La tana della Zannata!

Attenti agli ultimi dentini

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    Ebbene! Tutti hanno un angolo dove rintanarsi, un piccolo e confortevole quadratino della privacy dove piangere come disperati e deprimersi come solo gli emo sanno fare quindi...

    LO VOGLIO ANCHE IO!


    Ed ecco qua una tana abusiva scavata al discapito del comune, vah che ideona!

    Personaggi



    G3s1Zr2

    Giorgia Gai
    atla__chibi_asami_by_momofukuu-d51k8i3

    O'Ren Yang













    XeC72WO
    Geralt Swordhand







    G3s1Zr2

    Irina Koga








    DRWqHIB
    Sofia Della Rovere







    G3s1Zr2

    Dmtrij Goossens














    DRWqHIB

    Veronika Aracnea Von Litchenberg








    G3s1Zr2

    Roman Lucifer Von Litchenberg












    MFVW17M

    Thanatos


    Edited by Zannata - 23/12/2018, 03:29
     
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    HxiapnL

    Che cosa, esattamente, fa meritare ad un pazzo tale nome? Chiedere una cosa del genere ad una persona dai capelli verdi e dagli occhi strani sarebbe l'azione meno saggia che chiunque potrebbe fare. Soprattutto se questa persona si fa chiamare "Coniglio". Tuttavia, se proprio volete sapere la sua risposta, probabilmente direbbe esattamente le seguenti parole: "Sono caduta dal seggiolone da piccola. Brutta storia, fidati amico."
    Nessuno sa il preciso momento in cui Giorgia Gai, la ragazza che ora si fa chiamare come un animale, abbia perso il senno: perchè nemmeno lei si è accorta di ciò che le accadeva intorno ed è stato troppo tardi quando, durante una notte, ebbe una folgorazione.
    E' così che nacque "L'impresa di Pulizie" conosciuta da tutti con questo nome; in realtà nemmeno lei, la fondatrice ufficiale, ricorda il nome vero e proprio, difatti tende a cambiarlo ogni volta che lo dice. Ricorda solo le iniziali che ci vanno di mezzo "C.O.V".
    Perchè un pazzo non potrebbe andare da solo, almeno non lei che si diverte a camminare sospesa sulle ringhiere dei balconi al settimo piano solo per puro divertimento.
    E' una persona contorta, basti pensare che preferisce ficcare il naso nei problemi altrui e risolverli a modo suo, non importa se ciò porterebbe ad un problema più grande. Certo, pulire la scena del crimine e far sparire i cadaveri senza essere vista è un lavoro piuttosto difficile, ma per lei è pura arte. Qualcosa che solo una come lei potrebbe fare, una persona che ha abbastanza morale da avere pietà dei cadaveri e che riesce a sopportare le loro chiacchiere.
    Però lo sanno tutti: presto o tardi anche il lavoro più bello finisce per annoiarti e col tempo riesci a vederne solo i lati negativi. Le persone iniziano a fare troppo affidamento sugli altri e si lasciano andare in cose banali e di poco conto... Almeno fino ad una fatidica notte, dove il Coniglio si imbatte in un omicidio in piena regola.
    Premeditato, efferato e fatto a regola d'arte. Qualcosa che fa scattare una piccola miccia nel suo cervello malato, una visione che la fa eccitare a tal punto da desiderare il tocco delle mani che hanno privato quel corpo della vita e che hanno reciso con estrema precisione la gola di quell'uomo... Quell'individuo che conosce bene.
    Perchè l'assassino, per quanto bravo nel suo lavoro, ha tralasciato un particolare: ha colpito il cuore della malavita di quella metropoli americana, infrangendo una regola davvero importante.

    "Se vuoi stare fra i viventi
    non stuzzicare l'Argenti


    E quando l'argenteria viene macchiata o rubata, i casini si ingigantiscono e si moltiplicano, diventando complicati da risolvere. Un vero peccato che l'eccitazione del Coniglio si sia tramutata in ossessione, un sentimento contorto nei confronti di quell'uomo che ha ucciso un malavitoso senza battere ciglio. E sarà il brivido del pericolo, oppure l'ansia di ritrovarsi davanti un uomo armato e senza scrupoli, ma il Coniglio sente una specie di legame con quell'individuo di cui non conosce il nome e il volto. Una voce nel suo cervello che le dice che, forse, quell'uomo può davvero capire cosa l'ha fatta impazzire totalmente.

    ♱ ♰♱ ♰♱ ♰♱ ♰



    jfSU7Ta



    Protagonisti fuori dagli schemi e un background da Thriller contribuiscono a tenervi letteralmente incollati allo schermo, ragion per cui, dopo lungo dibattere tra me e me stessa ho ritenuto opportuno dare a questa giovanissima role la palma del vincitore.
    I personaggi, infatti, hanno ognuno una propria ben definita identità, un proprio modus operandi e una propria routine che viene chiarita ed esplicitata fin dall’inizio, in modo che nel momento in cui la loro classica routine si rompe sia molto chiaro il perchè di certi eventi. La storia, infatti, scorre senza problemi e risulta immediatamente comprensibile fin da subito, nonostante gli intoppi e le azioni impreviste e/o assolutamente crack che ogni tanto appaiono. Ha perfettamente senso Myung-Dae che ruba una macchina per andare a commettere un omicidio o che decide di masturbarsi così, tanto per passare la serata. Come ha perfettamente senso quella pazza del Coniglio che canta a squarciagola sfrecciando nella notte o ci prova con un tipo random al bar solo per capire se la persona che ha davanti era colui che doveva incontrare. Ha assolutamente senso anche che, nonostante quanto detto finora, poi entrambi riescano a presentarsi come gente serissima quanto assolutamente priva di scrupoli morali, tanto da poter chiacchierare tranquillamente di omicidi e cadaveri come se stessero parlando del tempo. Per questo breve ma intenso quanto continuo straniamento, che inquieta quanto fa sorridere, alla fine ha battuto le altre due giusto sul filo del rasoio.


    ♥ Kammyh ♥



    Edited by Zannata - 23/12/2018, 03:55
     
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    NCyKQNG


    "Il fiore perfetto è una cosa rara. Se si trascorresse la vita a cercarne uno, non sarebbe una vita sprecata. " [Katsumoto - L'ultimo Samurai]



    Se si dovesse descrivere O'Ren Yang con tre parole sarebbe molto semplice: onore, dovere e battaglia. Nata dall'unione di un cinese e di una giapponese, la giovane Yang non è mai stata ben vista dalla dinastia del padre, che non ci ha pensato due volte a diseredare Jiang Song Yang per l'affronto subito. Tuttavia non imputò mai a sua figlia e sua moglie un simile peccato: a lui bastava solo la propria famiglia e i signori che aveva deciso di servire. I Crosshford.
    O'Ren venne educata con rigidità ma anche con affetto secondo le filosofie asiatiche: la ricerca della pace interiore, l'equilibrio mentale e la pace dei sensi. Divenne allieva sia di suo padre, che le insegnò tutto ciò che sapeva sul kung fu, che di sua madre, abile a maneggiare la katana.
    La vita della giovane sanguemisto scorre assieme a quella di un suo quasi coetaneo, erede di quella famiglia che suo padre serve da quando è giovane. Diventano amici di infanzia, oltre che allievi dello stesso maestro, trascorrendo assieme anche l'adolescenza.
    Tuttavia le loro strade sono destinate a dividersi quando O'Ren, ormai raggiunta la maggiore età, decide di seguire le orme di suo padre e mettersi al servizio della stessa famiglia. Due anni dopo il suo migliore amico scomparirà nel nulla, prima ancora che lei si decidesse ad esternare i sentimenti che da tempo provava per lui.
    Tuttavia il destino ha sempre in serbo qualcosa di diverso: 5 anni più tardi, a seguito della morte del proprio maestro, sarà lo stesso Jano a ripresentarsi all'uscio del Dojo di quella famiglia che l'ha sempre accolto a braccia aperte, ma il tempo non aspetta nessuno.
    O'Ren è cresciuta ed ha deciso di fare propri i precetti dei guerrieri giapponesi che tutt'oggi vengono considerati leggendari: i samurai. E ciò che ha davanti, come potrà ben vedere fin da subito, non è il ragazzo di cui si è innamorata. Anche il suo amico di infanzia è cambiato e ciò la lascia profondamente sorpresa, nemmeno lei sa dire se in positivo o negativo.
    E mentre la famiglia Crosshford la affida come guardia del corpo di quel bambino ormai cresciuto, O'Ren si chiede se i suoi sentimenti potranno valere per l'uomo che ha davanti e se mai potranno essere ricambiati.

    Tuttavia si sa che il primo amore è spesso non ricambiato o incompreso: i due, forse perchè troppo simili ma con vite differenti, non riescono ad amalgamarsi e a capirsi e dopo aver portato a termine una missione in un hotel di proripetà dei Crosshford, O'Ren sceglie l'onore e la propria famiglia anziché l'amore.
    Decide così di abbandonare Jano, accettando un incarico minore che le permette di dedicare sé stessa al Dojo e alla madre. E anche se la giovane samurai sembra essere più serena e rilassata, non riesce ad opprimere il sentimento che prova per il suo amico di infanzia, continuando a nutrire vane speranze e ad illudersi di poterlo rivedere.
    E mentre O'Ren si trova costretta a fare i conti con i suoi sentimenti, la commemorazione in onore del padre defunto apre le porte a pettegolezzi e occasioni che gli sciacalli non si lasciano sfuggire.
    Ed è proprio quando di parla di onore e doveri, promesse infrangibili che la guerriera è costretta a mantenere, che la giovane si trova davanti qualcosa che non ha minimamente calcolato.
    Miller è uno dei suoi allievi migliori, suo assistente e lo studente che lei apprezza di più: ammira la sua tenacia e la perseveranza con cui si applica nell'apprendimento delle arti marziali, la dedizione e il rispetto che mostra verso la sua famiglia e il Dojo. Però c'è qualcosa che gli occhi della ragazza non vedono, qualcosa che va oltre la semplice devozione nei suoi confronti e che qualcun altro ha notato. Qualcosa che mai noterà perché vede il ragazzo come un allievo, una persona più piccola di lei e qualcuno da istruire, diverso da Jano. Fin troppo.
    E' proprio Himeko, madre di O'Ren, che durante la cerimonia in onore di suo marito spinge il giovane fra le braccia di una figlia addolorata sia per vendetta nei confronti di quella famiglia che l'ha privata di tutto che per amore della sua bambina. E nel Dojo della famiglia O'Ren si trova davanti una persona inaspettata, un allievo che vorrebbe essere qualcosa di più per la sua maestra.

    ♱ ♰♱ ♰♱ ♰♱ ♰




    Role - Invito alla Lettura: Servant of Cross


    SYsS3R9


    Davvero una role ben scritta, con post dettagliati che accompagnano il lettore ad immedesimarsi bene in personaggi e situazioni; interessante il fatto che O'Ren e Jano si conoscessero già da bambini e si ritrovino ad avere a che fare l'una con l'altro ora che sono adulti, e bello che si faccia riferimento al passato in più momenti della role. Si apprezza anche il lavoro di documentazione che le roler hanno fatto per rendere più credibili i personaggi, entrambi ben costruiti e giocati. Per apprezzare a pieno questa role è però necessario capire e accettare che è ambientata in un mondo contemporaneo, geograficamente indefinito, in cui sono considerate accettabili cose come sanguinolente faide familiari per il potere. Con questa necessaria premessa, ci si può far appassionare alla lettura delle avventure della bella e severa O'Ren e del forte e un po' insicuro Jano, che sin da subito entrano in una sorta di competizione permeata dalla reciproca attrazione. Bello lo "scontro" culturale nel dialogo in hotel, anche se non mi sarei aspettata così tanto dramma nel suo epilogo. Sono davvero curiosa di vedere come proseguirà! Complimenti a Shorya e Zannata.


    ♥ SimDaka ♥




    nLGJ8Pp




    Questa citazione contiene in realtà una citazione a sua volta: la frase in corsivo è infatti una poesia cara ai samurai e riportata dal filosofo giapponese Yamamoto Tsunetomo, che O'Ren cita due volte nel corso della role. La prima volta la troviamo come pensiero quando Jano e O'Ren si trovano a un passo dal cedere alla passione, rischiando l'integrità di O'Ren, dal momento che l'onore è tutto per una samurai e il Bushido ha regole molto rigide sul manifestare l'amore. La seconda volta, quella qui riportata, O'Ren recita queste parole a Jano quasi come a volerlo punire per l'impudenza con cui la tratta in hotel, stavolta incapace di resisterle.
    Ho trovato interessante l'uso ricorrente di questa poesia, quasi un mantra che però assume di volta in volta sfumature differenti per descrivere la condizione insieme onorevole e dannata del samurai.


    ♥ SimDaka ♥



    Edited by Zannata - 23/12/2018, 04:02
     
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    h4CHL4o
    Gli uomini amano inventare mostri e mostruosità. Così hanno l'impressione di essere loro stessi meno mostruosi. Quando bevono come spugne, imbrogliano, rubano, picchiano le donne con le briglie, fanno morire di fame la vecchia nonna, colpiscono con la scure una volpe presa in trappola o riempiono di frecce l'ultimo unicorno rimasto sulla terra, amano pensare che più mostruosa di loro c'è sempre la Mora che s'intrufola nelle casupole all'alba. Allora si sentono in qualche modo il cuore più leggero. E trovano più facile vivere.
    [Geralt of Rivia]


    In un mondo dove l'essere umano, ormai divenuto preda, è costretto a rifugiarsi in città dalle mura altissime e invalicabili, a fuggire dalla notte e dalle ombre, dove perfino gli incubi possono rivelarsi mangiatori di anime... Una realtà in cui la Chiesa è l'unica salvatrice della razza ed ha il potere di respingere le malvagie creature che popolano l'esterno, i cacciatori sono il sacrificio perfetto.
    Disperati pronti a tutto per un compenso monetario, mercenari al servizio del clero, pronti ad ammazzare e a farsi ammazzare dai Loro, creature pericolose nate dai miasmi delle torri di coloro che la fanno da padroni in quella terra ormai divisa in due.
    Geralt Swordhand è uno di loro, figlio di contadini che ha deciso di vendersi al proprio maestro per sottrarsi ad una vita povera e misera, qualcosa che non faceva per lui. E' più abile nel maneggiare la spada che nell'intavolare una conversazione piacevole, ma lui non ha mai voluto essere un nobile: quelli di solito muoiono prima del tempo a causa della loro arroganza.
    Ed è durante il suo addestramento che viene per la prima volta a contatto con i veri padroni di quella terra maledetta: i Malus. Esseri dotati di poteri magici che si nutrono degli esseri umani e costruiscono le loro dimore, le Torri Nere, grazie a sacrifici. Sono loro gli artefici delle bestie che, un giorno, dovrà affrontare. Saranno quelle bestie il suo principale nemico quando diventerà un cacciatore. Eppure, la prima volta che ha visto uno di loro, questo era incatenato.
    In verità lui, una notte, con una Malus strinse un patto che è tutt'ora in vigore: avrebbe dovuto allontanare i cacciatori dal figlio di quella creatura.
    Geralt ha fatto di tutto per mantenere la sua promessa, quel patto che venne fatto la notte prima dell'esecuzione, ma lui quel fantomatico "figlio" non l'ha mai visto.
    E mentre lui metteva su famiglia, si sposava e diveniva padre, il patto venne presto dimenticato fra le pieghe del tempo. Tuttavia il tempo toglie ciò che dà e ben presto la famiglia di Geralt viene sbriciolata in un attimo: il corpo di sua moglie viene ritrovato in condizioni orribili fuori dalle mura e l'uomo si vede costretto a bruciarla lì dove l'ha trovata, perchè la Chiesa non porterebbe mai dentro le mura una donna che è stata uccisa da un Malus o da uno dei Loro, sarebbe troppo pericoloso.
    E il cacciatore, che non ha mai più visto uno dei Figli della Luna, inizia a pensare che forse i mostri non si trovano fuori dalle mura, ma dentro: si chiede se non abitino le case o infestino la fantomatica Chiesa...
    E se i mostri fossero loro? Gli esseri umani?
    Tutto ciò che resta al cacciatore sono sua figlia, la caccia e l'oppio, ma solo quest'ultimo sembra dargli il privilegio di non pensare. E mentre passa le sue giornate aspettando una morte imminente e bevendo dalle sue bottiglie, il tempo decide che è giunto il momento di prendere un sacrificio per quel patto che quell'uomo, egoisticamente, ha mantenuto solo a metà.
    E' così che Geralt si ritrova a dover correre fuori dalle mura nel cuore della notte, attraverso il Bosco dell'Immolato per raggiungere sua figlia, fuggita di casa per chissà quale motivo.
    Un motivo che gli sarà rivelato quando la sua unica ragione di vita lo condurrà in una Torre che sembra abbandonata, nelle fauci di quelli che gli esseri umani chiamano Mostro e lì la verità colpirà il Lupo Bianco con tanta forza da trascinarlo nuovamente in una disperazione senza fine.
    Ancora, per colpa della Chiesa, è costretto a perdere la persona che ama. Tuttavia il destino sembra dargli una possibilità, una speranza che ha la forma di un essere scheletrico e avvolto nell'oscurità. La forma che potrebbe avere un incubo.
    Ed è qui che Geralt verrà messo davanti ad una scelta: da che parte stare?
    Eppure, la domanda che ora sta mettendo in dubbio la sua condotta è un'altra: chi è il vero Mostro lì?


    ♱ ♰♱ ♰♱ ♰♱ ♰




    swctYCx




    Eh sì, dopo tanta titubanza alla fine hanno vinto loro. Perché ha ottenuto la palma del vincitore, chiederete voi? Le ragioni sono tantissime e in parte già accennate nel riassunto della role che vi abbiamo proposto poco più sopra.

    L’attenzione di entrambi i roler per scrittura, dettagli e caratterizzazione fa apparire la GeraltxViverna quasi un romanzo. I post sono parecchio lunghi e riempiti di pensieri, considerazioni e descrizioni che però riescono a non risultare mai pesanti o fini a se stessi, non si ha mai l’impressione che una lunga descrizione sia stata piazzata lì solo per far vedere la bravura degli autori. C’è sempre una ragione e solitamente una ragione che fa rimanere con fiato sospeso. Abbiamo detto che la storia è altamente drammatica quanto di piacevole e scorrevole lettura, tutti elementi che sono dovuti alla cura posta dagli autori nel costruire situazioni e personaggi in modo realistico quanto peculiare. Tutti possono trovare qualcosa da apprezzare in questa role, gli amanti degli scenari grotteschi, chi apprezza dei personaggi ben costruiti, chi adora le scene d’azione, chi gongola per la cura nei dettagli.

    E sono proprio i dettagli qui a farla da padrone, siano essi piccole anticipazioni che al momento sembrano parte dello sfondo per poi diventare il vero problema da affrontare, siano esse personaggi ed eventi dotati di un significato che spesso trascende il proprio valore effettivo per passare nel simbolico. In parte tutto ciò è favorito dalla costruzione per opposti dei due personaggi, che sulla base del background sociale della storia dovrebbero considerarsi nemici, ma paradossalmente anche dal tentativo di Geralt di cercare un titubante contatto con quel mondo che gli hanno insegnato a perseguitare, contatto che va in realtà al di là della necessità di salvare la figlia.

    I caratteri dei personaggi, anche grazie al loro modo di reagire non immediatamente prevedibile, risultano realistici e realistico è il modo di scriverli. I diversi tipi di scrittura per rendere incantesimi e dialoghi “in lingua” delle creature “non umane” come i Malus, rendono poi a livello grafico la reale e concreta diversità tra i diversi mondi di appartenenza e che vediamo incrociati "per caso" in questa role. Il modo di scrivere realistico si incastra bene con il tono drammatico della narrazione e con il modo dettagliato con cui vengono raccontate scene e scenari, facendolo apparire un vero e proprio romanzo, un thriller o quei film tipo Sleepy Hollow: resti inquietato, l’ansia sale, ma non puoi fare a meno di rimanere con gli occhi incollati allo schermo.


    ♥ Kammyh ♥




    ivl035d




    Evelyn è il personaggio che più inaspettatamente si ricava un posto all’interno di questa role. All’inizio, infatti, si presenta come poco più di un espediente narrativo per far incontrare il padre e Viverna: scappa per ragioni ignote, non parla, non caratterizzazione propria se non essere figlia di Geralt. Con calma però le informazioni attorno a lei si accumulano, un po’ attraverso Viverna e un po’ attraverso Geralt: informazioni sulla madre, sulla situazione al villaggio, sulle sue fughe notturne, su cosa le è successo. Proprio quando si arriva a quest’ultimo punto la situazione si sblocca, in parte proprio grazie a Viverna che spinge la ragazzina ad esprimersi. È in questo momento che Evelyn comincia pian piano ad apparire come un personaggio a tutto tondo e non solo come riflesso di Geralt e Viverna.

    Ne esce il quadro di una ragazzina forte quanto sola, perfettamente capace di provare amore quanto odio e di organizzare un piano per salvarsi dai suoi guai. Lì emerge anche la fragilità data dalla sua giovane età ed inesperienza, ma il tutto la rende finalmente più vera e reale, umana nel suo modo di pensare ed agire quanto maledetta per le conseguenze delle proprie scelte. Proprio questa duplicità della ragazzina, tra l’altro, serve ancora di più come anello di congiunzione tra i due protagonisti, che non solo trovano in lei la ragione per continuare a vedersi e fidarsi l’uno dell’altro, ma anche un elemento di congiunzione a metà tra i loro due mondi.



    ♥ Kammyh ♥



    Edited by Zannata - 23/12/2018, 03:56
     
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    Il paradosso del sentimento di vendetta è che ti rende dipendente da chi ti ha fatto del male, facendoti credere che ti libererai dal dolore solo quando farai soffrire i tuoi persecutori.

    (Laura Hillenbrand)


    Di Irina si possono dire molte cose ma quasi certamente si finirebbe col sbagliare in maniera colossale, visto che ogni cosa che fa è calcolata e ciò che dice in realtà non lo pensa affatto. Una sola cosa risulta l'assoluta verità: è venuta dal passato e vive in e per esso, crogiolandosi nei ricordi e costruendo il suo futuro sulle macerie che lei stessa ha creato.
    Si aggrappa con le unghie e con i denti al ricordo di un cadavere che ormai non esiste più, a frammenti di ricordi di cui solo lei è testimone, memorie che col tempo si sono distorte assumendo particolari strazianti quanto falsi, manipolati dal demone che alberga in lei e che si nutre di quei sogni ormai radicati in lei.
    La sua esistenza è votata alla vendetta, ma non verso un solo individuo: il suo desiderio è distruggere tutti gli umani, farli soffrire le pene più atroci e vederli sprofondare in una disperazione più nera rispetto a quella che già provano da soli.
    E' un mezzodemone di bell'aspetto e attraente, perciò non si fa alcuno scrupolo ad utilizzare il suo aspetto per sedurre chi la circonda.
    Non si sa dove sia nata o chi sia in realtà, nessuno glielo ha mai chiesto e lei non ha mai risposto.
    Ricorda il volto di sua madre e il nome di suo padre, ma non li reputa importanti, questo perchè la sua anima e una parte di lei è rimasta intrappolata in un bosco, dove tempo addietro conobbe una persona per lei molto importante. La persona che odia e ama al tempo stesso, colui che è riuscito a spaccare a metà la sua essenza, aiutando una a dimenticare l'altra. Un affronto che lei non gli ha mai perdonato.
    Perchè lei non meritava il suo abbandono e il mondo non aveva il diritto di masticare il suo innocente corpo ancora puro, per poi sputarlo. Nessuno avrebbe dovuto farla soffrire e usarla solo come nutrimento per riempirsi lo stomaco e sentirsi vivi.
    Tutto ciò che voleva era essere amata.
    E l'essere che l'amava di più era proprio dentro di lei e mai l'avrebbe fatta soffrire.
    E' per questo che, quando si ritrova davanti il fantomatico "Angelo della Morte", Irina sussulta e la parte di sè che prova rimorso per aver tinto quel bosco di rosso si risveglia: quel ragazzo somiglia terribilmente a quell'uomo.
    Una reincarnazione? Il suo fantasma che è tornato a perseguitarla?
    Irina sa che è impossibile, perchè non è passato molto tempo dalla sua vendetta, ma qualcosa nel suo intimo le fa avere un'idea macabra quanto piacevole: userà quel ragazzo per soddisfare la sete di vendetta che non ha saziato completamente, bevendo il suo sangue e nutrendosi del dolore che proverà per togliersi quel sapore amaro dalla bocca.
    Ed è in quell'ospedale fatiscente che la bella giovane fa la sua mossa, dimostrandogli qual'è la vera cattiveria: nessun contraente gli darà il piacere che proverà nel momento in cui sentirà urlare di dolore il sosia del suo amato.
    L'uomo che l'ha uccisa e che odia più di qualsiasi altra cosa.

    ♱ ♰♱ ♰♱ ♰♱ ♰



    Role - Fan Fiction: Perce Patrem.

    0AQLaCs



    Irina è lo sociopatico spirito di una delle vittime di Jack, un assassino di coppiette con un particolare modus operandi che in qualche modo Irina, viste le proprie esperienze pregresse, riesce a capire al punto di poter tranquillamente ragionare sul suo stesso piano. La ragazza tratta la morte in generale (e particolarmente quella della sua protetta) con leggerezza, come se fosse un’eventualità che non solo non le suscita alcuna emozione, ma che al massimo le può dare qualche fastidio. Da bravo spirito, inoltre, per quanto sia legata alla sua protetta da una promessa, sa benissimo come ribaltare le carte in tavola, giocando a seconda del mood del momento sui vari significati e sulle varie interpretazioni di ogni singola parola in gioco. Irina, per queste ragioni, è uno dei pochi personaggi che non è prevedibile e leggibile né da Jack (il quale però al momento non si è ancora scontrato in pieno con la tela di inganni che intende tessere Irina) né dalla sua stessa protetta, che cercando amore e salvezza finisce paradossalmente col rischiare entrambi senza che Irina abbia in alcun modo (esplicito) rotto i patti. Anche questa è stata una vittoria sofferta, ma davvero, la complessità del personaggio e il modo in cui è stato scritto, ha così tanto da dire che alla fine anche lei ha vinto sul filo del rasoio.


    ♥ Kammyh ♥



    M3fqdad



    Questa frase, pronunciata da Irina nel momento in cui decide di agire a favore della sua protetta, è al contempo anche un modo molto esplicito di far capire come e quanto l’entrata in scena del personaggio e il suo intervento abbia un costo non indifferente. Oltre a stabilire il prezzo dell’entrata in scena della protagonista, stabilisce anche la chiave interpretativa di quanto seguirà da quel momento in avanti: la promessa di Irina verrà mantenuta e la salvezza arriverà, ma non nel modo in cui la vittima se l’aspettava. Si tratta in questa citazione, inoltre, di un particolare significato di salvezza, che non sempre viene contemplato in generale e che, specialmente considerando il contesto in cui la frase è inserita, di certo non ci si aspettava. Infatti, nel momento in cui tutto intorno è morte, si offre una tipo di salvezza imprevista, un insegnamento su come imparare a vivere, legando così il “contesto di morte” ad un “insegnamento di vita” e creando un coinvolgente ossimoro. Questo dice anche molto su Irina e sul suo modo di vedere il mondo alla luce della propria esperienza. Insomma, in una sola frase non solo si è riusciti a concentrare la chiave di volta per capire la storia da quel momento in avanti, ma anche la visione del mondo stessa chi l’ha pronunciata e che quegli eventi metterà in moto. A differenza delle altre due categorie, questa è senz’altro la vincitrice indiscussa.


    ♥ Kammyh ♥




    xbelhPe



    Irina, il personaggio mosso da Zannata nella James x Irina, era già stata premiata a Maggio da Kammyh ed è quello che, tra i due protagonisti, ha colpito maggiormente anche me. Forse è il suo alone di mistero, quella flemma affascinante e inquietante che spinge il lettore a farsi molte domande sul suo conto, e sicuramente è anche merito della scrittura di Zanna, sempre coinvolgente e mai banale, perciò non posso che riconfermare quanto positivamente valutato da Kammyh in quella prima occasione.

    Irina Koga, infatti, è... occhio allo spoiler!

    ...un mezzo demone, in realtà molto potente nonostante l'apparenza del tutto umana (occhi a parte), e la storia della sua genesi è piuttosto intrigante. Cito dalla scheda:

    CITAZIONE
    Per essere esatti, Irina è nata solo quando la fanciulla dai capelli rossi che si fa chiamare così ha partorito nella sua mente questo nome.
    La gente dice che si mente sulla propria identità perchè si ha qualcosa da nascondere e che solo tre tipologie di persone potrebbero mentire sul proprio nome: i fuggitivi, le persone maritate che vogliono creare una nuova famiglia senza rinunciare alla vecchia e gli assassini.
    E chi può giurare sulla propria vita che Irina sia la persona candida e delicata che fa credere di essere?

    Quindi non c'è dubbio che sia un personaggio che attira l'attenzione del lettore!

    Per quanto riguarda il suo partner, James Cooper, le motivazioni che lo muovono sono cattiveria e follia, stando alla sua scheda. Personalmente, credo che dietro queste caratteristiche di una persona ci siano sempre ragioni profonde e radicate nel suo più remoto passato, quindi spero che durante il corso della role avremo modo di leggere di più riguardo al background di questo personaggio che, come il fuoco con l'acqua, promette spettacolari spruzzi e scintille al fianco di Irina.


    ♥ SimDaka ♥


    Edited by Zannata - 23/12/2018, 04:09
     
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    "Dividere la minestra non è un miracolo, Bruce, è un trucchetto. Una madre sola che deve fare due lavori e che trova ancora il tempo di accompagnare il figlio a scuola di calcio, quello sì che è un vero miracolo. Un adolescente che dice di no alla droga e dice sì all'istruzione, questo è un miracolo. Le persone vogliono che faccia tutto io e non si rendono conto che sono loro ad avere il potere. Vuoi vedere un miracolo, figliolo? Sii il tuo miracolo."

    (Dio - Una settimana da Dio.)



    Spesso nella nostra vita ci sono momenti in cui la vita ci presenta il conto; spesso può avvenire in punto di morte o molto prima.
    Luigi delle Roccaforti (Delle Bicocche per gli amici) ha ricevuto parte del suo conto dopo la nascita delle sue due figlie.
    Operaio per un'azienda del sud, Luigi non ha mai giocato d'azzardo né preso un vizio che avrebbe potuto togliere il pane dalla bocca della propria famiglia.
    Uomo taciturno ma fondamentalmente buono, dall'espressione burbera ma col cuore d'oro, era un marito esemplare e gran lavoratore.
    Luigi delle Bicocche era un eroe.
    Però gli eroi non hanno mai la vita facile, soprattutto se non hai alcun super-potere degno di nota.
    E così è costretto a restare a guardare senza far nulla, mentre veniva privato di ciò che aveva conquistato con tanta fatica, obbligato ad osservare inerme la figlia che si ammalava, il lavoro che gli veniva tolto, la moglie che lo abbandonava per un altro uomo e la casa che gli veniva portata via.
    Inerme.
    Basata su canzoni prettamente di Caparezza (Eroe, Non me lo posso permettere, Vieni a ballare in Puglia) Sofia è una persona che sa cosa vuol dire la parola sacrificio ed è abituata a stringere la cinghia più volte, dedicando sé stessa alla propria famiglia e al lavoro.
    Ligia dal dovere ma troppo debole per imporsi sugli altri e farsi valere, Sofia sopporta in silenzio senza esternare alcun malessere o disagio.
    Apparentemente fragile e quai rassegnata al suo tenore di vita, è una ragazza che ha dimenticato perfino i sogni che aveva da bambina e le sue aspirazioni.
    E' qui che la vita ha deciso di presentarle parte del conto, probabilmente per dare una svolta alla sua vita apatica e priva di colore. Questo si presenta sotto forma di ragazzo insistente come pochi e con una gentilezza preoccupante per la povera Sofia, colpevole solo di avere un turno nella palestra in cui lavora.
    Ma la storia è appena iniziata...



    Archiviata




    ♱ ♰♱ ♰♱ ♰♱ ♰



    8f6Aqbk



    Zannata ha messo tanto di sé stessa in questo PG, e forse per questo Sofia ha uno spessore che non ho visto negli altri PG in gara. Una ragazza come tante, cresciuta in un'Italia spietata e attualissima con il padre e la sorella minore, e che per questo si è sempre data da fare per sopperire alla mancanza di una madre, facendo qualsiasi lavoretto possibile per racimolare qualche soldo e occupandosi della casa. Le difficoltà non sono mancate, quindi, nella sua vita -affettive, economiche, persino mediche- e hanno plasmato il suo carattere solo apparentemente fragile. Un personaggio non semplice da giocare, ma che Zannata interpreta con grande coerenza. La situazione creatasi con Dante sin dall'inizio della role è bizzarra e non stento a credere che Sofia abbia messo in difficoltà la roler del suo partner, ma nemmeno per un momento il realismo del personaggio ha vacillato, ai miei occhi. Ottimo lavoro, Zannata!

    ♥ SimDaka ♥



    Edited by Zannata - 23/12/2018, 04:13
     
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    Prendi le mie frasi. Scuotile bene finché tutte le parole cadono.
    Quello che resta è ciò che solo il silenzio riesce ad esprimere.
    Ascoltalo attentamente. Sentirai ciò che provo per te.
    (Fabrizio Caramagna)



    Si può dare una voce al silenzio? Che sfumature avrebbe se fosse una voce? Che tono avrebbe?
    Si dice che il silenzio non abbia lo stesso suono e Dmitrij ha fatto sua questa frase: i suoi silenzi non sono mai uguali così come le sue espressioni e la luce che attraversa i suoi occhi di quel turchese così particolare, l'unica caratteristica fisica presa dalla bella madre ormai defunta.
    Il ragazzo è sempre stato taciturno, una persona che di parole non se ne intende: preferisce esprimersi attraverso i suoi gesti e la sua arte, scolpendo sculture di uomini che spesso popolano le sue fantasie e i sogni di cui non parla con nessuno.
    Immagini che lui utilizza per scappare dalla realtà che gli è tanto avversa, perché se il suo nome è sconosciuto a molti non si può dire lo stesso del cognome che porta e del soprannome che gli è stato affibbiato.
    Lui è il figlio del gioielliere, una persona molto conosciuta nella malavita giapponese e non per il suo onore e la sua buona condotta.
    Dmitrij è la vittima perfetta e ormai si è abituato a questo ruolo fin da bambino: ogni errore commesso dal padre è sempre ricaduto su lui e sua madre.
    Ormai ha perso il conto di quante volte è stato rapito e anno dopo anno imparava che gli yakuza avevano più pietà per un bambino che per un ragazzo. Inutili furono i tentativi della madre di scappare e sparire con lui, lasciarsi alle spalle il marito che ormai aveva a cuore solo i soldi e quei malavitosi alla quale non importava delle sofferenze che loro erano costretti a sopportare.
    Dmitrij imparò che le colpe di suo padre gli avrebbero sempre dato la caccia e solo la morte avrebbe potuto dargli pace. Per questo fu sollevato quando la madre lasciò il mondo: almeno lei sarebbe stata salva.
    Però ora Dmitrij è solo e i rapimenti sembrano moltiplicarsi e i suoi aguzzini di fanno più spietati: Dmitrij inizia a conoscere solo il dolore e per sopravvivere la sua mente inizia a tramutarlo il piacere e di quei rapimenti inizia a non poterne più fare a meno.
    Se ne accorge uno degli sgherri della famiglia di turno, quando scopre un Dmitrij 17enne eccitato e con un'erezione proprio dopo l'ultima sessione di torture.
    Fra i due nasce un rapporto malato, fatto più di violenze e sfoghi che d'amore vero e proprio, ma al ragazzo va bene così. Un rapporto che finisce quando il nuovo protettore del padre lo libera e lo getta nuovamente nel mondo reale nel quale lui non riesce a vivere.
    Passano gli anni e l'artista smette perfino di sentir parlare del padre, sembra che tutto vada a gonfie vele: ha una sorta di ragazza, la sua arte viene apprezzata da qualcuno e i rapimenti sembrano solo un brutto ricordo.
    O almeno così pensa mentre sta tornando a casa dopo una lunga giornata, ansioso di poter completare una delle sue opere più belle. Perché qualcuno non è d'accordo e tiene a far notare il suo dissenso prelevando l'innocente ragazzo con una macchina nera per quella strada che stava percorrendo.
    Il rapitore questa volta non è uno yakuza qualunque, ma uno dei più temuti e non ha assolutamente intenzione di passare sopra all'affronto che il gioielliere gli ha fatto.
    Tuttavia sembra non volersi vendicare sul figlio, reo solo di avere un padre degenere. Per Dmitrij avrà inizio una prigionia che farà leva sulle sue frustrazioni e che avrà come pensiero fisso quell'uomo di cui ignora il nome.
    Perchè lui, diversamente dagli altri, lo tratta con gentilezza e il suo tocco non gli procura dolore ma piacere.
    Un piacere che lo spaventa ma che non riesce ad ignorare, qualcosa di profondamente diverso dalle torture e che ben presto si trova a desiderare.
    Eppure l'uomo sembra non volersi far toccare da lui, probabilmente perchè disgustato dal ragazzo, o almeno così pensa lui.
    Sarà davvero così?
     
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    “L’amore non lo si può considerare altro che l’effetto risultante dalle qualità di un bell’oggetto su di noi: certi effetti ci trasportano, c’infiammano! Se noi possediamo quell’oggetto, siamo contenti; se non è possibile averlo, piombiamo nella disperazione. Ma qual è la base di questo sentimento?… il desiderio. Quali le conseguenze?… la follia.”

    [Marchese De Sade]




    Aracnea Veronika Von Litchemberg è quella che molti definiscono "il massimo apice della bellezza". Nessuno trova ripugnante il suo corpo minuto e dalle curve eleganti e la pelle candida, nessuno rabbrividisce d'orrore quando ammirano i suoi occhi argentei e non provano ribrezzo nel sentire il suo odore soave o nel immaginare i suoi sottili capelli bianchi fra i capelli.
    Al contrario, questa ragazza dall'aspetto così nobile ed esotico è colei che ha condotto alla follia molti uomini e vampiri, che ossessionati dalla sua persona hanno perfino commesso atti scellerati come il suicidio o l'omicidio.
    Tutto pur di essere notati da questa dea che alla fine non ricordava nemmeno i loro nomi.
    Leggiadra quanto misteriosa, Aracnea è la nipote di un importante esponente della Camarilla, una Ventrue e una pianista. Il suo oscuro passato è sconosciuto a molti, ma quei pochi che lo conoscono sanno ciò che devono sapere.
    Fin dalla sua venuta al mondo è stata protagonista di intrecci passionali, tradimenti e amori che sfociavano nell'ossessione per lei. Ha visto guerre, conflitti, omicidi e tradimenti svolgersi in rapida successione. Della sua famiglia di sa poco e nulla, lei è l'ultima sopravvissuta e molti ignorano chi sia il suo vero padre o la sua natura.
    Tutti la credono una vampira, ma ciò che stupisce e attrae anche il più distaccato degli immortali è il fatto che Aracnea sembra incapace di provare ogni tipo di emozione.
    La sua gentilezza è una maschera e i sorrisi che rivolge ai suoi ospiti sono artificiali. Eppure sembra molto fedele alla sua famiglia e legata in maniera indissolubile al fratello.
    In un'epoca in cui una malattia capace di decimare i vampiri, conosciuta come Febbre Rossa, mette in pericolo gli esponenti della Camarilla e del Sabbath, Aracnea danza al ritmo della sua stessa musica in una sontuosa quanto storica villa veneziana e offre una via di fuga agli immortali.
    Durante il carnevale veneziano la sua vita si intreccia come per magia a quella di un giovane vampiro che viene attratto da lei come una falena alla luce.
    La villa si tramuta in palcoscenico e la loro conversazione in un interessante scambio di battute degno del più famoso dei teatri, ma qualcosa sembra serpeggiare fra le risate e i balli organizzati per distrarre la moltitudine dalla tragedia che sembra aver trovato una breccia in quella villa.
    Un calice all'apparenza puro nasconde un torbido segreto e le domande iniziano ad affiorare. Quesiti che riguardano soprattutto quella che sembra la vittima designata per la serata.
    Perché una creatura così perfetta ha attirato la vendetta di qualcuno?
    Chi o cosa è in realtà la bella Aracnea?

    ♱ ♰♱ ♰♱ ♰♱ ♰



    KOsqjZ7



    Ebbene si: nonostante la role conti una manciata di post, ho deciso di premiarla come migliore del mese. I post sono pochi, vero, ma in questo caso la qualità conta più della quantità: a partire dalle schede dei personaggi per arrivare alla location dell'incipit, tutto di questa role è poetico e drammatico, e i post sono scritti da entrambe le roler nei toni più adeguati a questo mood.
    Personalmente amo le storie di vampiri e su questo forum ne sono state ruolate molte, ma questa mi incuriosisce in particolare a causa del grosso lavoro di costruzione del background dei due protagonisti. La scelta di aderire al regolamento di un famoso GDR cartaceo per scrivere una role hentai a quattro mani è sicuramente audace, perché se da una parte si rivelerà fonte di spunti interessanti, dall'altra pone dei limiti e delle regole a cui le roler dovranno attenersi.
    In linea di massima sconsiglierei background troppo strutturati e quindi restrittivi, ma questa specifica situazione è interessante, al limite tra GDR tradizionale (per esempio, entrambi i personaggi padroneggiano discipline tipiche del proprio clan, come indicato nel manuale) e play by forum, e credo che la sua originalità meriti di essere premiata.
    Per quanto riguarda la trama, difficile dire dove porterà l'incontro di queste due creature dell'oscurità: Balthazar, di origini francesi, mosso dal desiderio di vendetta; Aracnea, nata in Austria, è un Flagello, cioè un'assassina al servizio del proprio Principe. Colpito dalla sua bellezza -seppur in parte celata da una maschera tradizionale veneziana- e dalla musica che lei stava suonando al pianoforte, Balthazar decide di approcciarla. Sarà, questo, il migliore o il peggior momento della sua seconda vita? Chi leggerà saprà.


    ♥ SimDaka ♥



    kVtyg6v



    Una ragazza albina, una bambola, una vampira, un'assassina... Aracnea è tutte queste cose e sicuramente molte di più. La scheda di questo PG è corposa (forse persino troppo), segno che Zannata ha le idee molto chiare su di esso. Sappiamo, di lei, da dove viene (la Vienna dell'800), quanto la sua bellezza abbia condizionato la sua vita (spingendo, per esempio, lo zio con cui viveva dopo la morte del padre a metterla in palio quando giocava d'azzardo) o quanto fredda e distaccata sia la sua personalità (tanto da consentirle di uccidere a sangue freddo persino il proprio padre), ma ci sono molte più cose che non sappiamo: quando si è trasformata in vampiro, come è riuscita a fingersi una bambola per tutti quegli anni, cosa la muove, cosa desidera...
    Un vampiro è di per sé una creatura misteriosa e affascinante, ma Aracnea lo è all'ennesima potenza: una rarità anche tra le creature sovrannaturali, ma senza per questo ridursi a un personaggio eccessivamente perfetto come certe Mary Sue. La role, come già detto, è molto giovane e quindi sui personaggi c'è tanto da scrivere per farli esprimere a meglio, ma con questo piccolo riconoscimento voglio premiare il duro lavoro di Zanna sulla costruzione del personaggio, con cui ormai ci sta viziando!


    ♥ SimDaka ♥



    jvbgEYl



    Questa citazione è in realtà composta di due brani di un post di Zannata, che ho amato in particolare a causa del modo in cui si è intrecciato a quello di Koemushi. Aracnea ha appena finito di suonare al pianoforte e si è abbandonata, proprio come una bambola, su un divanetto; Balthazar l'aveva seguita dopo averla guardata suonare, e le prime parole che le rivolge sono "vi disturbo, mademoiselle?": tre semplici parole che scandiscono quasi il ritmo di un valzer, proprio quello di cui avrebbe voglia e che altro non è, se ho correttamente interpretato quanto scritto dalla roler, una metafora dell'amore (là dove il tango è una metafora del sesso). Un post poetico nella struttura più che nella scelta di parole, quindi, che mi ha deliziata nella lettura.

    ♥ SimDaka ♥



    Edited by Zannata - 23/12/2018, 04:22
     
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    “Sono io che domino le abitudini, non le abitudini che dominano me.”


    ARCHIE GOODWIN



    Come sua sorella Aracnea, Roman è il tipo di ragazzo che mai passerebbe inosservato. Un fisico perfetto e un'eleganza che nessuno riuscirebbe ad imitare perchè talmente naturale da risultare attraente. Roman Lucifer Von Lichtenberg Ventrue ci è nato e morirà. Non è un caso che il suo secondo nome sia lo stesso del diavolo: un angelo bello quanto vizioso, Roman lascia che le sue prede si crogiolino nel peccato e nel desiderio, muovendo i fili al quale sono attaccati come un burattinaio esperto.
    Una personalità scomoda quanto desiderata all'interno della Camarilla, dove ricopre il ruolo di Sceriffo di Venezia e protettore della dolce quanto bella sorella.
    E' l'unico capace di custodire qualsiasi tipo di segreto e di occuparsi delle faccende più scomode uscendone comunque pulito come un neonato.
    Per questo molti vogliono sbarazzarsi di lui e della sua arroganza, ma è anche l'uomo che potrebbe gettare luce sul mistero che sta decimando lentamente i vampiri di tutto il mondo.
    Il primo ad aver capito che la Febbre Rossa è qualcosa che viene assunta dagli uomini, circola nel loro sangue ed è nociva solo per i vampiri.
    E Roman ha già trovato i colpevoli perfetti per questo crimine così ignobile: il Sabbath è il capro espiatorio perfetto e quella è l'occasione ideale per attuare finalmente la vendetta che aspetta da secoli.
    Per questo accetta l'incarico che gli viene assegnato, anche se ciò lo porterà lontano dalla sua amata sorella e permetterà allo zio di esercitare maggiore influenza su di lei.
    Tuttavia l'Austria sembra riservargli sorprese ben peggiori rispetto ad uno zio fin troppo ossessionato dalla nipote: due Malkavian saranno i suoi sottoposti, nonché i suoi occhi e le sue orecchie.
    Una maledizione più che un dono.
    Chi mai si fiderebbe di due pazzi che non distinguono la realtà da ciò che c'è nella loro contorta e malata testa?
    Ciò che conta è che i due siano abbastanza malleabili per non creargli problemi e farsi manipolare facilmente, per il resto a Roman non importa che tipo di legame si creerà fra loro.
    Ed è proprio per questo che cerca di legare a sé quello più insano di mente, con qualsiasi mezzo. Però c'è qualcosa nell'attaccamento e nel rapporto che si instaura fra i due che disturba profondamente Roman.
    Una sorta di opera incompleta che innervosisce un amante della perfezione come lui.
    Sarà vero che i folli sono loro? Oppure quei due vedono qualcosa che lui sembra solo avvertire?
     
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    "Nessuno sa se per l’uomo la morte non sia per caso il più grande dei beni, eppure la temono come se sapessero bene che è il più grande dei mali. E credere di sapere quello che non si sa non è veramente la più vergognosa forma di ignoranza? "

    [Socrate]



    Thànatos è l'essere più odiato del mondo e al tempo stesso temuto: la personificazione della morte alla quale nessuno è mai pronto. Dal cuore di ferro e l'anima di bronzo egli è l'incorruttibile dio odiato sia dai mortali che dagli immortali divinità che dimorano nell'Olimpo.
    Descritto come un tiranno istintivo e arrogante, un avvoltoio che ghermisce le anime come se fossero sue prede, si dice ami la guerra e il sangue.
    Tuttavia nulla di tutto questo sembra essere reale: Thànatos è la personificazione del gentile trapasso, un bel giovane dal corpo scultoreo e immense ali. In molti sarcofagi romani il suo ritratto è perfino simile a quello di Cupido.
    Gemello di Hypnos, il dio del sonno, fratello di Ker, la morte violenta, e figlio della dea della notte, Thànatos è una divinità che si è rifugiata nel Tartaro e trascorre la sua immortalità osservando la vita che scorre sotto i suoi occhi e al quale non può avvicinarsi.
    Innamorato di ciò che non può avvicinare, la Morte ha sempre desiderato toccare con mano la vita e sentire il rumore del suo battito.
    Incapace provare nient'altro che apatia, si dice non possa toccare nulla senza privarlo della vita.
    Distaccato dal mondo fin dalla sua creazione, ha vissuto credendo alle storie e ai miti che venivano tramandati fra le divinità, finendo con l'avere un'idea distorta dell'umanità. Il fatto che Sisifo ed Ercole lo abbiano imprigionato non ha fatto che alimentare queste sue credenze.
    Per lui gli umani non sono altro che creature incapaci di accettare la realtà della morte perchè convinti di poter vivere in eterno e di essere dei sulla terra.
    Però, quando il suo gemello lo fa entrare nel suo regno, Thànatos non riesce a resistere ad un richiamo antico quanto la sua natura e finisce per ritrovarsi faccia a faccia con ciò che gli è proibito. Nel mondo illusorio dei sogni la vita si mostra in tutta la sua ironia, sotto le fattezze di un giovane sfuggito per puro caso al suo intervento.
    Joel è un becchino che ha perso i genitori in un incidente e aiuta il nonno nel difficile quanto macabro lavoro.
    Due entità simili in realtà differenti che vivono a contatto con la paura più recondita di molte entità e vengono visti come gli emissari della nera signora.
    La Morte si avvicina alla vita ignorando ogni cosa che ha sempre visto come inarrivabile e proibito, scoprendo che spesso non sono solo gli esseri umani ad incatenare e tradire.
     
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