[Contest] Legami Falsi - Mikki_Chan

2° Classificata (Hentai) Rating: Verde

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    Questa fanfiction ha partecipato al Contest "Un nome speciale".

    .Titolo: Legami Falsi
    .Autore: Mikki_chan
    .Fandom: Tratta da role [Jerome x Keira]
    .Personaggi: Jerome Glass, Helen Glass
    .Avvertimenti: Pre-role
    .Rating: Verde
    .Genere: Hentai
    .Breve introduzione: Era speciale il modo in cui Helen lo chiamava, era sempre stato diverso da ogni altro, e lui lo amava.
    .N.d.A: Quando ho letto il tema avevo già il personaggio perfetto su cui scrivere, solo che ero consapevole che mi sarei trovata in difficoltà; non mi piace molto scrivere del passato di Jerome, forse perché mi sento molto coinvolta dal suo passato ecco e, sinceramente, trovo difficile riuscire a parlare di Helen credo che sia il fantasma che, forse, Jerome non riuscirà mai ad allontanare dalla propria vita, nonostante ci abbia provato e ci provi ancora adesso.
    In ogni caso spero che questo spaccato di vita coniugale tra il mio pg e la sua ex-moglie non risulti troppo tirato e noioso ecco, io mi ci sono messa d’impegno per cercare di ottenere un buon risultato, quantomeno accettabile ecco, sperando di non essere uscita fuori tema. ^-^

    Legami Falsi

    Un rumore fastidioso si diffuse nell’aria e, come da routine, Jerome finì per allungarsi verso il proprio comodino con un braccio per spegnere la fastidiosa sveglia; sarebbe andato di certo tutto bene se non fosse stato per un piccolo errore di valutazione che ebbe come risultato un tonfo sul pavimento e un’imprecazione a mezza voce mentre il malefico aggeggio continuava a trasmettere quel suono ripetitivo e irritante. Il ventiquattrenne si alzò dal freddo pavimento e, con un pugno, spense la sveglia infastidito, un’espressione insofferente sul volto che, nel voltarsi verso il letto, si addolcì inevitabilmente, salvo poi trovare la parte sinistra del matrimoniale vuota. Scosse brevemente il capo, avvertendo nell’aria il profumo di caffè e quello, inconfondibile, di pane tostato e uovo fritto.
    Ci mise circa una decina di minuti tra bagno e vestiti, prima di andare in cucina dove una donna dai fluenti capelli biondi e gli occhi celesti lo attendeva, intenta a sistemare sull’intimo tavolino la colazione e due bicchieri ricolmi di spremuta dal brillante color arancio scuro.
    Jerome sorrise dolcemente, prima di palesare la propria presenza facendo due passi dentro la stanza, azione che fece sollevare il viso lievemente roseo della giovane verso il marito.
    «Buongiorno Helen.» la salutò non appena i loro occhi si incontrarono e la donna, con un sorriso benevolo, attese che l’uomo le si avvicinasse per schioccarle un bacio leggero sulla bocca tinta di un rosso che, forse, rendeva troppo pallida la sua carnagione, in un gioco di contrasti esagerato: ma, per Jerome, lei era sempre meravigliosa.
    «Giorno Jerry.» lo salutò dopo che i loro visi si furono distanziati, sfiorandogli con le mani sottili e affusolate una guancia, pizzicandolo a livello dell’orecchio, in un modo tutto suo di dirgli che la barba stava ricominciando ad essere troppo insipida sulla sua pelle liscia «Domani, lo giuro.» le disse dopo un istante, rispondendole ancora prima che lei potesse esprimere a parole quanto, solo con quel gesto, gli avesse detto. Helen lo guardò brevemente, dapprima un po’ stupita – solo per qualche secondo – e poi soddisfatta dalla risposta.
    Una mezz’ora dopo erano entrambi nelle rispettive auto e stavano andando al lavoro; Jerome avrebbe voluto portare lui stesso sua moglie in ufficio, visto che stava facendo tirocinio nello studio legale del padre ma era anche consapevole di non avere troppo tempo: era impegnato in un caso importante in quel periodo, doveva sgobbare parecchio se voleva riuscire ad ottenere una promozione e – magari – conquistare il posto di Capo Sezione. Era il suo sogno, diventare un bravo poliziotto, un bravo investigatore, in modo da sapere sempre la sua famiglia – Helen soprattutto – al sicuro; era un lavoro che aveva scelto con il cuore, per il quale aveva rinunciato consapevolmente ad una assicurata carriera nello Studio Glass ma, francamente, trovava parecchio immorale il modo in cui il suo vecchio agevolasse i suoi conoscenti. Li incoraggiava ad intraprendere una carriera legale, come se fosse stata l’unica strada per il successo: persino sua moglie e suo fratello avevano optato per quella carriera; oh, sapeva benissimo che con i tempi che correvano avere la sicurezza di un posto di lavoro era, di certo, il massimo ma… Non poteva farci nulla, il suo modo di pensare gli impediva di accettare completamente il nepotismo di cui ormai troppo spesso la sua famiglia si macchiava.
    La sua alta moralità aveva sempre trovato un forte disaccordo con la personalità forte ma piuttosto opportunista del padre che, quando gli aveva espresso il suo desiderio di divenire un agente si era messo a ridere, forse preso da un’insana idea che il suo primogenito potesse mentirgli; così non era stato e, benché fosse andato contro tutti, Helen compresa per un certo periodo, aveva raggiunto il proprio scopo ed era entrato a far parte del corpo di polizia della città. Non era una persona importante, era un agente come tanti ma, essendo sempre stato piuttosto stacanovista, si era ritrovato ben presto in un posto di spicco come vice del Capo Sezione vigente in quel periodo. Era ambizioso, lo era sempre stato.
    Il telefono squillò nella sua tasca e Jerome, in pausa pranzo, rispose alla chiamata prontamente, convinto che potesse essere la propria moglie.
    «Jerry?» la voce di Helen, corredata con quel nomignolo così particolare e così unico, lo fece sorridere leggermente, in un accenno lieve quanto dolce di amore incondizionato verso l’altra persona – benché questa non potesse vederlo «Dimmi, Helen, cosa c’è?» non era solita chiamarlo sul lavoro, durante il giorno, se non per avvisarlo di qualche suo ritardo serale – perché dei due era quasi sempre lei ad avere degli straordinari, lui si liberava appena poteva per tornare a casa dalla donna, perché malgrado amasse il proprio lavoro al primo posto c’era lei. «Stasera farò tardi, credo. Ho una cena di lavoro, quindi non preoccuparti di rincasare presto d’accordo?» l’uomo annuì al nulla, prima di corredare tale gesto con le parole e chiudere la chiamata. In verità era un poco deluso: aveva sperato, almeno quel giorno visto che entrambi non lavoravano il giorno festivo successivo, di poter cenare con Helen; non era mai stato un problema per lui la passione che la giovane metteva in quel suo lavoro – non ancora divenuto completamente tale ma che, era certo, lo sarebbe stato presto – talvolta però, nella sua completa devozione, sentiva un fastidioso e insensato dubbio che prontamente metteva a tacere perché era da quando avevano diciotto anni che stavano insieme e… Helen mai aveva fatto qualcosa per far venire meno la sua fiducia, mai, neppure una volta. Era anche per questo che, in fondo, l’amava.
    Ciò che aveva seguito quella giornata aveva distrutto per sempre i ventiquattro anni di Jerome Glass: scoprire il tradimento era stato un duro colpo, non per l’orgoglio, non per l’amore, quanto per la fiducia. Aveva visto crollare non solo quella per la moglie, ma anche quella per fratello Oliver e, con quella, i genitori stessi. Quali genitori avrebbero protetto, con il loro silenzio e le loro parole, colui che sbaglia? Sarebbe stata una domanda che lo avrebbe tormentato per anni, quella, ma del resto non avrebbe dovuto aspettarsi altro; era sempre stato piuttosto sicuro che suo padre e sua madre si tradissero consapevolmente, loro non sapevano che cosa fosse, la fiducia.
    Jerome era diverso: per lui la fiducia era tutto; aveva accettato, in virtù di quella, il nomignolo con il quale Helen lo chiamava sin dal primo incontro, quel Jerry che, detto da chiunque altro, lo avrebbe fatto irritare oltre ogni dire. Lo aveva accettato, si era detto che dalla sua bella e dolce voce, si sarebbe fatto chiamare in qualunque modo lei avesse voluto anche se non amava le sdolcinatezze ostentate.
    E lei come lo aveva ripagato? Anzi, tutti loro come lo avevano ripagato?
    Il crollo di tutto il suo mondo era stato completo quando suo padre, con quella sua indifferenza e ironia da due soldi, gli aveva detto “Che vuoi che sia? Almeno l’ha fatto con tuo fratello”; l’aveva ferito ancora di più del silenzio di sua madre, quel tacito consenso gli aveva fatto schifo ma le parole di suo padre… Quelle erano state il colpo di grazia che lo aveva convinto a tagliare tutti i ponti con quella famiglia che non aveva fatto altro se non renderlo miserabile.
    E poi? Poi non c’era stato altro che la pallida ombra di Jerome Glass a compiere azioni che, se solo fosse stato l’uomo che era prima, avrebbe condannato preventivamente. L’amore era stato, per lui, importante ma con la fine di quella relazione che per sette anni della propria vita aveva rappresentato tutto… L’aveva spezzato, aveva visto crollare la proprie certezze in un inspiegabile pozzo senza fondo, dal quale non riusciva a terminare la caduta, da dove non era riuscito a risalire mai del tutto, neppure una volta realizzato che non ne valeva davvero la pena.
    Helen era una ferita che bruciava ancora, bruciava sulla pelle come il fuoco, bruciava ogni volta che pensava a suo padre, a sua madre, a suo fratello e a lei stessa. La sua famiglia non avrebbe meritato tanta importanza nella propria vita, lei non sarebbe dovuta essere, a distanza di così tanto tempo, ancora la donna più importante – benché lo fosse nel male. Ma non riusciva a superarla, non riusciva ad essere completamente indifferente come voleva dimostrarsi al resto del mondo; sapeva che l’inganno era ben organizzato, sapeva di essere credibile ad occhi superficiali e disinteressati. Tuttavia aveva la consapevolezza che se solo avesse dovuto mantenere l’indifferenza e la cattiveria in quel carattere così spregevole e ostinato con qualcuno di attento, a nulla sarebbe valsa la sua ostentazione di se stesso, non sarebbe riuscito a proteggersi davvero.
    “Jerry” era la parte di se stesso che era morta alla fine di tutto, da quando aveva cominciato a risalire lentamente, rappresentava la parte debole e sentimentale che, dopo il tradimento di Helen e di suo fratello, aveva gettato via; era la rappresentazione di quanto fosse stato stupido in passato da essersi lasciato abbindolare da una donna che, da lui, non avrebbe meritato altro che disprezzo. Poteva mentire a se stesso dicendosi che lo aveva superato, che ormai odiava le donne e il loro modo di fare ma era fin troppo consapevole che era inutile; perché Jerry non era morto davvero. E questo, a Jerome, faceva inaspettatamente paura.

    Fine


    Recensioni

    LinaLee

    Giudizio: Angst, dolcissima droga che prima o poi ci ucciderà tutti! Lettura scorrevole e accattivante, che prende in considerazione un altro aspetto di questo tema, ovvero il nomignolo legato a un ricordo triste del passato. Sei stata molto brava a rendere quel dolore, ogni volta che leggevo “Jerry” mi saliva un groppo alla gola. Niente da dire sulla grammatica e sulla caratterizzazione dei personaggi, hai reso appieno l’oppressione di Jeremy e il legame malato che aveva in precedenza con la famiglia, nonché il dolore folle e lacerante che non riesce ancora ad allontanare a causa proprio di quel soprannome.
    Ps: detto tra noi, ma un bel cazzotto in faccia alla moglie, al fratello e soprattutto al padre no??
    Rating: ****

    LadyX

    Giudizio: Storia bellissima, le aspettative sono alte e per come viene presentata la storia, il lettore si aspetta molto sul perché di questo soprannome, così affettuoso e che lega molto i due personaggi della vicenda.
    Tuttavia, il tema centrale che dovrebbe far capire il perché del rifiuto/ri-accettazione del nomignolo, secondo me, viene trattata quasi superficialmente, come se fosse una cosa normale, un fatto su cui sorvolare. Lette le premesse della fan fiction, son arrivata a quel punto con il fiato sospeso e volevo veramente sapere di più: come reagisce il personaggio? Cosa prova? Cosa vede? Cosa vive? Come reagisce? Perché? … etc… Avrei quindi voluto leggere uno sviluppo di questo punto, che invece non c’è stato. È anche vero che, come scritto nella presentazione, qui si tratta di un fantasma del passato, difficile da affrontare. Ok, ma, ripeto, ci avrei visto bene un po’ di sviluppo di questo periodo, anche senza andare nei dettagli.
    Comunque, la fan fiction è scritta in modo impeccabile e permette al lettore una perfetta immedesimazione con il personaggio della vicenda. Anzi, pare quasi, ad un certo punto, di essere materialmente nella storia, tanto è il coinvolgimento emotivo.


    Xasar

    Giudizio: Adoro quando scrivi su Jerome ed Helena, dico sul serio, mi piace la nota malinconica che hai dato alla Fan Fiction e mi piace proprio come scrivi. Non ho trovato particolari errori grammaticali e la lettura piacevole e scorrevole. Unica pecca nell'originalità della storia e della scelta del nome, forse prevedibile e forse non poi così tanto sorprendente, anche se - devo proprio dirlo - il contorno mi ha veramente colpito. Complimenti!
     
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