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Titolo: Red Autore: Koemushi. Fandom: La role in the dark Jessica X Roxanne. Personaggi: Jessica e Roxanne. Avvertimenti: What if, Missing moments, Contenuti forti (per la possibile presenza di certe parole). Rating: Giallo. Genere: Yuri. Breve introduzione: “Due persone così diverse, ma che ora sono costrette a stare insieme. Sarà stata sul serio opera del destino?” N.d.A(facoltativo): Si tratta di una role in the dark, per cui non mi sono sbilanciata più di tanto nel descrivere i dettagli del mio personaggio (Jessica). L'avvertimento What if è stato inserito perché il dialogo tra le due ragazze non è mai avvenuto in role: per comprendere la fanfiction basta sapere che le due ragazze sono compagne di cella e che si sono già intraviste un paio di volte, poco prima. In cella hanno subito avuto un piccolo litigio perché Roxanne ha rifiutato le avances di Jessica e ha “osato” darle dei suggerimenti, cosa che l'altra non ha preso bene e poi sono rimaste in silenzio. Ma cosa sarebbe successo se Roxanne avesse deciso di rivolgerle ancora le parola? Questa è la domanda che mi sono posta. Per il resto, vi auguro buona lettura!
Si era appena sdraiata sul proprio letto -se così si poteva chiamare il giaciglio di quella cella- decisa a provare almeno a chiudere gli occhi, ma sembrava che una ragazza dai capelli rossi con cui aveva discusso poco prima e nei confronti della quale provava una profonda irritazione. -Jessica, posso chiederti una cosa?- si sentì infatti chiamare dalla sua compagna di cella. Voleva evidentemente rompere il gelido silenzio che era caduto tra loro, ma lei non era affatto intenzionata a parlare e le rispose con un grugnito. Ciò non sembrò intimorire l'altra, la quale continuò -Non prendertela a male, ma tu credi al destino?- Dopo aver sentito quella domanda, Jessica rimase zitta per qualche secondo, poi improvvisamente scoppiò a ridere, mettendosi a sedere. -Per essere così piccola, hai una bocca enorme che spara cazzate, devo ammetterlo- fece, poi continuò -Se credo al destino, eh? Dimmi un po', per caso hai fumato altro prima di essere sbattuta qua dentro con me?- -Io... no, ma noi non siamo qui per nostra volontà, no? Se tu non avessi lavorato come spogliarellista al Fallen Angel Discoteque e io non mi fossi trovata lì durante la tua esibizione, a quest'ora saremmo entrambe altrove: è questo ciò che intendo- fece Roxanne, mentre cercava di racimolare il coraggio per formulare la sua domanda indiretta, anche se stava iniziando ad andare fuori argomento -Devi stare solo attenta agli oroscopi, alcune volte dicono il vero e altre no... il mio qualche giorno fa diceva che avrei avuto i pianeti in mio favore per tutto il mese e invece sono quasi morta per overdose e sono qua, come tu sai e...- Jessica ovviamente non le stava dando affatto ascolto, limitandosi a udire ogni tanto qualche parola mentre si chiedeva il motivo per cui credesse a simili porcherie, ma decise di non interromperla solo perché voleva prenderla un po' in giro: tanto non aveva nulla di meglio da fare. -Devi solo stare attenta agli oroscopi...- sentì ad un tratto e fu quella frase ad attirare la sua attenzione, facendole riguardare qualcosa che aveva sentito durante il suo ultimo giorno di libertà. -Film che ho già visto, ennesimo reality, talk-show... insomma non c'è un cavolo- Quella sera, prima di andare a lavorare in discoteca, la spogliarellista stava infatti facendo zapping tra i vari canali della sua tv, alla ricerca di un modo per ammazzare in modo decente il poco tempo che aveva a disposizione. -Che palle...- pensò, mentre continuava a premere furiosamente i tasti del telecomando. Alla fine la sua attenzione fu attirata da un programma specifico, in cui un uomo stava cercando di spiegare qualcosa in modo appassionato. -Bene, questo è tutto. Ora ci occuperemo del segno...- stava dicendo. -Oh, è il mio... anche se non me ne frega niente- pensò Jessica. Voleva cambiare canale, ma alla fine decise di lasciare solo perché era il programma migliore che aveva trovato. -Attenti, la luna sarà in opposizione: infatti nei prossimi giorni affronterete dei grandi problemi, che si ripercuoteranno anche nei prossimi mesi, al punto tale che vi sentirete in trappola- stava dicendo l'astrologo -Anche per quanto riguarda l'amore e il denaro subirete delle grandi perdite, mentre per la saluta non ci saranno problemi. Il vostro colore fortunato sarà il rosso...- Prima che il tipo potesse aggiungere altro, Jessica spense la tv e poi posò il telecomando sul tavolino basso che aveva di fronte a sé. -Sta zitto, gran pezzo d'idiota- mormorò a voce bassa -E le persone che si sentono una merda nel sentire predizioni del genere lo sono ancora di più- Come se qualcosa avesse potuto andarle storto: lei era Jessica e- anche se era odiata praticamente da tutte le persone che conosceva- e tutto sarebbe andato per il meglio fino a quando lei ci avrebbe creduto... per il resto, il mondo poteva andare a farsi fottere. -Destino? Chi ci crede...- commentò, prima di alzarsi e abbandonare la stanza. -Uhm... Jessica?- La voce di Roxanne la richiamò bruscamente alla realtà. Jessica la fissò: era finita in prigione, per cui letteralmente in trappola. Fortuna e amore erano andati a farsi friggere visto che aveva perso il lavoro e le sue avances erano state per la prima volta rifiutate. Infine quella ragazza dai capelli rossi era entrata nella sua vita e le aveva promesso una via di fuga. Aveva la sua fortuna proprio lì con lei -Chissà, forse avrei anche potuto bermi la storia del cellulare- pensò, per poi scuotere la testa -Ma a cosa sto pensando? Mi sto facendo convincere da una bambina che ha in mente solo quattro fantasie romantiche?- Ormai era di nuovo di cattivo umore, per cui non aveva più volta di affrontare l'argomento. Quanto a Roxanne, aveva finalmente trovato il coraggio di parlare, per cui decise di proseguire. -Quello che voglio dirti è questo: se ora ti trovi qui non devi abbatterti, perché non è stata affatto colpa tua. Ma del destino che...- -Hai rotto le palle- la interruppe Jessica, senza troppi mezzi termini -Ascoltami bene, piccola imbecille: uno, tu non sai niente di me per cui non osare darmi consigli od ordini. Due, se ci tieni tanto perché non chiedi al tuo amato destino di farci sparire da qui? Tre, ti informo che siamo noi a prendere le nostre decisioni, se non lo hai ancora capito. Quattro...- iniziò, facendo una pausa per continuare a distendersi -...voglio chiudere qui il discorso. Ora lasciami dormire- Ma, non appena chiuse gli occhi, da fuori le guardie chiamarono tutte le prigioniere, ordinando loro di avvicinarsi alle sbarre delle rispettive celle. Dopo aver imprecato, Jessica decise di scendere dal letto: a quanto pare i guai per lei non erano ancora finiti e, ne era certa, la colpa non era affatto sua ma degli altri.
Recensioni
V3LL
La trama è semplice, ma comunque gestita bene nel breve lasso temporale che l'autrice si è imposta. L'espediente delle vite precedenti e future, personalmente, mi ha sempre affascinata; ho trovato interessante lo scorcio sul passato, che prevedeva il destino che poi si sarebbe compiuto nella role. Questo particolare lancia il lettore verso una sorta di fantasia e curiosità sia sul passato che sul futuro. Un intermezzo a doppio senso, insomma. Purtroppo la caratterizzazione dei personaggi non ha avuto abbastanza spazio e viene a mancare, nonostante Erwin sia mosso in linea con quanto presente nella scheda. Lo stile è scorrevole, piacevole da leggere e non ci sono rilevanti errori grammaticali. In sostanza i punti deboli della fan fiction vengono compensati dal modo di scrivere dell'autrice e quindi dalla buona resa del testo.
Alichino La traccia è esile e semplice; il deus ex machina - inserito come easter egg nel corso della fic - è di difficile individuazione per i profani e quindi appare marginale e scontato, più di quanto non sia nella realtà. Lo stile asciutto ne minimizza la figura, assottigliando l'importanza dell'estranea in un incontro casuale (il fortuito si veste di significato e la gentilezza è ricompensata con la promessa di un evento futuro); per quanto ella passi in sordina, sono le sue parole a rendersi eco che riverbera nel presente e che traccia il domani. L'idea di partire da un giovane Erwin - inserito nell'AU della role - ripaga il lettore con il denudamento di un individuo nel tempo attuale tanto riservato, ma fedele amante anche in una gioventù più immatura e poco consapevole dei compromessi alla base dei rapporti sentimentali. Erwin ne esce svelato, parco di parole, ma deciso nelle scelte e nelle prese di posizione; sa essere scomodo e cocciuto nel percorso di formazione, affinandosi al filo conduttore dell'opera originaria, in una mente complessa dietro la maschera di pacatezza e di apparente impassibilità. Nessuna reticenza o sbavatura; solo l'uomo - chiuso nella gabbia toracica - e il suo sentire - nel limite della comprensione di sê e degli altri. Tale fattore però assurge a un'arma a doppio taglio; punto di partenza pieno di potenziale e quadro d'insieme dato per noto in unico colpo. L'aspetto psicologico è redatto con un fraseggio pulito, puntuale nel suo essere lapidario e un lessico ordinario. Tante, troppe le ridondanze cadenzate con uno stampo di ripetizioni; un eccesso evitabile in un intreccio corto e veloce, che si focalizza consapevolmente nell'indagine parallela di un paio di minuti rapportati al contemporaneo. L'inconsistenza dei contenuti acquisisce spessore nel significato nascosto e nell'esposizione; non sorpresa, ma previsione attesa di una realtà sperata (quella dell'unica persona destinata; l'unità ad affiancarsi, non più metà di incompletezze). La poca originalità ne guadagna in esposizione, lasciando prevalere lungo un intreccio simmetrico sensazioni e turbinio interiore, con una chiusa brusca, lineare e tendente a un rosa marcato.
~Rozen Ben scritta e anche molto scorrevole da leggere. Leggendo la premessa mi sarei aspettata di trovare un piccolo flashback sulle loro vite passate o magari qualche riga in più a riguardo perchè l'idea mi era piaciuta particolarmente. Ovviamente parlo da eretica che di Shingeki no Kyojin conosce solo l'Opening quindi, molto probabilmente, non sono riuscita ad apprezzare questo tuo lavoro nel modo in cui meritava.
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