JASICO WEEK (raccolta)

rating vario - Jason x Nico (Percy Jackson sagas)

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    Questa serie di flashfic sono tutte dedicate alla settimana JASICO, 2017.
    Ci tengo a precisare che non per forza sono collegate tra loro, prendetele come storie random su di loro e basta, grazie prego.
    Tutte vanno a rifarsi ai prompt lasciati dalla pagina tumblr ufficiale "jasicoweek17" che sono i seguenti sette:
    Earth & Sky
    Confession
    First Kiss/Date
    Angst/Comfort
    God/Camp Swap
    Human AU
    Free Day

    Non tutte le storie prenderanno i nomi dei prompt, ma andrò per ordine e nelle descrizioni, la dove non userò il prompt come titolo, lo andrò a inserire. Spero che anche qua in Italia ci siano abbastanza fan della coppia e spero che in generale queste piccole e brevi storie su di loro possano essere gradite.
    Buona lettura e buon JASICOWEEK!


    Genere: Vario(principalmente romantico/sentimentale) | Tipo di coppia: Slash, Shonen-ai
    Personaggi: Jason Grace, Nico di Angelo | Coppia: Jasico


    _____________________________________________


    Earth & Sky


    Ti ho lasciato sotto un cielo stellato, con lo scoppiettare del fuoco che saliva verso l’alto.
    E non voglio essere uno dei tanti fantasmi che ospitano il tuo cuore, vorrei soltanto essere terra che va a riempire quel vuoto formatosi nel tuo petto.
    Hai combattuto così tante battaglie, proprio come me.
    Ma ogni cicatrice che incide la tua pelle segna una vittoria o un buffo ricordo, ogni cicatrice che incide la mia, invece, un promemoria.

    E come posso fidarmi di te se non riesco a fidarmi nemmeno di me stesso?
    Come posso riempire il tuo vuoto se ne porto dentro uno tutto mio?

    Amare non dovrebbe fare così male.
    Amare non dovrebbe portare così tante scuse con sé.

    Ma il nostro amore non è come quello degli altri, la nostra storia è una matassa da disfare.
    Solo dopo potrà essere filata.

    “Mi dispiace.”

    Hai detto sotto Orione e Spica che brillavano sopra di noi.
    Ed io ho stretto i pugni a testa bassa, lasciando che le lacrime rigassero il mio volto.

    “Non importa.”

    La gola secca e il respiro trattenuto.
    Avrei voluto solo stringermi a te e sentire le tue braccia avvolgermi a loro volta.
    Mi sarei calmato, avrei ripreso a respirare, perché tu non fai che portare ossigeno nella mia vita.

    Tu, il mio ossigeno.



    ______


    Confession


    Ho avuto a che fare con tante persone prima di te, ma chi ha avuto la pazienza di ascoltare?
    Di capire?
    Di non essere giudicato per ciò che mettevo a nudo?

    Forse solo lei lo faceva.
    Ma lei, ormai, se n’é andata per sempre dalla mia vita.

    Ho teso la mano verso la tua schiena e l’ho ritratta quando le persone hanno iniziato a circondarti.
    Ho avuto paura.
    Paura di un no, paura di essere guardato come si guardano quelli come me quando se ne prova disgusto.

    Ma tu non sei come gli altri, non lo sei stato dalla prima volta, né lo sei adesso.
    Mentre ti guardo e ti osservo fino a cogliere ogni dettaglio, ogni gesto, ogni muscolo contratto sulla tua faccia.

    Tutto quello che penso per avvicinarmi è provare a sfidarti.
    La sfida è l’unica arma che posso usare per non rimanerne scottato.
    Forse è anche l’unica che ho sempre conosciuto.
    Così la butto su un gioco, perché a quelli ho sempre saputo di essere molto bravo.

    “Perché io?”

    È stata così improvvisa quella domanda a fine partita, così a bruciapelo.
    Ho perso un battito o due, e le farfalle che da un po’ avevo nello stomaco hanno cominciato a battere forte le ali, scombussolando ogni cosa dentro di me.
    E hai abbattuto ogni difesa, ogni muro messo tra me e il mondo.
    Tra me e te.

    Aver capito tutto prima ancora di parlare apertamente, questo non lo avevo previsto.
    A dire il vero nemmeno te avevo previsto.
    Ma è reciproco questo, non è così?

    E tendere le mani verso la tua schiena non fa così paura adesso.
    È piacevole e caldo.
    Ma mai quanto poter riempire le mie mani con le tue.

    “Perché mi piaci, Grace. E l’amore è qualcosa a cui non si applicano logiche, quindi, perché non tu?”



    _____


    First kiss


    Abbiamo camminato per le vie del centro, lungo le strade illuminate a giorno di New York.
    Ci siamo persi come farebbero due granelli di sabbia in mezzo ad altri mille granelli.
    Questo posto è come un’enorme spiaggia senza fine.
    Ovunque ti giri ci sono grattaceli ricolmi di voci e risate, di crisi isteriche, di problemi esistenziali e di dolori strazianti.

    Ed ogni volta che sfioravo la tua mano per sbaglio con la mia ho avuto a che fare con una torsione allo stomaco.
    Ma abbiamo parlato di tutto, come ho imparato a fare da quando ti conosco.
    È difficile nasconderti qualcosa, perché anche se non chiedi i tuoi occhi lo fanno al posto delle tue labbra.

    Ho alzato lo sguardo verso il cielo più volte, in cerca delle stelle, in cerca di una risposta da parte loro prima di prendere una qualche decisione.
    Ma non ho trovato altro che buio pesto e il suono del tuo cuore che batteva contro il tuo petto quando mi hai abbracciato e io ho schiacciato l’orecchio su esso.

    Il rumore della città che si silenzia all’interno della camera in cui ci ritroviamo e solo a pochi metri da noi, in una stanza diversa, Percy, Leo e Frank a giocare fino a tardi.
    Percy è l’unico che sa qualcosa ed è per questo che nessuno è venuto a fare domande, ma la verità è che pure Leo e Frank hanno capito, forse perché sono stati più intuitivi del figlio di Poseidone.

    E in quel buio pesto riesco a distinguere distintamente lo scintillio chiaro dei tuoi occhi.
    Così freddi e profondi, così belli da togliere il fiato.
    Sono sopra di te e nessuno dei due sembra voler fare o dire qualcosa.
    È un continuo fissarsi negli occhi, cogliendone il bagliore flebile, mentre le mani si sfiorano e stringono subito dopo.

    “Hai mai…voglia di baciarmi?”

    Non so perché te lo chiedo, forse perché il cuore rischia di schizzarmi fuori dal petto e ho come un irrefrenabile bisogno di sentirti.
    Di capire che anche tu vuoi quello che voglio.

    “Si…”

    La tua risposta è così flebile e quasi ho paura di aver capito male, quasi si confonde con il battito accelerato del mio cuore.
    Un sorriso increspa le mie labbra e il mio cuore scalpita, come un cavallo imbizzarrito.

    “E allora perché non lo fai?”

    Potresti farmi la stessa domanda, potresti ridere di me o semplicemente rispondere in modo serio.
    Perché del resto tu fai questo no?
    Prendi tutto quanto così seriamente, specie se si tratta di quello che dico.

    Ma ancora una volta mi sorprendi, mi lasci senza fiato e ti spingi verso di me come se non ci fosse un qualche motivo per esitare o aspettare ancora.
    Le tua dita si intrecciano tra i miei capelli corvini e le mie mani si appoggiano al tuo viso spigoloso, mentre le nostre labbra si uniscono passionali tra loro.
    È tutto così frenetico, umido, caldo…
    perfetto.
     
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    Avevamo deciso di affrontarlo insieme promettendoci che comunque sarebbe andata, saremmo andati avanti lo stesso.
    Non abbiamo mai pensato davvero alle conseguenze.
    Non abbiamo mai creduto che uno dei due, alla fine, sarebbe potuto morire.

    Perché ne abbiamo passate così tante insieme, abbiamo lottato così duramente per arrivare dove siamo arrivati ora.
    Però, adesso, dovrai dirmi addio.

    Oh, amore mio, come vorrei che il tuo viso non fosse rigato dal pianto e riempito di rughe che segnano il tuo dolore.
    Quanto vorrei raccogliere tutta la tua disperazione e tenerla lontano dal tuo cuore.
    Ma per quanto mi sforzi ad accarezzarti il viso con l’unica mano che mi è rimasta, cercando di mandare via tutta la tua sofferenza, non servirà a colmare il vuoto che si sta già formando dentro al tuo petto.

    So cosa si prova, perché è lo stesso che sto provando io pensando di non poter vedere più questi occhi azzurri, pensando di non sentire più questa tua voce rauca parlarmi dolcemente per rassicurarmi o di non poter più sentire il calore della tua pelle contro il mio.

    E più mi stringi, mi abbracci e mi ripeti che andrà tutto bene, che in qualche modo riuscirai a salvarmi, più il calore scivola lontano da me, lontano dal mio corpo sanguinante.
    Il terrore nei tuoi occhi è così palpabile, così come la disperazione nel sapere che ormai è troppo tardi per fare effettivamente qualcosa.

    Hai provato a stringere con dei pezzi di stoffa i miei arti mutilati, hai provato a scaldarmi stringendomi a te e aspettare che qualcuno tra i figli di Apollo arrivasse in soccorso.
    Ma ci sono così tanti feriti intorno a noi, così tanti morti…
    Ed io faccio parte di uno dei tanti.

    Appassire a quest’età non era nei piani, così come doverti lasciare sentendo le tue lacrime scivolare tra le nostre labbra unite, sentire il sapore del sangue mischiarsi a quello del sale.
    È orribile e doloroso al tempo stesso, perché so che questo sarà il nostro ultimo respiro insieme, il nostro ultimo bacio, il nostro ultimo abbraccio…
    il nostro ultimo



    Ti amo.”
     
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    Così tante regole, così tante responsabilità piovute addosso senza mai averle chieste.
    E tu?
    Tu così spensierato e dedito a quel buon senso che non sembra rispecchiare molto la tua casa.
    Vorrei spaccarti il naso, ma suppongo che mi perdoneresti lo stesso anche se lo facessi con cattiveria.

    Libero.
    Ecco, mi manca così tanto quella sensazione che solo Bianca mi aveva fatto provare scappando di casa a dieci anni.
    Ma per finire dove poi?
    In una legione che ci ha accolto come una famiglia e riposto in noi, figli di Giove, una fiducia smisurata.

    È tutta colpa loro se lei è morta per dimostrare che era all’altezza di tutto quello.
    È stata tutta colpa mia, per non essere stato abbastanza forte da poterla affiancare, abbastanza coraggioso.

    Stringo la spada dorata tra le mani e questa si elettrizza, perché io non vorrei lei in mano ma solo un fulmine da scagliare contro di te.
    Com’è che ti chiami, stronzo?

    “Ehi! Anche tu devi far parte del campo di Giove, vero? Siete i benvenuti qua al campo mezzo sangue, io sono Jason.”

    Un sorriso cordiale non troppo radioso ma così dannatamente amichevole.
    Osservo la mano e senza lasciarmi affliggere da quelli che sono da sempre i miei pensieri, la stringo con risolutezza.

    “Devi essere fiero di te Nico. Devi essere orgoglioso del titolo che porti e del potere che hai.”


    Così aveva detto Reyna quando mi aveva iniziato ad allenare per diventare un pretore.
    Reyna… cosa avrei fatto senza di lei?
    Probabilmente sarei scappato dal campo e mi sarei nascosto da qualche parte, in cima a qualche grattacielo, pregando mio padre di volare via come se fossi stato una candida nuvola.

    “Nico, piacere di conoscerti Jason. Immagino che siete tu e Percy i leader qua dentro…”

    La tua risata è così spontanea e il tuo sguardo schifosamente premuroso.

    “Non ci sono capi qua al campo mezzo sangue. Chirone, è il capo se vogliamo proprio etichettare questo titolo a qualcuno qua dentro.”

    “Chirone è come Lupa…?”

    Scuoti il capo e ridi divertito, alzando poi le spalle e sospirando.

    “È semplicemente il nostro tutore.”

    Queste risposte così candide…quella poca responsabilità…
    Ti invidio e voglio vedere il tuo naso sanguinare.
    Sarebbe come infrangere le regole, abbattere i muri e scappare ancora una volta da tutto e tutti.

    Inaspettatamente, la terra sotto di me comincia a tremare.
    Abbasso lo sguardo e dei solchi sotto i miei piedi si formano, il sollevamento è così veloce da terra, che non ci penso due volte a lasciare quell’orribile terreno pericolante.

    Ma quando rialzo lo sguardo eccolo lì, il tuo sorriso divertito.
    La spada nera e lunga stretta nella tua mano.

    “Avanti, misurati con me. La tua spada non vede l’ora di scaricare tutta quella elettricità.”

    Sorrido, abbassando lo sguardo che è già leggermente nascosto dalle ciocche nere dei miei capelli.
    È come lasciare le redini di un cavallo, chiudere gli occhi e saltare il prossimo ostacolo.
    Come se il tuo invito mi avesse reso libero.
     
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    È questa la fine che fanno i ragazzi come me e come te.
    Finiscono in orfanotrofio, hanno la possibilità di essere adottati da una brava e ricca famiglia, che non può avere figli o deve espugnare in qualche modo le loro colpe, sperando che questo li porti in paradiso.
    Già, come se una cosa del genere potesse bastare.

    Ma quelli come noi, quelli come me e te, non riescono a starci in quelle famiglie, vengono cacciati o scappano non appena ne hanno la possibilità.
    Quelli come me e te non amano parlare, non amano stare in mezzo alla gente ipocrita e disprezzano l’amore, perché in fondo chi mai potrebbe amarli?

    Eppure mi chiedo ancora perché uno come te faccia parte di quelli come me.
    Occhi azzurri, capelli biondi, bel faccino e non troppo magro da far pietà.

    Potresti far carriera addirittura nel mondo del cinema se solo volessi, potresti diventare uno sportivo sensazionale; tutti parlerebbero di te e non dovresti preoccuparti di niente, nemmeno di sperare di portare abbastanza soldi a casa per permetterti del cibo decente.

    Invece te ne stai in cortile, tra i ragazzi della tua età, tra quelli che tra un anno faranno diciott’anni e dovranno trovarsi un lavoro per uscire entro un mese dall’istituto.
    Ridi e sembri così spensierato, come se niente di tutto questo potesse sfiorarti.
    Come se non ci fossero problemi.

    Sciocco.
    Penso, alzandomi dalla postazione alla finestra e dirigendomi verso la biblioteca.
    Io a differenza tua non ho amici, mai avuti e anche se me li fossi fatti non sarebbe cambiato niente.
    Beh, certo… tu fai parte delle eccezioni, ma cosa sei davvero per me?
    Un amico o solo qualcuno con cui passare il tempo? Qualcuno con cui condividere pensieri che ad altri non ammetteresti mai di pensare.

    Le tue paure, i tuoi timori, quello che davvero si nasconde sotto un sorriso radioso.
    Sei così fragile sotto la tua corazza, forse più di quanto lo sono io.
    L’apparenza inganna sempre, e con noi due ha fatto un ottimo lavoro immagino.

    “Sempre a leggere? Dovrai cominciare a portare gli occhiali se continui così.”

    Sbuffo, mentre ti siedi davanti a me, le gambe che si muovono veloci sul posto, come uno stupido tic nervoso o solo euforico.
    Annuisco distratto, riportando poi lo sguardo verso il libro sotto il mio naso.
    Tu non sembri infastidito dalla cosa, ma ti allunghi verso di me e afferri il libro sfilandomelo via.
    Ecco, adesso vorrei davvero staccarti la giugulare a morsi, se solo non fossi più alto di me di così tanto.

    E sei lì, davanti a me, con quel sorriso stupido dipinto sulla faccia, con quell’aria implorante di attenzioni.
    Un cucciolo pronto a giocare, ma soprattuto in cerca di attenzioni, quelle che non hai mai ricevuto da nessuno non è così?
    Perché nessuno ha mai saputo chiederti le cose davvero importanti.
    Nessuno, eccetto me.

    Edited by españa² - 8/6/2017, 00:57
     
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    Un altro giorno ancora.
    Solo uno.
    Ade, fa che passi in fretta.

    Dondolando con le gambe al bordo del letto, le cuffie nelle orecchie che sparano a tutto volume una musica degli Iron Maiden.
    Voglio solo che passi questo giorno, così arriverà domani.
    Mi sento come la volpe del Piccolo Principe, in trepida attesa del suo “amico”.
    È stata Annabeth a regalarmi quel dannato libro la prima volta che sono arrivato al campo.
    In realtà gliene sono grato, ma non glielo dirò.

    Ancora un paio di ore e sarà mezzanotte.
    Chiudo gli occhi e penso che non ci può essere niente che potrebbe andare storto, niente.
    Li riapro e crucciato fisso il soffitto scuro, lo stesso colore che ha il resto della stanza.

    Se solo non avessimo litigato questo pomeriggio.
    Se solo non ci fossero sempre i soliti fraintendimenti che si possono avere con una testa di mattoni come quella di Jason.
    È sempre così, prima di vederci dobbiamo discutere, dobbiamo arrabbiarci per quella che è un’enorme stronzata.
    E tra i due non so chi è più testa calda.

    Sbuffo e cerco di non pensarci, di cacciare via questo fastidioso formicolio che provano i miei occhi stanchi.


    Fa caldo e mi ritrovo a correre per arrivare al punto di ritrovo tra i due campi, è così dannatamente difficile da raggiungere quando si devono usare i mezzi dei mortali.
    Ma ne vale la pena.
    Vale la pena di sudare, di imprecare contro la lentezza dei mezzi, di maledire la gente che non si lava e va comunque per strada, nonostante giugno non sia tra le mie stagioni preferite.

    Ed eccoti lì, ad aspettarmi mentre osservi distratto la vetrina di un centro commerciale.
    Mi imbroncio, i ricordi del giorno prima risalgono a galla tutti insieme ma durano poco, perché quando ti sono a due passi di distanza la prima cosa istintiva che mi viene da fare è quella di stringere tra le mani quella stupida maglietta viola e tirarti giù verso di me.
    Dei…quanto mi sono mancate le tue labbra, quanto mi è mancato il tuo profumo.

    Mi perdo giusto uno, due, tre battiti, prima di scendere di nuovo a terra con la pianta dei piedi e staccarmi da te.
    Hai una faccia così da prendere a schiaffi per quanto sei sorpreso e a disagio per il fatto che ci troviamo in un posto pubblico.
    E per quanto la cosa possa essere poco da me, in questo momento, dopo settimane che aspetto questo giorno, me ne frego di chi ci circonda o di chi ci guarda.

    “Dai andiamo, Grace. Abbiamo un film da vedere o hai cambiato idea?”

    Sorridi con me e alla fine sei il primo a volere un contatto anche in mezzo a tutta quella gente.
    Alla fine, è questo che succede dopo i giorni di pioggia: esce sempre il sole.
     
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4 replies since 6/6/2017, 15:11   56 views
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