Any Day Now

[Film] [2012]

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    perché la Morte mai non muore.
    "
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    Titolo: Any Day Now.
    Regia: Travis Fine.
    Anno: 2012
    Durata: 97 minuti.
    Genere: Drammatico.
    Attori principali e interpreti: Alan Cumming, Garret Dillahunt, Isaac Leyva, Frances Fisher, Gregg Henry, Jamie Anne Allman, Chris Mulkey, Don Franklin, Kelli Williams, Alan Rachins, Mindy Sterling, Michael Nouri, Louis Lombardi.
    Uscita italiana: 10/07/2014
    Prima tv italiana: 10/10/2014

    Ha vinto diversi premi, tra cui il Grifone d'oro per il miglior film nella categoria Generator +18 al Giffoni film Festival del 2013.

    Ambientato negli anni '70, il film parla di Rudy, che lavora come drag queen in un locale gay a Los Angeles; Rudy vive in uno stabile malfamato e la sua vicina è una tossica con un figlio di quattordici anni, affetto dalla sindrome di Down, lasciato spesso a se stesso e a casa da solo.
    Un giorno la donna non ritorna a casa e l'uomo incontra il bambino, con il quale instaura subito un legame affettivo, tanto da decidere di rischiare per tenerlo con sé; per farlo va a cercare Paul, un avvocato con cui ha avuto precedentemente un incontro sessuale, che tuttavia non si dimostra ben disposto nei suoi confronti, visto l'aspetto piuttosto ambiguo di Rudy - che non fa mistero delle proprie preferenze.
    Dopo diverse vicissitudini i due ottengono la tutela temporanea dalla madre del bambino - finita in galera per uso e possesso di droga - e cominciano a vivere assieme, in casa dell'avvocato, spacciandosi per parenti e accudendo il piccolo Marco come il figlio che, in effetti, comincia davvero a essere per entrambi.
    Purtroppo quando la storia viene a galla il bambino viene loro portato via e inizia così un avvicendarsi di battaglie legali per ottenerne la custodia, per dimostrare di essere dei buoni genitori, malgrado il loro essere diversi da un nucleo familiare convenzionale.

    « Siamo diversi ma questo non significa che siamo dei cattivi genitori. »


    Non è un film allegro, non aspettatevi un film fatto di buonismo o altro. È un film crudele, delicato e toccante, che tratta il tema della famiglia composta da due uomini per come era - e ancora è - vista dalla maggior parte della gente. Vi sono parole crudeli e situazioni tenerissime, ma allo stesso tempo comportamenti crudeli e atti solamente alla distruzione di una paura del diverso, che con l'accanimento, dimentica la cosa fondamentale di ciò che è veramente importante: il benessere di un bambino con handicap che viene trattato come mero oggetto per giustificare l'odio. Emerge tutta l'ipocrisia, dove è meglio affidare un bambino ad una coppia tossico-dipendente e violenta, piuttosto che a una coppia di uomini amorevoli, perché vi è radicato il pregiudizio che vi possa essere un "contagio" o una "confusione" in ambito sessuale da parte di un bambino che chiede solamente di essere amato per come merita.

    Il regista, al Giffoni ha dichiarato: "Sono un grande fan dei film drammatici degli anni ’70, grintosi e dominati dai personaggi. E amo le storie d’amore su eroi improbabili che trovano l’amore in posti improbabili. Ma, quando ho letto per la prima volta una sceneggiatura scritta più di 30 anni fa e ispirata alla storia vera di uno sfavillante gay che si prese cura di un ragazzo mentalmente disabile, sinceramente non sapevo perché fossi così ansioso di portare questa storia sullo schermo. Sono etero, ho una moglie, tre figli in salute e una casa in periferia. E, mentre ho sempre avuto un debole nel mio cuore per i meno fortunati e ho sempre chiesto e sostenuto uguali diritti per tutti, non sono mai stato politicamente schierato e non ho mai cercato di appoggiare una specifica causa politica con i miei film. E poi un giorno è successo, è arrivato il momento in cui ho scoperto il mio legame profondo e personale con questa storia. Ero letteralmente a terra, a piangere per l’alienazione genitoriale praticata dalla mia ex moglie, che ha definitivamente distrutto lo stretto e dolce rapporto che avevo con la mia primogenita. Mentre le lacrime scorrevano sul mio viso, mi sono domandato: ‘Che diritto ha questa donna di separarmi da mia figlia?’. In quel momento, ho capito che il dolore di Rudy non era esclusivo. Non era un dolore gay o un dolore etero. Non era un dolore bianco o un dolore nero. Non era un dolore da ricchi o un dolore da poveri. Era il dolore universale sofferto da tutti coloro che si sono visti portare via un figlio contro la loro volontà. E quel giorno, nel momento in cui sentivo un dolore apparentemente insanabile, ho capito perché dovevo realizzare Any Day Now"


    Fonti: Cinema Gay, Orizzonti di Gloria, Wikipedia
     
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