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[NARUTO; yaoi] Orochimaru, nuovo PG. RAITING: Nc17 NOTE: age gap

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    «Kabuto».
    La voce viscida e roca dell'uomo risuonò nella stanza male illuminata, in un tono che l'interpellato con disappunto riconobbe, e si avvicinò al Sannin.
    «Orochimaru-sama», replicò, con voce altrettanto stucchevole, la luce riflessa sulle lenti del medic-ninja che rendeva la sua espressione più inquietante del solito.
    «Chiamalo». L'urgenza era più che percepibile.
    «Subito, Orochimaru-sama».
    Le labbra dell'albino si storsero in una piccola smorfia mentre si avviava lungo i corridoi del covo. Sas'ke-kun si stava allenando duramente e non s sarebbe mai fatto convocare dal suo sensei in un momento del genere. Sapeva a chi fosse riferito quell'ordine e ogni volta che gli veniva impartito non poteva che esserne contrariato. Nonostante gli fosse stato sempre fedele (eccetto quando era ancora una spia di Sasori) non gli era mai stato concesso quel privilegio, che neppure il tanto agognato Uchiha poteva vantare.
    Finalmente giunse alla cella del ragazzino. Non si curò di bussare, l'aveva di sicuro sentito arrivare, perciò inserì la chiave nella serratura e spalancò la porta.
    «Tsuitekoi (1)», ordinò il medic-ninja, ed il ragazzino si alzò svelto in piedi, pronto a seguire Kabuto.

    Se ne stava in silenzio, carico di aspettativa mentre la chioma pallida del servitore dondolava quieta davanti a sé. Non ricordava nulla che fosse accaduto prima di aver incontrato Orochimaru-sama, ma non se ne curava. A quell'uomo doveva la vita e si sarebbe sdebitato con lui in eterno, se necessario.
    Infine, giunsero alla camera del Sannin, in quel momento di spalle, intento ad accarezzare con un lungo dito bianco la testa di un serpente.
    «Per voi», annunciò Kabuto, lasciandoli quindi soli.
    L'uomo allora si voltò, sorridendo malizioso al piccolo, passandosi la lingua sulle labbra, gli occhi colmi di voluttà.
    «Orochimaru-sama», salutò rispettosamente chinando il capo, mentre il Sannin avanzava verso il minore, i cui capelli bluastri gli celavano l'espressione. Un serpente scivolò lungo le braccia del maggiore, sibilante, e con la testolina spinse verso l'alto il mento del ragazzino.
    «Guardami, Soryu», ordinò, e subito si ritrovò a fissare due grandi occhi lilla, le guance leggermente imporporate. Semplicemente delizioso.
    Si chinò verso il collo dell'altro, leccandolo lascivamente, mentre al piccolo sfuggiva un sospiro soddisfatto al sentire quella lunga lingua che lo solleticava.
    Dopo averlo vezzeggiato gli bastò osservarlo un attimo, bisognoso di attenzioni, per eccitarsi definitivamente.
    Premette sulle sue spalle, facendolo inginocchiare e Soryu, svelto, slacciò la cintura ingombrante di Orochimaru, abbassandogli i pantaloni e si ritrovò faccia a faccia con il grosso pene dell'altro. Non esitò un istante, accogliendolo subito in bocca e succhiandolo avidamente, mentre con le mani gli stuzzicava i testicoli gonfi.

    Il Sannin ansimò di soddisfazione, mentre spingeva la testa del ragazzo verso la propria intimità, che Soryu fece scorrere contro le guance, il palato per poi calarsela in gola. Amava sentire l'erezione consistente del suo padrone, quasi bruciante, talmente in profondità da soffocarlo.
    Non si permise neppure di respirare mentre succhiava quell'asta dritta e dura come il marmo.
    Andava fiero del talento che possedeva, riuscire ad eccitare fino a quel punto Orochimaru era una sua prerogativa, neppure con Sas'ke raggiungeva l'apice. Era una puttana, certo. Ma la sua preferita.
    «Basta così», rantolò Orochimaru, la punta del membro arrossata, la lunghezza tesissima.
    In un secondo lo sbatté con violenza sul letto, svestendolo in un istante per poter godere di quel corpicino gracile ed estremamente sensibile. Senza perdere altro tempo afferrò la solita corda, fissandogli stretti i polsi alla testiera, legandogli attorno al capo una fascia di stoffa in modo che gli coprisse gli occhi: sentirlo completamente succube lo mandava letteralmente in estasi.
    Scese immediatamente con la lingua lungo il torace magro ed acerbo del piccolo, prendendo a succhiargli e mordicchiargli i capezzoli, le mani pallide che correvano ad accarezzargli i fianchi sottili, le cosce delicate, fino ad assestarsi sul membro semi-eretto.
    Soryu non soffocò il gemito di piacere mentre si spingeva contro le dita del padrone, stordito dalla goduria che provava, acuita dall'impossibilità di muoversi e vedere. Orochimaru non riservava quelle attenzioni a nessun altro, solo a lui.
    La lingua lunga e serpentina del moro cominciò a lappargli il glande, per poi avvolgersi attorno all'intera lunghezza.

    «Aaah... Orochi... maru-sah-mah... », gli occhi gli si rivoltarono all'indietro dal piacere. Kami, voleva solo essere preso, sentiva l'orgasmo sempre più prepotentemente vicino.
    Anche il maggiore lo percepì e separatosi dal membro del piccolo, lasciò che venisse, non del tutto soddisfatto.
    “Kukuku”, ridacchiò, mentre faceva girare Soryu di spalle, facendogli rialzare i fianchi. Gli palpò le natiche, per poi allargargliele ed insinuarsi nel buchino già violato centinaia di volte con la lingua. Sentì l'anello di muscoli contrarsi e dilatarsi, già pronto ad accoglierlo. Non aveva bisogno di prepararlo, lo faceva solo per poter godere dei gemiti osceni del minore. Perciò si ritrasse, osservando il panorama: la fessura pulsava leggermente, come se non attendesse altro che essere spaccata.
    A quella visione il Sannin si leccò le labbra e terminò di svestirsi, per poi posizionarsi tra i glutei sodi e lisci del più piccolo. Pregustando quel caldo paradiso in cui di lì a qualche istante si sarebbe immerso, afferrò la propria erezione e lo penetrò con una sola, poderosa spinta.
    «Aaaah!», Soryu si contorse sotto di lui, dolorante e voglioso. Il modo sadico di Orochimaru di prenderlo lo faceva impazzire, andava istintivamente incontro alle spinte dell'altro, incurante del bruciore, concentrandosi solo sulla sensazione di venire posseduto e quasi spaccato da quell'uomo. La sua asta, già fastidiosamente bagnata dai precedenti umori, era di nuovo eretta ed invitante, ma il Sannin non se ne curò.

    Il ragazzino urlava il suo godimento senza vergogna, mentre cercava di trovare sollievo strusciandosi contro le lenzuola del letto. Sapeva che al suo padrone piaceva da morire sentire quanto lo mandava fuori di testa. All'ennesima spinta, quando vene sfiorato un punto in lui che lo mandò letteralmente in estasi provò tanto piacere che non temette di richiederlo, cosa che raramente si azzardava a fare.
    «Sìì... aaaaaah... aaancora... Oromimaru... samaaah....!!», lo pregò e l'uomo, ammaliato dalla voce chiara e gaudente del ragazzo, prese a fotterlo con maggiore forza ed energia, stordito dalla goduria che stava provando.
    Soryu sentiva le viscere in fiamme, il membro pronto ad esplodere un'altra volta. Poche altre spinte ed Orochimaru venne copiosamente in lui, con un gemito roco e pienamente soddisfatto, mentre anche Soryu finalmente si liberava. Si rigirò tremante, il respiro affannoso, mentre il Sannin gli scioglieva la benda. Il giovane era certo che non sarebbe riuscito a reggersi in piedi neppure volendo: ogni volta rimaneva senza energie, ma aveva sempre la sensazione che non gli bastasse mai. I suoi occhi lilla, liquidi per l'orgasmo, catturarono lo sguardo malizioso ed eccitato del maggiore che scese ad attaccargli il collo, seguendo solamente il suo istinto ed il ragazzo spalancava le gambe. Voleva ancora quel pene dentro di sé, sentirsi aperto, palpare il puro, bianco piacere.
    Orochimaru gli afferrò le gambe, che si allacciarono subito alle sue spalle e riprese a spingere forte.

    I gemiti dei due amanti rieccheggiavano nella stanza, mentre le candele andavano poco a poco esaurendosi. La cera colava densa dai bordi dei piattini, finché una goccia non cadde sull'addome del piccolo, che urlò.
    «Nnh... aah!», il bruciore si mischiava alla voglia. Orochimaru se ne accorse e, afferrata la candela, cominciò a passarla, ancora scottante, sulla pancia di Soryu.
    «Sìì... aaah... sìì...!», gridò stravolto dai brividi mentre il pene del Sannin entrava ed usciva da lui sconnessamente.
    L'orgasmo travolse entrambi di nuovo, lo sperma vischioso del maggiore colava lungo le gambe del ragazzo, l'addome ancora coperto di seme e cera.
    I respiri affannosi, soddisfatti saturavano la stanza e poco a poco il fiatare rapido di Orochimaru si trasformò in una risatina soddisfatta: quel piccoletto sembrava nato per farlo andare su di giri.
    Rimasero entrambi sdraiati per qualche minuto, una patina di stanchezza cominciava ad avvolgerli, finché l'uomo non slegò Soryu, che abbassò le braccia, massaggiandosi i polsi arrossati ed Orochimaru si alzava, per poi rivestirsi svelto.
    Il ragazzino quindi lo imitò, afferrando a sua volta i propri indumenti, celando la sua nudità all'altro.

    Infine, inchinatosi leggermente, uscì, trovando Kabuto ad aspettarlo, fissandolo truce, per poi aggiustare la propria espressione in una più rispettosa quando Orochimaru gli ordinò di portarlo a lavarsi.
    Una volta solo, il Sannin ghignò, lanciando un'occhiata al letto sfatto, e si passò nuovamente la lingua sulle labbra, assaporando il gusto dolciastro del prossimo incontro.



    おわり~




    1: seguimi.
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