Kyōdai

[NARUTO, Yuri] Hanabi x Hinata NOTE: Incest, AU RAITING: Nc17

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    KYOUDAI




    Mia sorella non era mai stata una ragazza molto espansiva: era dolce, gentile e sempre disponibile ad aiutare gli altri, ma anche estremamente timida.
    La ammiravo moltissimo, pur essendo totalmente diversa da lei, per il suo aspetto, per i modi, perché non sarei mai stata così pacata e tranquilla. Io ero invece una specie di maschiaccio, casinista ed estroversa, ma entrambe eravamo riuscite a farci degli amici che si sopportassero.
    Tuttavia, ero contenta di come fossi e non volevo assomigliarle, ma avere quelle qualità solo per me: fin da quando ero piccolissima era sempre stata lei a prendersi cura di me, stavamo sempre insieme e finii per sviluppare nei suoi confronti un affetto troppo morboso, tanto che una notte arrivai a sognare di baciarla, sfiorare quelle labbra probabilmente morbidissime.
    La cosa mi lasciò parecchio turbata, e ciò che più mi sconcertava era che l'idea non mi dava neppure fastidio, anzi... mi ritrovavo a pensare a lei sempre più spesso, e ad essere gelosa.
    Ero sempre stata più grande della mia età, quindi ogni tanto frequentavo anche i suoi amici, tra cui anche nostro cugino Neji, l'unico a conoscenza dei miei pensieri su Hinata. Era un buon confidente ed un ottimo ascoltatore, anche se non approvava viste le sue convinzioni, ma non rifiutava mai di assistere ai miei sfoghi. Non erano i miei desideri il problema.

    Il problema si chiamava Uzumaki Naruto, al cui nome rispondeva un ragazzo abbronzato, biondo ed esuberante, per il quale mia sorella aveva una cotta. Anzi, diciamo pure che ne era innamorata, e questo mi seccava alquanto Non tanto per il fatto in sé quanto perché Hinata diceva di adorare – oltre ai suoi occhi azzurro cielo – la sua determinazione e capacità di non arrendersi mai. Insomma, era caratterialmente identico a me. Per carità, non avevo nulla contro Naruto, ero certa che saremmo potuti essere ottimi amici non fosse per quel piccolo dettaglio, solo che era praticamente cieco e non si accorgeva di tutte le attenzioni che Hinata riservava per lui, dandole corda e coccolandola come fosse un cucciolo, probabilmente a causa del carattere di lei. La cosa peggiore era che a Naruto piaceva un'altra persona, ma anche se mia sorella l'avesse scoperto, avrebbe desiderato solo la felicità del biondino.


    Il tempo passava e la situazione non si era smossa di un millimetro: io che desideravo Hinata e lei che sognava Naruto.
    Una sera Neji diede una festa alla sua villa, invitandoci tutti. Rimanemmo tutti stupiti dal fatto che avesse organizzato un evento del genere, ma lo giustificò illustrando che in realtà l'idea era di Kiba e che lui aveva solo messo a disposizione la casa, dal momento che il suo appartamento non consentiva di ospitare troppe persone.
    Alle 20:00 Naruto e i suoi migliori amici Uchiha Sas'ke e Haruno Sakura erano passati a prenderci con la lucente ed elegante berlina del moro, per poi recarci insieme da nostro cugino.
    Le luci erano già accese e la musica talmente alta da raggiungerci fin nell'abitacolo dell'auto. Naruto scese per primo, aprendo con una risata la portiera di Sakura, che scese divertita, per poi attendere che anche io ed Hinata uscissimo dalla macchina. Posai i piedi sull'asfalto per prima, tenendo la mano di mia sorella per aiutarla a raggiungermi, mentre lei arrossiva e balbettava un grazie.
    Kami, no! Ammetto che vedere le sue guance imporporate era parte della causa del mio gesto, ma la cosa mi fece eccitare e avrei preferito evitarlo visto e considerato anche il suo abbigliamento.
    Ringraziammo Sas'ke per il passaggio e salutato Neji che ci era venuto incontro con un'aria che la diceva lunga, prendemmo parte alla festa.


    Ooh, Kiba me l'avrebbe pagata cara! Non sapevo come né perché ma era riuscito a convincere Hinata a bere. Diavolo, mi ero distratta solo un secondo per parlare con TenTen e quell'idiota si era messo a provocarla! Non solo era astemia e l'alcool le dava subito alla testa, ma l'Inuzuka si era anche azzardato a farle i complimenti sull'abito – e la scollatura in particolare – suggerendole che questa era la sera giusta per dichiararsi al biondo.
    Vedere la mia adorata sorella, sempre così riservata, avvicinarsi più spigliatamente del solito ad un Naruto intento a scherzare con Rock Lee e richiamare il suddetto biondo con voce seria e sicura era stato da brividi.
    «Naruto-kun posso parlarti un attimo?». I suoi occhi color perla non erano mai riusciti a non separarsi da quelli celesti di lui per così tanti secondi, infatti il ragazzo, dapprima disorientato, aggiustò le labbra in un sorriso a trentadue denti e appoggiò una mano sulla spalla di Hinata, posando il bicchierino di Bacardi che stava sorseggiando su un tavolino.
    «Ma certo, dimmi pure!».
    Mia sorella lanciò un'occhiata eloquente a Lee e quello si dileguò borbottando qualcosa sul voler chiedere a Sakura di ballare, per poi notare che la rosa era già avvinghiata a Sai e portarsi via l'intera bottiglia che stava dividendo col biondo.
    Finalmente soli, Hinata prese un respiro profondo e senza distogliere lo sguardo da quello del ragazzo confessò i sentimenti che provava nei suoi confronti.
    «Naruto-kun no koto ga... dais'ki da (1)». E si sporse in avanti per baciarlo.
    Dovrei ringraziare Neji che proprio in quel momento mi urtò, facendomi girare e vedere l'ultima scena a cui avrei mai voluto assistere. Mi cadde il bicchiere a terra, ma non ci feci caso, totalmente sotto shock, mentre Kiba se la rideva della grossa.
    Il biondo, stupefatto, sgranò gli occhi e con delicatezza sospinse mia sorella all'indietro, separandosi dalle labbra di lei, con un'aria imbarazzata e colpevole insieme.
    «Gomen ne, Naruto-kun... watashi... (2)», balbettò Hinata rendendosi conto di cosa il rifiuto del ragazzo volesse dire.
    «No, Hinata, tranquilla. Sono, ecco... lusingato di piacerti, ma... ». Il suo sguardo corse tra la folla fino ad incontrare un paio d'occhi d'onice e lo abbassò.
    «Wakatteiru (3)».

    I due guardavano in direzioni opposte. A quel punto mi sbloccai, scossi la testa e avanzando verso mi sorella, la afferrai delicatamente per una mano senza badare al biondo e la trascinai a passo rapido attraverso il salone, puntando al piano superiore. Quando fummo vicino all'Inuzuka ne approfittai per fulminarlo e quello capì che avrebbe fatto meglio ad espatriare entro cinque secondi.
    Una volta di sopra aprii la stanza degli ospiti dove eravamo solite dormire quando andavamo da Neji e la chiusi a chiave, mentre Hinata si torceva le mani, l'espressione mortificata.
    «Neesan che ti è saltato in mente? Perché hai dato retta a quell'imbecille?», esplosi infine. Non volevo essere così brusca, ma mi sentivo tradita e arrabbiata, così l'impulsività mi fece parlare. Lei si morse le labbra; a quel gesto avvertii uno strappo dalle parti dello stomaco, che cercai di tenere a bada, e mi avvicinai, prendendola per le braccia.
    «Doushite?! (4)», chiesi nuovamente, scuotendola. Anche se avevo cinque anni meno di lei, eravamo alte uguali, perciò quando sollevò il capo e mi immersi nelle sue iridi color perla non dovetti alzare la testa. Lei mi scostò, accigliandosi.
    «Perché non ce la facevo più, Hanabi! Anche se Naruto-kun non mi avrebbe ricambiata volevo che lo sapesse! Volevo baciarlo almeno una volta!».
    Sgranai le palpebre, scaldandomi.
    «Ma perché lui, Hinata? Perché quando hai già me?».
    La sua espressione si fece confusa.
    «Che vuoi dire?».

    “Ora o mai più!”, mi dissi, e la baciai.
    Kami, le sue labbra erano più tenere e dolci di quanto avessi mai immaginato, meglio di ogni sogno che avesse mai popolato le mie notti. Più le assaporavo, più desideravo continuare. Le mie mani scivolarono lungo il raso dell’abito succinto, saggiandone i fianchi sottili, stringendoli per poi risalire lungo la schiena sinuosa ed abbassare la zip, la fretta palpabile. Quando ormai i due lembi di tessuto erano separati ed aperti, Hinata si scostò impaurita, stringendosi l’abito contro il seno prosperoso, rossa in viso, tentando di coprirsi, cosa che non fece altro che aumentare la mia voglia di lei.
    «Che stai facendo, Hanabi?», balbettò, mentre le prendevo le mani e gliele inchiodavo ai lati della testa, strusciandomi contro di lei e baciandole il profilo della mandibola fino a giungere alla pelle morbida del lobo per mordicchiarlo. Non riuscivo a fermarmi, ora che ne aveva avuto un assaggio desideravo anche il dolce.
    Tuttavia, quando mi accorsi che mia sorella tremava ed era sul punto di piangere mi fermai spaventata e la chiamai.
    «Hinata?».
    Si morse le labbra.
    «Hinata!».
    Le lascia i polsi e la abbracciai forte, respirando profondamente, lasciandomi circondare dal suo profumo. Aveva paura, era evidente. L’avevo turbata e non era mia intenzione. Mi allontanai da lei dandole le spalle, i miei intenti iniziali svaniti.
    Cosa mi era saltato in mente?! Era mia sorella, mia sorella...

    Non avevo neppure la forza per chiederle scusa. Serrai le palpebre ed i pugni, indecisa sul da farsi: dovevo tornare giù e far finta di nulla?
    «Hanabi», sussurrò una vocina bassa, alla quale seguì una mano leggera posata sul braccio. Un brivido mi corse lungo la schiena. Mi voltai a guardarla, confusa e colpevole, nelle iridi perlate.
    «Scusa, non ce la facevo più a tener dentro ciò che provo per Naruto-kun, dovevo dirglielo!», esclamò sicura. «Ma al suo rifiuto ho capito che non avrei avuto alcuna speranza...». Mi guardò convinta negli occhi. «Voglio dimenticare, Hanabi, non mi importa come. Dimenticare ed andare avanti».
    Me lo stavo immaginando, di sicuro.
    «Mi potresti fare questo favore?».
    Il suo sguardo era quasi implorante.
    Feci un passo avanti. Un altro. Ora i nostri volti erano di nuovo a pochi centimetri di distanza. Le sollevai il mento, prendendolo fra due dita e mi avvicinai finché non potei sentire il suo fiato sulla lingua. Non ce la feci più.
    La baciai di nuovo, stavolta più piano, più dolcemente, stringendola a me ed accarezzandole la schiena nuda. Era assurdo, ma quella pelle liscia mi eccitava da morire. Hinata si alzò in punta dei piedi e si strusciò contro di me, scoprendo il seno, e sentii il suo cuore battere forte.

    Tum tum. Tum tum.

    Anche le mie pulsazioni aumentarono quando allacciò le braccia al mio collo, sciogliendomi i capelli per poi ridiscendere lungo le scapole e tirando il tubino color notte che indossavo verso il basso, slacciandomi il reggiseno a fascia finché non rimasi solo con le mutandine. Dio, mi sentivo terribilmente bagnata e vogliosa.
    Le mie mani andarono a palparle le natiche, mentre le sollevavo la gonna dell’abito argenteo che la copriva, facendoglielo passare sopra il capo e lanciandolo in un angolo.
    Ci guardammo, le guance arrossate, riprendendo a baciarci con foga, le lingue che si cercavano continuamente mentre l’abbraccio in cui ci stringevamo faceva sfregare i nostri capezzoli turgidi gli uni contro gli altri, strappandoci gemiti di piacere. Hinata ansimò e ne approfittai per dedicarmi al collo e al décolleté, stringendo quelle colline morbidissime tra le mani e sentendo l’immediato ed urgente bisogno di spogliarmi completamente.
    “È abbastanza!”
    Mi sfilai quell’ultimo pezzo di stoffa per poi sospingerla sul materasso, farle divaricare le gambe e liberando anche lei del pizzo inutile.
    Quante volte l’avevo vista nuda da bambina? Non me ne ricordavo, ma non avevo mai desiderato tanto il suo corpo.

    Gattonai sopra di lei leccandomi le labbra mentre le sue mani si dedicavano al mio sedere, e presi fra le labbra uno dei bottoncini di carne, facendola gemere in un modo che andò solo ad aumentare la mia voglia.
    Mi chiesi distrattamente quanto avrei ancora resistito, ma senza pensarci più di tanto, il mio cervello totalmente scollegato. Poi Hinata spostò le dita, percorrendomi la fessura tra le natiche fino a giungere alla mia apertura.
    Mi scostai di scatto, guardandola stupefatta, ma il suo viso, seppur arrossato, non diede segnali di alcun tipo: il suo indice prese ad accarezzarmi la vulva, a sfiorarmi il clitoride, facendomi cedere contro il suo seno invitante. Tentai di reggermi piantando gli avambracci sul letto, ma era difficile: sarà che ero già fradicia, ma quel dito scivolava ogni volta un po’ più dentro, finché non si immerse completamente dentro di me, senza smettere di muoverlo.
    «Ah!», sgranai gli occhi, mentre l’indice continuava la sua esplorazione, appagante ed insufficiente al contempo. Presi a spingermi contro quell’indice, cercando di darmi maggior piacere, ma Hinata non ne inserì altri, così tenendomi si una sola mano, scesi a saggiare il ventre piatto, insinuando un dito nell’ombelico e premendo. Hinata reclinò di scatto la testa all’indietro, tappandosi la bocca da cui era sfuggito un gemito roco. La guardai, ma non si scoprì.

    “No, ora che ti ho sentita non ti darò tregua, neesan”, e presi a spingere più forte. Ansimava senza ritegno sotto al palmo, mentre continuavo ad andare incontro al dito di lei, ancora dentro di me, sentendolo sfiorare le pareti interne.
    Ad un certo punto allentai il ritmo ed il dito scorse fino alla sua femminilità, umida ed invitante.
    Dio, sentivo il suo liquido ovunque. Un sospiro tremante, mentre le pizzicavo il clitoride.
    «Ah», squittì, cercando di scostarmi le dita e serrando le gambe, ma io continuai, sfregando il palmo contro le labbra del suo intimo e posizionare indice e medio sull’apertura pulsante, per poi infilarli dentro.
    Il corpo di Hinata si tese come una corda, formando un arco ed aprì di nuovo le gambe.
    «Hanabi...».
    “Non pronunciare il mio nome così...”.
    Volevo solo farla impazzire, anche se stavo facendo la stessa fine che avevo previsto per lei: quelle pareti si contraevano, umide, contro i miei polpastrelli che scivolavano dentro e fuori con una facilità che mi mandava in estasi. Le muovevo sempre più velocemente, stordita dalle sue urla di piacere, dal suo corpo che si contorceva.
    Allungai una mano, palpandole il seno sinistro mentre continuavo a penetrarla con forza sempre maggiore.
    «Hanabi!».
    Le tappai la bocca con la mia ed il bacio fu bagnato, sporco, lussurioso. Le morsi le labbra e finalmente inserì un altro dito in me.

    Ci davamo piacere a vicenda, sempre più vicine al punto di non ritorno, i nostri corpi sudati ed allacciati scossi da brividi.
    Quando poi aggiunsi un terzo dito, Hinata perse la testa.
    «No...! Aaah!... Hanaah... bi! … Bastaaah...!».
    Ma la ignorai, volevo che provasse tutto il piacere possibile.
    Scesi con la testa fra le sue gambe, sfilando le dita e compiacendomi del suo brontolio di disappunto, prendendo a leccarle la vulva, mentre l’indice insisteva sul clitoride.
    «Hanabi... aaah!».
    Sentivo i suoi umori colare continuamente sulla mia lingua, ero certa di star per venire anch’io solo a guardarla, era troppo erotico vederla contorcerci...
    Le bloccai una gamba ed infilai la lingua in lei.
    I nostri ansimi rimbombavano sui muri, ci stordivano, ci eccitavano...
    «Hanabi...!».
    Mi ritrassi, tornando a mordicchiarle le labbra, succhiarle la lingua mentre continuavo a masturbarla con le dita.
    «Hanabi sto per...!».
    E sentii le dita e me stessa più bagnate che mai.
    Esplodemmo insieme, i movimenti delle nostre falangi sempre più rapidi che accompagnavano i nostri gemiti lunghi e profondi.
    Non ci curammo del copriletto sporco del nostro piacere, né delle nostre dita umide e ricoperte di liquido gelatinoso, ma solo di noi. Hinata si raggomitolò contro il mio petto, premendo le guance contro il mio seno e sospirò soddisfatta.
    Se non fossi stata tanto esausta il contatto mi avrebbe stuzzicata ancora, ma non avevo la forza di muovermi né di ripulire.
    Hinata già respirava lentamente, profondamente addormentata. La guardavo sorridendo, il visino arrossato e le labbra dischiuse e lucide che mi invogliavano a baciarla piano e coccolarla, stringerla a me per farla sentire al sicuro. Le presi una mano e, baciatola, me la strinsi contro il petto, abbandonandomi al sonno.
    Alla festa avremmo pensato l’indomani.


    おわり~





    1) Naruto-kun... sono innamorata di te...
    2) Mi spiace Naruto-kun, io...
    3) Capisco
    4) Perché?!
     
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