[Contest] Code Name - Misia Chan

Partecipante (Yaoi) Rating: Rosso

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    Questa fanfiction ha partecipato al Contest "Un nome speciale".

    Titolo: Code name
    Autore: Misia chan
    Fandom: Nadir x Francis
    Personaggi: Francis e Skyper
    Avvertimenti: un po' di violenza e sadomasochismo.
    Rating: rosso
    Genere: Yaoi
    Breve introduzione: spin off sul passato di Francis.
    N.d.A.(facoltativo): alcune informazioni sono state censurate da asterischi per evitare che vengano anticipati fatti, personaggi e luoghi non ancora visti nella role.


    C O D E N A M E


    «Portatelo dentro» una voce dall'altra parte della porta parlò, era una voce autoritaria calda e bassa, una voce che non aveva né fretta né ira.
    Ed era la calma che più lo spaventava, perché non sapeva se e quando, da un momento all'altro poteva diventare iraconda.
    Aprirono la porta e una forte luce diurna lo investì in pieno viso; la luce era così forte da fargli male agli occhi che lacrimarono subito.
    Venne trascinato per qualche metro da due figure ai suoi lati, entrambe con una pistola nella cintura, ne aveva viste tante di pistole, ma avercele vicine a brevissima distanza era tutt'altra cosa.
    Pur con l'inquietante presenza delle armi, non aveva molta paura, forse perché ancora non era stato minacciato con una pistola alla tempia.
    Lì si che avrebbe avuto paura, se la sarebbe fatta sotto molto probabilmente; ma era troppo fatto per capire chi o cosa stesse succedendo.
    Non era completamente conscio e la mente e la vista erano annebbiate, si sentiva anestetizzato.
    Iniziò a mettere a fuoco una grande vetrata alta fino al soffitto e davanti a lui una scrivania molto elegante, di legno di noce scuro, era di un bel color cioccolato.
    I due tipi indistinti lo lasciarono cadere in ginocchio per terra davanti alla scrivania, sbattendo contro il pavimento, Francis appoggiò i palmi per terra, ma se provava a rialzarsi le gambe non riuscivano a sorreggerlo.
    «E così sei tu, quello che ha derubato Neige, ma bravo...» la voce dell'uomo che parlò era la stessa che aveva sentito fuori, ma in quel momento gli sembrava vellutata e suadente, quasi affascinante.
    Rimase zitto perché in quei casi era meglio comportarsi così e tacere piuttosto che mettere a rischio la propria vita e lasciare che l'altro parlasse e andasse avanti per spiegargli cosa voleva dire.
    Abbassò la testa e tossì, sputò del sangue rosso per terra sulla moquette, sentiva dolore un po' a tutto il corpo, sotto le costole, ai muscoli delle cosce, alle braccia, al labbro e allo zigomo.

    ***

    Francis era stato solamente sfortunato, si era ritrovato a rubare alla persona sbagliata, ma era convinto che era destino che accadesse così, che finisse proprio in quel punto preciso.
    Come c'era finito? Beh, durante una delle sue solite crisi d'astinenza si era deciso a uscire di casa per rubare qualche dose di droga agli spacciatori del settore più basso giù in città.
    Quando era arrivato in strada, aveva visto che lo spacciatore era scortato da alcuni uomini armati e non si era sentito di fregargli la coca, ma più saggiamente, di aggirare l'ostacolo e arrivare alla loro riserva.
    Se c'erano degli uomini armati voleva dire che avevano qualcosa di più di qualche grammo di coca da proteggere.
    Si era arrampicato lungo un tubo dell'acqua piovana fin sul cornicione, poi si era spostato di lato usando solo la forza delle sue braccia per arrivare a una finestrella più piccola in alto.
    La sfondò con un calcio ben assestato, sperò di non aver allarmato troppo la sicurezza con il rumore, ma del resto, la sua astinenza lo portava a compiere delle azioni senza pensare, era un miracolo che non era caduo dal cornicione rompendosi la schiena o qualche gamba.
    Finì su delle casse all'interno del magazzino fortunatamente e poté scendere dolcemente fino al pavimento.
    C'erano intere pile di casse cubiche impilate l'una sull'altra, in un ambiente piuttosto stretto e asfissiante.
    Il passaggio permetteva a un solo uomo di aggirarsi tra le pile di casse che Francis non sapeva cosa contenessero.
    Provò a sollevarne una ma rinunciò subito per via del loro peso esagerato, c'erano delle scritte sui fianchi, con un marchio e un simbolo che non conosceva e dei dati di trasporto .
    Sapeva che la droga era lì da qualche parte se la stavano spacciando fuori, perciò si mise alla ricerca della coca per tutto il magazzino, fino ad arrivare alla fine e trovare una specie di grossa valigia simile a una bara.
    Controllò la sua apertura e cercò il modo per aprirla, non c'era un lucchetto vero e proprio, ma era chiusa da un sistema di sicurezza computerizzato all'avanguardia con la fessura per inserire una scheda.
    “perfetto ci vuole una chiave...” si alzò e controllò di fianco, lì c'era una scrivania, ma sul ripiano non c'era neanche l'ombra di un key-card, si disperò perché non trovava il modo di aprire il baule e ottenere la droga, e considerate le dimensioni e l'alta protezione di cui era disposta doveva sicuramente contenere qualcosa di molto prezioso.
    Frugò forsennatamente tutti i cassetti della scrivania, trovando solo oggetti di poco conto: carte, penne, qualche graffetta, una gomma e una matita, poi trovò un'inutile bottiglietta d'acqua e dei faldoni contenenti dati non interessanti per lui in quel momento.
    Si disperò e si lasciò scivolare per terra con la schiena appoggiata a una di quelle casse strane, pensando a un modo per aprire il baule con i pochi neuroni che funzionavano ancora in quel cervello bacato dall'eroina.
    «Merda!» diede un pugno a una scatola dietro di lui per la rabbia di non aver trovato nulla, quando però il suo pugno rimbalzò sulla scatola si accorse che una pila era più bassa, composta da tre scatole impilate l'una sull'altra e di cui l'ultima era aperta, si alzò subito e ci guardò dentro spinto da chissà quale istinto.
    Il suo fiuto ci aveva visto giusto ed è impossibile descrivere la sua meraviglia quando vide nella scatola un gran numero di sacchetti bianchi.
    Ne prese subito uno e lo aprì, nell'aprirlo però ruppe la plastica spargendo la polvere nell'aria, sui suoi vestiti, sui capelli...e felicemente inspirò.
    Si sentì subito su di giri, euforico e allegro, più forte, più sicuro di sé, praticamente onnipotente al pari di un dio.
    Per far prima, invece che farsi delle strisce e sniffarle, se la mise direttamente in bocca mangiandola.
    Era così felice di aver trovato ciò che cercava che non aveva sentito i rumori, e non si era accorto che delle persone dietro di lui stavano decidendo se sparargli o meno.
    « Non spararlo...» disse il primo uomo.
    «No? Perché non dovrei? È solo un tossico. E' sotto tiro, da qui lo prendo, un colpo dietro la nuca, preciso, non mancherò il bersaglio, è pure fermo, che ci vuole? Poi lo prendiamo e lo buttiamo nel canale» disse il secondo.
    «No, no, lo sai che il capo preferisce evitare i casini, poi dovremmo spostare la roba dal magazzino e trasferirla in un altro, e noi dobbiamo faticare...e poi se uccidi uno s'incazza!»
    «Hm è vero... che facciamo allora, lo portiamo da lui?»
    «sì, intanto prendiamolo... è distratto, non si è ancora accorto di noi, guardalo! Guardalo si diverte lo stronzo! Prendilo prima che consumi tutto il sacchetto!»
    Il resto è storia. Colpito alla nuca, preso di peso e trasportato via in un furgoncino e portato al grande capo e ovviamente nell'attesa un po' pestato.
    Sembrava che il corpo di Francis amasse i pestaggi, finiva sempre per ricevere botte, occhi neri e gonfi e lividi, ed era più il tempo che passava con la pelle viola che di un colore normale.

    ***

    “Neige eh?” pensò facendo un sorrisetto beffardo che gli causò un dolore a un taglio sul labbro.
    L'uomo di fronte si alzò sorridendo quasi cordiale, ma sapeva che c'era qualcosa che doveva temere da quell'uomo.
    Al dito portava un anello e Francis non poté non notarlo subito, era una fede, quindi intuì che fosse sposato, al polso portava un rolex non uno dei modelli più costosi, ma dal valore di 12.000 $ sicuri, assottigliò lo sguardo squadrandolo per raccogliere più dettagli del suo abbigliamento e più informazioni ciò che poteva della sua figura, in cerca di altri preziosi, ma notò solo un ferma cravatte d'argento e una stilografica d'oro nel taschino.
    Sicuramente si trattava bene il signore.
    L'uomo fece il giro della scrivania e si mise vicino a lui, in quel modo, dal suo punto di vista poté vedere solo i suoi pantaloni e la cintura, con l'occhio non pestato.
    Il boss si chinò a guardarlo in faccia con un sorriso cordiale, ma Francis raggelò senza dire nulla, l'uomo lo tirò su per il colletto avvicinandolo così al suo viso.«Ne hai di fegato. A sporcare la moquette con il tuo sangue. Forse vuoi vedere meglio di che colore è .»disse freddo e arrabbiato, lasciò ricadere il suo corpo a terra a peso morto e gli piazzò un piede sopra la testa per schiacciargli lo zigomo ferito contro il pavimento.«A-Ahh...» gemette.
    «Oh sì, che bel suono ha la tua voce, continua ti prego, fammela sentire più forte e chiara!» schiacciò con più energia sulla sua testa e ovviamente il povero ladro tossicomane urlò.
    Francis si era già rassegnato prima ancora che cominciasse a ribellarsi, pensava che lasciandolo “giocare” l'avrebbe lasciato libero subito.
    Non era poi molto lontano dalla verità.
    Il boss sollevò il piede dalla faccia di Francis lentamente e lo poggiò a terra.
    Osservò per qualche secondo il volto tumefatto del francese, si appoggiò alla scrivania e incrociò le braccia.
    «Mi hanno raccontato di come ti sei infilato nel magazzino» disse anticipando l'argomento «sei stato molto abile, nessuno dei miei uomini avrebbe avuto il coraggio di arrampicarsi in quel modo e penetrare dentro una finestra da quella altezza.» disse, poi allungò il braccio per sistemare la manica della giacca che gli dava fastidio e sistemarsi il colletto.
    «O forse non sono così pazzi» rispose il tossicomane senza riuscire a frenare la lingua; Skyper lo guardò valutando le sue risposte, sembrava riuscire a ragionare abbastanza lucidamente,e sia per valutare il suo potenziale, e di considerare gli aspetti positivi e negativi di tenerlo in vita.
    «sai che la tua vita è nelle mie mani?» gli domandò semplicemente con un tono calmo e serio.
    Francis ancora una volta decise di non rispondere, non lo conosceva e non sapeva come poteva reagire a una sua qualsiasi parola, in più gli sembrava una domanda retorica più che una vera e propria domanda.
    «è una domanda o un'affermazione?» chiese dunque il giovane, cercando di parlare anche se la bocca gli faceva male.
    «Tutt'è due. Cosa devo farne di te?»gli chiese e in quella domanda era celata una domanda ben più subdola, che spingeva Francis a fare il primo passo.
    Il ragazzo pensò che quell'uomo volesse essere supplicato, che voleva vederlo che si disperasse e che lo pregasse di non ucciderlo istigandolo a promettergli che avrebbe fatto qualunque cosa per essere risparmiato, e ancora una volta Francis tacque pensando bene a cosa dire, si era reso conto che doveva stare molto attento alle parole che usava e a come le diceva.
    «Sinceramente?» chiese « se fossi in lei, dovrebbe uccidermi. Ho scoperto il vostro covo, potrei dirlo a qualcuno, peggio ancora se la polizia, e sopratutto vi ho oltraggiato superando le vostre guardie, anche se per poco sarebbe un piccolo scandalo, una sciocchezza forse, magari gestita in poco tempo, ma qualcuno potrebbe iniziare a sfottervi e a sottovalutarvi. E' proprio dalle piccole cose che si muovono quelle grandi. E in più non so quanta coca ho ingurgitato.» sollevò gli occhi incrociando il viso di lui, un viso abbastanza pulito eccetto per un corto strato di barba, un bel naso dritto ben delineato e due occhi neri, profondi come pozzi scuri, i capelli dello stesso colore, come penne di corvo.
    Francis lo trovò un uomo decisamente elegante, quasi attraente se non fosse per quel suo modo autoritario e falsamente gentile, e il suo sadismo molto inquietante.
    «Quindi mi stai dicendo, che dovrei ucciderti» affermò ancora con quel modo di domandare retoricamente.
    Si staccò dalla scrivania e fece il giro per prendere da un cassetto qualcosa che si rivelò poi una pistola, tornò a mettersi davanti a Francis togliendo la sicura dalla pistola e gliela puntò contro.
    Il ragazzo lo guardò preoccupato e spaventato, con occhi impauriti, non voleva morire quanto sciocco poteva essere o sembrare.
    «Vuoi dirmi qualcosa prima di morire?» chiese, infilando l'indice nel grilletto; Francis tacque, guardò la canna della pistola, poi vagò con lo sguardo sulla giacca di lui, poi i pantaloni e infine i piedi.
    «Hai...hai delle belle scarpe» disse, la risposta stupì talmente tanto Skyper che abbassò la pistola sconvolto, non poteva credere che fossero davvero quelle le sue ultime parole.
    «Mi stai prendendo in giro?» domandò basito, sicuramente aveva sbagliato momento se lo stava prendendo in giro.
    «No, hai un completo Armani e un paio di scarpe di Valentino. Mi piacerebbe averne un paio, ma costano troppo...» disse mettendosi a sedere per terra, facendo movimenti lenti per non fargli scattare subito il grilletto.
    «per non parlare del rolex che porti, il ferma-cravatta, la stilografica, l'anello, cioè la fede e ora che ci penso pure i gemelli, in oro bianco e smeraldo.
    Hai addosso il valore di circa...20.000$ ?» alzò un sopracciglio con fare interrogativo dopo aver fatto una stima piuttosto grossolana su ciò che portava.
    L'uomo abbassò basito la pistola lungo il fianco «15.000 circa» rispose osservandolo e studiandolo; si stava chiedendo che poteva farne di un uomo tossico-dipendete e chissà cos'altro che sapeva fare delle stime abbastanza precise su ciò che uno si metteva addosso e che indovinava gran parte dei materiali dei suoi gioielli e del loro valore? Incredulo continuò a guardarlo.
    «Come hai fatto?» gli chiese infine più calmo, una volta riconquistata la sua attenzione.
    Francis decise di cavalcare l'onda e di trarre il maggior vantaggio possibile, cercando di mettersi in buona luce.
    «Ho imparato in Francia da un ladro del posto, ho cominciato svaligiando case e... ci ho fatto l'occhio» disse semplicemente, poi aggiunse « e non solo, ho imparato a distinguere un quadro falso da uno vero, per poi passare a rubare nei musei e a dei collezionisti d'arte per rivendere la loro roba al mercato nero, ma il mio “collega” è stato pizzicato e io ho perso i contatti. Si occupava lui di rivendere la roba per cui non sapevo a chi darla.» si sollevò piano piano, appoggiando le mani a terra e alzandosi lentamente, sempre con cautela e senza togliere gli occhi dall'arma ancora nella mano del boss e una volta in piedi sollevò il capo guardando il boss con fierezza di non essere più guardato come un pezzente qualunque.
    Skyper si grattò la barba e continuò a rimuginare su cosa farne di lui, tra tutte le possibilità, i pro e i contro di tenerlo in vita o meno, tutti i suoi ragionamenti vertevano verso un unico punto, cioé che ucciderlo non gli avrebbe comunque permesso di recuperare la droga consumata dal ladro e cominciò a pensare che potevano tornargli utili le sue abilità e le sue conoscenze.
    «Lavorerai per me. » decise infine «Potrai tenere parte del bottino eccetto le cose che mi interessano e inoltre ti verrà assegnata una squadra di uomini scelti, alcuni ancora da addestrare, ma sono sicuro che saprai insegnargli bene il mestiere... avrai anche un piccolo covo dove riorganizzare le idee e preparare i piani. E come gratifica aggiuntiva ti verrà consegnata mensilmente una bustina con della droga sufficiente per il tuo solo uso personale.
    Mi sembra un buon affare, no?E d'altronde non mi servirebbe a niente un uomo incapace di ragionare a causa delle sue crisi d'astinenza...» disse specificando tutte le condizioni per lavorare per lui.
    «Non ho detto che accetto» disse Francis ingenuamente,ma polemico.
    «Sei ancora dalla parte sbagliata della pistola» gli rispose cordialmente.
    « però potrei accettare e non farmi più vedere» spiegò.
    Per tutta risposta Skyper gli sorrise e non disse nulla; il sorriso falso, protratto troppo a lungo e il modo sinistro con cui lo fissò, lo inquietarono a tal punto che il ragazzo abbassò lo sguardo, si grattò la nuca imbarazzato e poi sospirò.
    «Va bene, accetto» come se potesse fare altrimenti.
    «Bene» il sorriso dell'uomo si fece lievemente più sincero, rasserenato «sapevo che avresti fatto la scelta giusta» si avvicinò e gli posò una mano sulla spalla cordiale «ora parliamo di qualcos'altro, ci serve un giuramento per suggellare il nostro patto...» lo afferrò per il colletto e lo accompagnò davanti alla scrivania dove gli fece vedere da vicino il legno del tavolo, appoggiando il busto e piegandolo a novanta.
    «ma che...?» Francis non poté più vederlo perché si era piazzato dietro di lui «non vorrà mica...» disse con voce flebile.
    «Questo non è un gioco, né uno scherzo mio giovane amico, per far parte della mia organizzazione ci vuole un patto di sangue» l'uomo premette la mano sui lombi del giovane ladro facendolo aderire bene al tavolo.
    «non sono abituato a tagliarmi, ma se vuoi una firma col sangue sono disposto a fartela all'istante!» disse con un tono ironico, ma per sopprimere il sentimento di ansietà e nervosismo che provava, aveva già capito cosa voleva fargli e non gli piaceva per niente.
    «Oh, no, me lo prendo da solo il sangue, non c'è alcun problema» gli rispose con cattiveria e un sorriso maligno.
    «n-non c'è proprio...un altro modo?» chiese impaurendosi e facendosi piccolo piccolo come un cucciolo impaurito.
    «Oh, no, non c'è n'è, così ho deciso.» disse, poi Francis che era rivolto verso la finestra sentì il rumore inconfondibile di una cintura che si slacciava e di una zip che si abbassava; il ragazzo impallidì.
    «e questa? Di che marca è?» disse Skyper facendogli penzolare davanti al naso la fibbia di cuoio nero.
    «se indovini sarò gentile» disse divertito.
    “perché hai intenzione di stuprarmi violentemente se non indovino?” pensò scioccato dalle cose che gli stava dicendo.
    Francis tuttavia si fece coraggio e afferrò la cintura di cuoio nero, cercando di rimanere al gioco per temporeggiare, pensando di salvarsi il culo il più a lungo possibile.
    Guardò la fibbia per pochi secondi, poi rispose: « nessuna, è artigianale, 60$ a occhio e croce» disse con uno tono davvero professionale e completamente inadatto alla situazione, se ne rendeva conto, ma che altro poteva fare se non dargli corda?
    «Oh bene! Sono davvero stupefatto! Sei proprio la persona giusta che stavo cercando...» disse sollevando la camicia al ladruncolo verso le spalle.
    “oh bene! Proprio a me dovevi venire a trovare? Sempre al posto sbagliato nel momento sbagliato...fantastico e adesso sto per essere inculato da un mafioso sconosciuto...perché finisco sempre nei casini? Perché!?” Francis si agitò sotto di lui, voleva ribellarsi ma non la trovò una buona idea, cercò tuttavia di mettersi quanto più comodo possibile.
    Non c'era un altro modo che dare il culo al Boss della mafia, per farne parte?
    “merda! Ma perché tutte a me? Uno non può drogarsi in santa pace...” ancora altri pensieri inutili che gli lamparono in testa, ma che non lo aiutavano per niente a venir fuori da quella brutta situazione.
    «Non mi hai detto come ti chiami» gli chiese il boss all'improvviso “ceeerto, come no, prima mi stupri poi mi chiedi il nome, è tutto normale, tutto apposto!!! Dio mio, ma dove sono finito?” si girò a guardarlo scosso, sconvolto e impaurito per rispondere alla fine arrendevole con voce pigolante: «Francis...Bonnefoy» gli disse.
    «Bene Francis, per stanotte sarai il mio amante» disse con tranquillità sconvolgente e una voce calda e suadente.
    «Co-Cosa!? Stai scherzando spero!» gli disse quasi urlando e facendo il finto tonto.
    «Shht-shht...rilassati, ti tratterò bene» lo afferrò per i fianchi e Francis sentì le sue mani enormi accarezzarlo sotto le costole, poi le mani scivolarono sul petto facendogli una sorta di massaggio per rilassarlo.
    “come se trattarmi bene possa cambiare le cose!” protestò mentalmente il giovane ladro.
    «Hmm...» poi mugolò piano, a metà tra il “mi piace” e il “che cavolo mi stai facendo”.
    «A-Aspetta!» lo interruppe «m-ma... fai così anche con gli altri?C-Cioè... a-anche a-agli altri tuoi uomini hai...?» domandò titubante, ma gli stava sorgendo un dubbio grosso come una casa, gli sembrava veramente strano che quel mafioso si mettesse a inculare tutti i membri della sua organizzazione.
    «non te lo dico» rispose il capo mafia, ma sembrava tanto una presa in giro.
    «...» a giudicare dalla risposta che gli aveva dato, Francis si era convinto che era l'unico al quale era stato riservato quel trattamento.
    «ora sta' zitto e rilassati...» arrivò fino ai pettorali e con le dita incontrò i capezzoli del ragazzo e cominciò a giocarci un po', nel frattempo si era appoggiato a lui col bacino facendogli sentire l'enormità della questione.
    Francis rilassò i muscoli, ormai era fatta, doveva solo resistere il tanto giusto a quella tortura e poi sarebbe stato libero; dopotutto non era male come risultato, una scopata in cambio della sua vita, poteva anche dirsi parzialmente fortunato.
    Quel che venne dopo però, piacque di meno al francese, il Boss gli slacciò i pantaloni calandoglieli fino alle caviglie insieme ai boxer, e il ragazzo si vergognò moltissimo, ma quello che più lo spaventò non era l'imbarazzo, ma quel che stava per arrivare.
    Skyper strusciò il sesso tra le natiche di Francis e lui sussultò non appena lo sentì avvicinarsi, si ripeté mentalmente che poteva farcela e che doveva solo resistere, che non doveva fare troppo casini e che sperava, sarebbe durato pochi minuti.
    Il Boss non aveva però intenzione di assecondare i tempi del corpo di Francis, gli afferrò entrambe le natiche con le mani e quando il suo membro fu prontò, gliele allargò e lo penetrò con forza di botto senza dargli modo di prepararsi.
    Francis ululò per il dolore, si aggrappò alla scrivania e la graffiò con le unghie e nel contempo si morse le labbra tanto forte da sanguinare e cosa ancor peggiore, contrasse tutti i muscoli del corpo sopratutto quelli posteriori causandosi altro male.
    Cercò di sfuggirgli, aggrappandosi al tavolo e scappare oltre, ma l'unico risultato fu che fece cadere un porta penne.
    Le braccia forti del boss lo trattenevano stretto a sé e sentì troppo dolore per ragionare lucidamente e finì per arrendersi, mettendosi a piangere.
    L'altro si accorse subito di come stavano andando i fatti e che il ragazzo stava soffrendo, per ciò diede spinte sì forti, ma inizialmente distanziate l'una dall'altra.
    Ad ogni colpo Francis emetteva un gemito, gemito di dolore che faceva eccitare Skyper ancora di più, perché più lo sentiva piangere e lamentarsi più lui godeva, portandolo di conseguenza ad aumentare il ritmo delle spinte e allo stesso modo i gemiti del ragazzo.
    Francis era scosso, singhiozzava e tremava tutto, sentiva molto male ad un unico punto e non provava alcun piacere, avrebbe tanto voluto che smettesse subito, in quegli istanti, avrebbe anche preferito morire.
    I gemiti di Francis si fecero forti e acuti, quasi femminili, stava soffrendo molto e anche se una piccola parte di lui iniziò a provare qualcosa di lontanamente eccitante era molto distante da un vero e proprio orgasmo.
    «Come miagoli bene, mio micetto biondo...» disse il Boss allungando una mano per accarezzargli la chioma bionda, cercando di essere vagamente affettuoso, ma con scarsi risultati a causa del male che gli stava facendo, poi giocherellò con una sua ciocca di capelli attorcigliandosela attorno a un dito.
    «Hmm-mnn...» Francis piangeva, completamente annullato, non riuscì a rispondere perché aveva il fiato spezzato da quelle spinte dolorose, ripetute e meccaniche che gli dilaniavano il corpo e gli mozzavano il fiato.
    «Mon petit chat d'or» disse l'uomo con un tono caldo e rassicurante, accarezzò i fianchi di lui e diede un bacio sulla sua schiena nuda.
    Quel parlare in francese gli riportò addosso una grande nostalgia per il suo paese natio, ma fu solo la coccola di un attimo, che si perse in quel vortice di dolore e tormento.
    «fammi sentire come miagoli... mio dolce micetto» aggiunse l'uomo continuando a spingere dentro il suo corpo stretto e sanguinante.
    Francis per tutto il tempo non aveva smesso di piangere e di singhiozzare forte, l'uomo dopo alcuni minuti eccitatissimo per i suoi piagnistei e i suoi lamenti eiaculò dentro il corpo del giovane ladro.
    Nonostante avesse smesso, il ragazzo continuò a piangere e a tremare forse anche più forte sentendo freddo senza più la presenza del corpo di Skyper addosso e aveva completamente infradiciato la scrivania di lacrime e del suo sudore.
    Stava ancora soffrendo agonizzante, lì sul tavolo della scrivania e quando l'uomo alle sue spalle si staccò gli provocò un ultimo piccolo dolore e si avvicinò a lui per accarezzarlo sulla testa.
    «Ehi...» lo richiamò per fargli capire che era finita, Skyper si poteva dire soddisfatto della scopata, ma dopo un po' notò che il francese non si era ancora ripreso e che ancora piangeva, lo guardò per un po' aspettando che si ricomponesse, ma non successe e facendogli pietà, gli si avvicinò e lo fece voltare con la schiena sul tavolo per poterlo vedere in faccia.
    Lo guardò negli occhi e notò che il ragazzo aveva un'espressione spaventata e tremendamente impaurita e con le guance rigate dalle lacrime.
    Skyper gli cancellò dagli occhi le ultime lacrime rimaste tra le ciglia e gli infilò una mano tra i capelli accarezzandolo con dolcezza per calmarlo, così bello e così angelico nel viso, poi notando la sua sorpresa alle carezze approfittò del momento di sbigottimento per chinarsi e baciarlo con la lingua sulla bocca ancora socchiusa dallo stupore.
    Lo baciò spingendo la lingua dentro la sua bocca calda e umida, scivolando sulla sua lingua e muovendola ad un ritmo lento; Francis sembrò reagire bene calmandosi presto e successivamente rispondendo al bacio, dopo un po' Skyper si staccò da lui per respirare e vedere il volto eccitato di Francis raddolcito e ammansito.
    «stai meglio?» gli domandò carezzevole sollevando il busto, il ragazzo non rispose subito, ma poi annuì silenziosamente.
    «Hm, bene» si spostò freddamente da lui e andò a prendere una bottiglietta d'acqua da un mobiletto per poterne bere.
    Tappò la bottiglia e osservò Francis a pezzi giacere ancora sul tavolo, vedeva il suo petto alzarsi e abbassarsi veloce al ritmo dei suoi respiri.
    «ma tu non sei venuto» disse pratico come accorgendosene solo allora «...» Skyper aveva pena di lui e non sopportava che un'amante non provasse piacere da un rapporto con lui, più per orgoglio che pietà in verità, per ciò gli chiese: «cosa posso fare per farti eccitare tanto da farti venire in fretta?» glielo domandò con naturalezza e Francis lo guardò sconvolto.
    Come poteva fargli una domanda del genere? Così all'improvviso e così intima e personale? Dopo uno stupro!? «N-No..! perché dovrei dirtelo! Cosa ti importa di me!? Dopo quello che mi hai fatto!» gli disse rancoroso ed arrabbiato, ma ancora sotto sotto molto impaurito.
    «E' proprio per questo che te lo chiedo, » gli accarezzò una guancia con il dorso della mano «su rispondi, non fare i capricci, non c'è nessuno qui, siamo solo io e te» disse cercando di convincerlo e dargli un po' di tranquillità e sicurezza.
    Francis sembrava voler dire qualcosa ma si trattenne, le guance e il viso erano già rosse perciò non si poteva vedere il suo imbarazzo sul suo volto eccetto per i suoi comportamenti timidi «l-le...» tentennò e abbassò gli occhi « l-le scarpe...voglio...m-mi piace leccarle» disse in fretta tirando fuori le sue fantasie private e vergognandosi da morire, voleva tanto, tanto sotterrarsi ma ormai Skyper aveva visto il suo culo perché doveva vergognarsi così tanto per delle fantasie sulle scarpe? Il cuore gli stava scoppiando nel petto per l'agitazione.
    «Ah. Se è davvero questo quello che ti piace...» era dubbioso, ma voleva accontentarlo.
    Si allacciò i pantaloni e andò a sedersi sulla poltrona davanti alla scrivania, Francis invece rimase lì, non voleva davvero fare una cosa tanto umiliante anche se gli piaceva l'idea.
    «N-non ho detto che voglio farlo! Mi vergogno!» disse girando il collo per guardarlo, si staccò dalla scrivania e incrociò le braccia, era fuori discussione.
    «ma quanto ti lagni! Non avrai altre occasioni simili, non da me e non credo siano in molti i compagni a cui potrai chiederlo, avanti, hai detto che ti piace, no? Vieni qui e leccami le scarpe! Ora, subito!» disse ordinandoglielo imperioso, indicandogli il punto in cui doveva venire come si fa con un cane disubbidiente.
    Francis rimase fermo e spaventato guardando il suo volto incattivito non ebbe il coraggio di disobbedirgli, si avvicinò e si inginocchiò.
    Si avvicinò lentamente con il viso verso il cuoio lucido delle scarpe, dischiuse la bocca e dopo un attimo di esitazione chiuse gli occhi e tirò fuori la lingua cominciando a leccare sulla superficie delicatamente.
    Le calzature non avevano un buon sapore, sapevano di vernice, ma la situazione lo eccitava davvero moltissimo e si dimenticò del sapore.
    «Hnn...» continuò a passare la lingua sulla scarpa bagnandola di saliva ad occhi chiusi, baciò il dorso della scarpa e continuò a dare piccole leccate mettendosi comodo sul posto.
    Skyper invece lo osservava attentamente, vedeva il suo nuovo collaboratore fare qualcosa che non gli era mai capitato nella sua vita, che nessuno avrebbe fatto se non sotto tortura o sotto minacce, mentre lui glielo chiedeva addirittura con desiderio.
    Francis Bonnefoy, era un uomo alquanto strano e singolare, ma che lo incuriosiva parecchio, dcon difficoltà si sarebbe dimenticato di lui.
    «Basta così» lo interruppe « sbaglio o non sei ancora venuto? Come fai adesso?» gli chiese bloccandolo, stanco di aspettare.
    Il ladro ci mise un bel po' a riconoscere la sua voce e a capire cosa gli stesse chiedendo «Uff...» sbuffò, sollevò lo sguardo languido e dopo un attimo di rammarico per essersi dovuto staccare obbligatoriamente, gli disse: «toccami» era ansioso di venire, il gonfiore in basso si era fatto fastidioso e necessitava attenzioni immediate e di svuotarsi.
    «per favore...» lo supplicò sofferente.
    «perché dovrei farti un favore? Perché dovrei sporcarmi le mani con te?» gli rispose il Boss assottigliando lo sguardo, più che altro voleva tenerlo sulle spine e farlo soffrire facendolo aspettare ancora un po'.
    «C-Con quelle...» guardò le sue calzature « ti prego!» disse con gli occhi nuovamente lucidi «a-avevi detto che avresti fatto qualcosa per me! L'hai promesso!» disse il ragazzo infierendo in quell'unico spiraglio e via di salvezza « non sei un uomo di parola?» lo pregò puntando al suo orgoglio.
    «E' vero» acconsentì e si alzò in piedi, e andò dietro il ragazzo, gli sfilò la camicia sollevandola dall'alto e spogliandolo dei pantaloni e il resto dell'abbigliamento.
    Francis si sentì spaurito nuovamente e inerme,alla sua mercéé.
    Lo vide tornare davanti a lui per allungare un piede verso i suoi genitali, sentì il piede premere contro l'asta del suo sesso e sentì un'ondata di piacere mista a imbarazzo, poi lo sentì sfregare per la lunghezza e premere la punta contro il suo bacino con la punta del piede.
    Francis mugolò di piacere e Skyper lo notò subito, era dolce sentire i suoi mugolii, lo trovava davvero carino e piacevole come amante, ma non provava nulla più che il rispetto gli doveva.
    «e così?» premette il membro di Francis contro il pavimento, schiacciandolo sotto la suola, non ci mise troppa forza, ma il francese sembrò sentirlo bene e poté sentirlo godere e fremere.
    Vide che era bagnato e continuò ad alternare momenti in cui sfregava il piede contro di lui e momenti in cui glielo schiacciava e strusciava contro la moquette «ti piace?» gli domandò dolcemente, non era mai veramente sicuro che gli piacesse quel trattamento, doveva essere fastidioso e fare piuttosto male, ma era così evidente che gli piacesse, che non ci pensò.
    Francisnon ce la faceva più a sopportare quel piacere tanto intenso e a tratti doloroso, ma pur sempre appagante; il suo membro era duro e turgido e nonostante venisse schiacciato e maltrattato sembrava gonfiarsi e allungarsi di più.
    «ti prego! Di più!» stava ansimando pesantemente e si accasciò sul suo stinco, non sopportando più il sesso così teso, poggiò il busto a terra come Skyper tolse la gamba di mezzo «ho capito, così non risolviamo niente» lo prese per i fianchi e lo fece alzare, lo riportò a piegarsi sulla scrivania e infilò due dita dietro di lui.
    «Aaah!» un altro gemito, la parte era ancora lesa dal precedente rapporto, ma gli piaceva. Era un'altra risposta positiva alle sue cure.
    Skyper portò l'altra mano sotto i suoi testicoli e cominciò a massaggiarli e a stimolarli e ogni tanto si ricordava di spremergli, nel frattempo non smise di muovere le dita al suo interno e Francis immancabilmente godeva da morire tremando e respirando velocemente.
    «me l'hai fatto di nuovo venire duro» annunciò amareggiato e non era certo una buona notizia per il ragazzo, Skyper tolse le dita e tornò a penetrarlo per una seconda volta.
    Questa volta però, il corpo di Francis reagì bene e provò piacere dall'inizio alla fine, anche perché aiutato dalle mani calde del Boss strette attorno al suo sesso e che si muovevano rapide su e giù lungo tutta la sua asta.
    Francis venne sporcandogli la scrivania e questa volta si accasciò non per il dolore ma perché finalmente era riuscito a godere, anche Skyper vedendolo venire si sentì pienamente soddisfatto.
    Ebbro dell'orgasmo, lo vide ancora più catatonico di prima e sospirò chiedendosi com'era possibile che esaurisse così facilmente tutte le energie, allora se lo prese in braccio a si sedette sulla poltrona.
    Francis si accucciò nascondendo il viso nel suo collo per non farsi vedere respirando veloce soffiandogli il fiato sul collo stanchissimo; Skyper che non era granché bravo nelle dimostrazioni d'affetto ma non era comunque senza cuore, per cui cercò di rincuorarlo e accarezzandogli la testolina bionda.
    «Ora calmati però» lo rimproverò, era veramente esagerato, non poteva essere davvero così stanco.
    Poi gli tirò i capelli per guardarlo in faccia « pomiciamo» non glielo chiese, glielo ordinò, non voleva che il ragazzino parlasse o che si mettesse a frignare o lagnarsi di chissà cos'altro, voleva solo che stesse zitto e si godesse assieme a lui quel momento d'intimità.
    Gli infilò la lingua in bocca e si baciarono con trasporto senza pensare più al tempo.

    ***

    Si fece sera e Francis si era addormentato tra le braccia di Skyper, ma una telefonata improvvisa lo svegliò.
    «Sì? Ciao Morgana, sono a lavoro...dimmi...» Francis ascoltò il cuore calmo del boss, il suo respiro e la sua voce rispondere al telefono.
    «La bambina sta male? Non hai chiamato il medico? Devo sempre fare tutto io!?» disse alzando il tono della voce e sbatté un pugnò sul tavolo facendo sussultare Francis «No! Sono impegnato! Hai dieci camerieri, una governante e un maggiordomo! E vieni a chiamare me a lavoro! Certo che mi arrabbio! Adesso devo chiudere, ne riparliamo a casa...!» chiuse il telefono e lanciò il cellulare che per un pelo non scivolò dal tavolo.
    Francis lo guardò interrogativo, non si spiegava come potesse avere una moglie e una figlia e andare a letto con degli uomini.
    «sei sposato...?» chiese o forse affermò «come fai? T-tu sei venuto con me... n-non capisco...» disse spaesato il francese chiedendo con innocenza con voce ancora molto assonnata, il ragazzo alzò gli occhi e incontrò il viso di lui.
    «La mia vita privata non ha nulla a che fare con quello che faccio qui ed è meglio che tu non ci metti mai il naso» lo ammonì severamente.
    «va bene, tanto non m'interessa...» disse e sbadigliò.
    «Hai dormito bene, gattino?» gli domandò dolcemente guardandolo negli occhi azzurri che spaesati si perdevano nei suoi castani, ritornò ad accarezzarlo, ma dietro l'orecchio facendogli un grattino, come se fosse un vero micetto.
    «Hmn sì» non disse nulla per il nomignolo, in fin dei conti gli piaceva, e poi poteva dare un'altra spiegazione per quel soprannome.
    Francis si avvicinò al suo viso per chiedergli il permesso di un altro bacio e non vedendolo allontanarsi, lo baciò sulle labbra e poi gliele succhiò e gli moridcchiò il labbro inferiore, mentre con le mani gli accarezzava la guancia.
    «Non t'innamorare di me » disse guardando con dolcezza il suo amante e giocherellando con una sua ciocca di suoi capelli.
    «Hmm.» annuì pigramente, stava comodo lì, tra le sue braccia, non voleva più staccarsi, gli piaceva essere trattato bene e con riguardo.
    «Francis... andiamo a lavarci ora che sei sveglio» lo fece alzare delicatamente dalle sue gambe e poi per pigrizia se lo prese in spalla.
    Nella doccia fecero l'amore un'altra volta, non riuscivano a scollarsi l'uno dall'altro, si piacevano troppo fisicamente; a Skyper piaceva il suo culo e a Francis piaceva come lui lo toccava, con forza e violenza a volte, ma veniva ripagato con molta più dolcezza che dolore.
    Dopo la doccia, Skyper lasciò dormire Francis per tutto il tempo che ritenne necessario in una stanza, poi l'indomani, gli fece trovare un completo da uomo con giacca, pantalone e cravatta nera, una camicia bianca, boxer, calze e un paio di scarpe nere interamente firmate Kenzo.
    Quando vide quel regalo tanto inatteso si meravigliò e si sentì pienamente felice, il suo capo aveva subito capito come prenderlo per la gola e quali erano i suoi punti deboli, la moda e come fare per legarlo a sé.
    Francis non lo odiava più per lo stupro anche se il corpo faceva ancora male, ma era un regalo abbastanza piacevole da fargli dimenticare il dolore subito.
    Poi notò che sopra i vestiti c'era un ciondolo con appeso un piccolo gatto in oro massiccio.
    Si vestì indossando con la dovuta cura ciascuno dei capi firmati come se fossero stati fragili come carta velina, poi indossò il ciondolo che infilò dentro la camicia.
    Si guardò allo specchio e non si riconobbe, ora era...uno Yakuza, un alquanto strano Yakuza a tutti gli effetti.
    Si regalò un sorriso, era pur sempre solo un ladro, ed ora si ritrovava a dirigere un gruppo di ladri al suo servizio, da istruire ed educare nei dovuti modi.
    Non sarebbe stato difficile, era una sfida ne era sicuro, ma avrebbe dovuto solo lavorare come aveva sempre fatto, rispettare le consegne, gli ordini e il gioco era fatto.
    Poi aveva già in mente come arredare il suo covo, sicuramente lo avrebbe reso più alla mano e più comodo e pratico per lui.
    Per uscire dal grattacielo fu bendato e accompagnato al sotterraneo dove c'era il garage con le vetture di tutti i dipendenti dell'edificio.
    Non rivide mai più Skyper dopo quella notte focosa, lo sentì solo tramite e-mail per gli ordini da eseguire, ma mai ci fu una parola di più riguardo a loro due.
    A Francis non dispiacque per nulla quell'epilogo, era meglio non invischiarsi troppo in certe relazioni.
    Una volta salito sull'auto e partito, gli fu data una lettera di benvenuto. L'aprì.



    “Caro Francis Bonnefoy,
    Da oggi in poi la tua vita cambierà completamente.

    REGOLE:
    Non dovrai mai parlare dell'organizzazione a nessuno, nemmeno sotto tortura;
    L'abbigliamento per le occasioni formali è quello che ti è stato fornito e va indossato al completo;
    Non dovrai mai parlare o collaborare con gli altri settori;
    Non frequentare mai gli altri capogruppo dell'organizzazione, meno sai di loro e meglio è per te;
    Obbedisci sempre ai tuoi superiori;
    Non comportarti in maniera sconveniente per l'organizzazione, ossia non dare spettacolo;
    Non tradire, sii fedele;
    Non uccidere i tuoi colleghi;
    Non fraternizzare con i nemici (polizia, altre bande criminali, ecc.);
    Non fare nomi;
    NON VIOLARE IL PATTO.

    Queste sono tutte le regole del PATTO, violarne una comporterà una sanzione di diversa entità a seconda del danno e a seconda di che regola venga infranta, con sentenza irrevocabile Mia o del consiglio dei sette.
    Conserva questa lettera come promemoria se vuoi, ma fa in modo che non cada nelle mani di nessuno al di fuori di te.

    Inoltre, sei invitato a presentarti,
    il **/**/**** alle **.** h, in via ******************** al numero ** *
    per il benvenuto nell'organizzazione e per aggiornare il consiglio con il tuo ingresso, nella data sopra indicata.

    Firmato: P. E***** E****
    F**** - L*** W*** - N**** - S*** - S***** - V****** “

    Francis osservò la lettera, alla fine c'era scritto il nome in codice che gli era stato assegnato nell'organizzazione:

    LE CHAT D'OR.



    FINE.




    Recensioni

    LinaLee

    Giudizio: La storia in sé mi è piaciuta e mi ha preso, nonostante ci fossero errori verbali sparsi (lo so che sono una pizza, ma sui verbi non riesco a chiudere un occhio!!), che ogni tanto davano una frenata alla lettura; Su questo Misia devi lavorare un pochino. A parte ciò, hai preso in considerazione uno degli aspetti del tema del contest (ognuna di voi ne ha preso uno diverso!), ovvero il momento in cui viene dato e accettato il nomignolo, viene dato da uno dei due, e poi accettato dall’altro come una sorta di secondo nome (o addirittura di seconda pelle!). La caratterizzazione dei personaggi per me era perfetta, ben curata e ben rappresentata al lettore.

    LadyX

    Giudizio: Ammetto che mi ha stupito molto il finale: per certi versi me lo aspettavo, visto come è stato chiamato il protagonista durante la sua “punizione”, ma ciò che mi ha fatto sorridere, per via dell’ironia, è stata proprio la presentazione formale e ufficiale per come è stato battezzato.
    Ottima storia, tanto che mi è dispiaciuto, quasi, non leggere di più di quello che è stato presentato. Accattivante e coinvolgente, particolari ben descritti delle scene dei dettagli che compongono il personaggio in obiettivo ben selezionati e presentati. Mi ero aspettata un tantinellino di più su quanto a livello emozionale e psicologico, provavano i due personaggi. Mancano però, secondo me, notizie o dettagli che caratterizzino meglio Skyper: oltre ai dettagli sull’abbigliamento e al fatto che abbia la barba, le mani grandi e sia sposato, non vedo molti altri dettagli scritti e, a me che non vada a cercare altre info in altri luoghi, difficilmente mi immagino come è fatto l’uomo in questione. Vecchio o semplicemente maturo? Capelli bianchi o neri o colorati? Porta gli occhiali? Barba: pizzetto, barba appena accennata perché da radere?... etc… Francis, invece, l’ho trovato splendidamente descritto, anzi, accennando alla sua vita passata, riesco addirittura, durante la lettura, ad immaginarmi velocemente quale potrebbe essere stata la sua vita.
    Porrei attenzione solo un pochino di più alla grammatica: vi sono alcune parti, nella narrazione, che si fanno leggermente ridondanti oppure, in pochi punti, le frasi, per quanto brevi, sono contorte e rallentano la lettura. Nulla di grave.
    Ottima anche la lunghezza: nonostante siano 13 paginette, la storia scorre piacevolissimamente.
    Per finire, ritengo che la fan fiction possa splendidamente trovare un proseguo e, perché no, magari in un successivo contest. Buonissima Fan Fiction.


    Xasar

    Giudizio: "Non spararlo" devo dire che qui ho riso come una scema a causa di un flashback avuto su un passato sclerato assieme ad un amico polacco che poco mastica l'italiano XD ... ma tralasciamo. A parte svariati errori grammaticali, sono veramente entusiasta di questa storia che mi ha preso dall'inizio alla fine. Giustificata e un nome che, per bacco, ci stava tutto! Il piccante inserito e ben descritto, diciamo una storia a cui non manca niente se non che magari avesse avuto bisogno di una lettura per correggere sviste, maiuscole ed errori di battitura. LE CHAT D'OR. Complimenti!
     
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