalla sottoscritta.
    Non rispose, si limitò a lasciarlo andare. Il pensiero di poter rivedere Ian le prese in ostaggio la mente e -di certo- Serori avrebbe fatto sì che questo suo desiderio sarebbe divenuto realtà.
    'Sperando tu non mi deluda più di quello che già sei riuscito a fare', aggiunse fra sé, avviandosi subito dopo fuori da quella stanza con cuffie alle orecchie, 'Skin of the Night' degli M83 e il desiderio incessante di poter sperare in un ritorno da parte di Ian, l'unico al mondo alla quale realmente voleva bene con tutta la sua anima.
    Umana?
    Sin troppo.
     
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    Vi ringrazio di aver partecipato e vi ricordo di andare a consultare il vostro saldo punti in questa discussione.

    AdaL
     
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11 replies since 22/11/2011, 23:32   274 views
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